Mi Aiuteresti?

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Simone era decisamente una persona riflessiva, anche troppo.
A volte la sua mente iniziava a pensare e nemmeno il silenzio della notte riusciva a placarla. I pensieri si sovrapponevano l'uni agli altri e nella sua testa arrivava una gran confusione. Solo che più il gomitolo della matassa che aveva si aggrovigliava, più lui non ne usciva.

Una delle cose che - pian piano - aveva iniziato a realizzare era che non voleva essere un peso per gli altri, cosa che ultimamente gli sembrava di essere per tutti. Non era mai stato così difficile sotto quel punto di vista, eppure più andava avanti più era complesso.
Per quello aveva preso una decisione. 

Si era avvicinato alla stanza di Manuel e aveva bussato leggermente sullo stipite anche se la porta era aperta. Il maggiore era sdraiato sul letto con un braccio dietro la testa, le gambe accavallate e con l’altra mano reggeva il telefono.
Simone era entrato non appena si era accorto che Manuel aveva alzato lo sguardo su di lui e aveva esordito con un <<Manu, mi aiuteresti con una cosa?>>
<<Del tipo?>> l'aveva visto abbassare il telefono e incrociare il suo sguardo con lui. 
<<Vorrei prendere il patentino per il motorino. Puoi darmi una mano con lo studio? Non voglio essere costantemente un peso per gli altri>> Simone lo pensava davvero. Stava diventando difficile continuare a dipendere dagli altri. Ci aveva provato più volte a trovare soluzioni, prendere i mezzi lo era sempre stato ma ultimamente li evitava più che poteva.
Il patentino - inizialmente - non l'aveva mai preso in considerazione, non perché non fosse capace di studiare, infatti non era stato nemmeno del tutto sincero con Manuel.
Il fatto era che non lo entusiasmava l'idea del motorino all'epoca in cui aveva fatto il corso Jacopo e ora che si era trovato ad avere la necessità di farlo, chiedere a Manuel credeva potesse essere una buona idea. Un po' perché lui si divertiva a sistemare qualsiasi cosa meccanica gli capitasse a tiro e un po' perché gli sembrava una valida occasione per riuscire ad avvicinarsi a qualche persona nuova. Dopo la sera in cui si era ritrovato il maggiore in camera - nonostante lui non avesse avuto nessuna voglia di vedere, parlare o mangiare - aveva iniziato a pensare che forse non poteva andare così male; che quando non faceva lo stronzo era anche piacevole passare il tempo con lui. 
<<Costantemente… ma come parli, ao?!>> aveva visto il sorriso di Manuel mentre scuoteva le mani. 
Simone si era lasciato andare ad una risata e <<Ma fatti i cazzi tua. Vabbè, lascio perdere, eh>> aveva fatto finta di fare marcia indietro e aveva alzato la mano per indicare la porta. 
Il maggiore era intervenuto subito <<Ao, 'ndo vai? T'aiuto, anche se nun c'è molto da aiutatte, sei 'n secchione>>
<<Seh, vabbè, ma è da privatista. Voi c'avete avuto il corso>>
<<Perché secondo te so' mai stato attento a quelle lezioni?>>
E in effetti Simone non poteva aspettarsi altrimenti. In classe era tutt'altro che attento e in quel mese non aveva fatto fatica a capire come mai era stato bocciato. A lui semplicemente non interessava. Lui era lì solamente perché doveva esserci, perché sua madre voleva che studiassi, ma se fosse stato per lui avrebbe già mollato tutto e si sarebbe messo a lavorare sul serio. Alla fine l'obbligo scolastico l'aveva già superato, quindi era chiaro lo facesse solo per lei. Tuttavia aveva anche capito che l'unica materia di cui gli interessava veramente era la filosofia. Durante le lezioni con Dante era sempre attento e spesso faceva uscite a cui solo il padre stava dietro.

Simone si era ridestato dai suoi pensieri non appena aveva visto Manuel alzarsi dal letto. Il maggiore si era avvicinato alla sedia e aveva preso la giacca. 
<<Comunque io devo fa 'n salto in stazione ora>> l'aveva sentito dire di fretta. 
A Simone era uscito spontaneo fare una battuta <<Prendi un treno e sparisci per sempre? ce fai sto regalo?>> non sa per quale motivo, ma con Manuel fare battute gli veniva semplice. 
<<No, cojone, poi chi t'aiuta?>> e in effetti aveva ragione. Gli aveva appena chiesto una mano per il patentino, non aveva senso. Ma poi quando mai le battute dovevano avere senso? Si era dato uno schiaffo mentale cercando di non perdersi nei suoi pensieri. Peccato che così facendo gli era uscito spontaneo un <<Allora vengo co' te>> 
<<Perché se pijiavo un treno e sparivo nun venivi?>> aveva ribattuto. 
<<E passare una vita con te? Manco morto>> Si era fermato giusto in tempo prima di dire "Non sei il mio tipo". Fortunatamente, per giunta, perché: uno, non era assolutamente vero che non era il suo tipo; due, Manuel non  sapeva nemmeno che fosse gay, mica poteva uscirsene così.

Aspettando primaveraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora