Simone non poteva dire che quella notizia non lo avesse destabilizzato.
Immaginava dovesse farsene una ragione, anche se ormai si era abituato alla presenza di Manuel, così come si era abituato a sentire quella specie di calore all'altezza dello stomaco quando parlava con lui o pensava.Immaginava dovesse abituarsi e far finta di nulla anche se Jacopo lo aveva notato cinque secondi dopo che Manuel aveva finito di parlare.
Forse era solo un modo in cui la vita lo metteva alla prova.
Forse era giunto il momento di lavorarci sopra per non vedere quello come un abbandono.
Di fatto nessuno lo stava abbandonando.
Manuel sarebbe comunque stato a scuola con loro, l'avrebbe visto.Una cosa per volta, Sim.
Erano state quelle le parole di Jacopo quella sera. Nelle ultime settimane era successo di tutto e lui era felice - nonostante tutto - di esser riuscito a tenere il tiro; se pensava solo a qualche mese prima, non credeva avrebbe retto la gestione di tutto quello che erano state quelle settimane.
Proprio no.
Spesso si trovava ancora immerso nei suoi pensieri, estraneo da quello che c'era intorno. Si perdeva nei labirinti della sua mente senza rendersi conto di quello che c'era accanto a lui.
Era anche per quello che quando realizzava e tornava a percepire davvero ciò che era attorno a lui cercava di fare il doppio.Era stato per quel motivo che - quel venerdì - si era accorto che qualcosa, nello sguardo del fratello, non andava.
Si era avvicinato a lui per poi sedersi al suo fianco sul divano.
<<’Aco, vuoi dirmi cosa c’è?>> aveva esordito così, passandogli una mano tra i capelli.
<<Nulla, Sim>>
Aveva ascoltato attentamente quella risposta.
L'aveva ascoltata perché doveva leggere anche il contorno. Quello che suo fratello non diceva e che sapeva non gli avrebbe detto mai.
Jacopo si era sempre preoccupato per lui, ma nessuno lo aveva fatto per Jacopo in quei mesi.Ora toccava a lui.
Si era girato meglio in modo tale da poterlo guardare negli occhi <<Lo so che non è così. So che questa situazione è pesata anche a te. Mi dis->> non aveva fatto in tempo a finire la frase che il fratello aveva preso a parlare.
<<Non dirlo. Non hai colpe. Sono solo stanco di vederti immerso nei tuoi pensieri e non poter fare nulla, vorrei proteggerti da tutto o solamente aiutarti invece sono impotente>>
Quelle parole, per Simone, erano state come una pugnalata.
Quando sei immerso nel dolore, nel tuo malessere, non capisci quanto l'altro possa stare male a vederti soffrire e non poter fare nulla.
Nessuno ti dice mai quanto sia devastante la sensazione di impotenza e Simone - ora che era lucido - iniziava a capire molte cose.Era grato a Jacopo.
Talmente tanto che non si poteva spiegare a parole.Così gli era venuta in mente una cosa.
Il mare.
Aveva ripreso a parlare poco dopo, prendendogli anche la mano.
<<Non devi, lo sai. Ti capisco perché ho lo stesso istinto per te. Quindi sai che c’è? Ora vieni e andiamo al mare. Ti ci porto io per una volta>>
Sì, perché alla fine, il mercoledì precedente era riuscito a prendere la patente e ora - per la prima volta - poteva portarlo lui al mare.
Poteva portarlo lui al loro posto.
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Aspettando primavera
Fanfiction[ Simuel|AU | What if | Jacopo vivo ] Di passati da elaborare, convivenze improvvise e futuri da allenare. "Forse i pezzi li aveva rimessi insieme a fatica. L'unico problema era che sapeva di essere ancora ben lontano dal mescolare la colla e la po...