Imbarazzo

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In quelle due settimane che lo dividevano dalla sua testimonianza, Manuel aveva deciso che avrebbe messo a posto alcune cose della sua vita. Aveva iniziato con il rapporto di Simone, con cui in quei giorni non faceva altro che farlo guidare di nascosto nel giardino di casa, per poter semplicemente guardare la luce che si accendeva nei suoi occhi.

Per quello, durante il pomeriggio, aveva mandato un messaggio a Chicca la quale era tornata a scuola ma che l'aveva evitato tutto il tempo.

(16:12) Chicca, ho bisogno di parlarte. MF

Ci aveva provato così. Era la prima volta che le scriveva o le diceva qualcosa da quando si erano lasciati per messaggio.
La cosa di cui era certo era che lui voleva scusarsi. Stranamente era una cosa che aveva capito.
Se solo fosse successo l'anno precedente, lui sarebbe stato talmente testa di cazzo da non scusarsi nemmeno e questo lo sapeva.

(16.19) Ce semo già detti tutto. C

(16:20) 'O sai pure te che non è così. MF

Non si erano detti niente. Si erano lasciati con tutto in sospeso, senza dire nulla eccetto che mandarsi a quel paese e a Manuel dispiaceva.
Dispiaceva perché Chicca aveva smesso di esistere nei giorni successivi. Sperava - quindi - di rappezzare la situazione. Perché sì, era tornata a scuola ma solo meramente per presenza fisica.

(16:25) Non me dì che non c'ho ragione. C

(16:26) Ne potemo parlà a voce? MF

Lui ne sentiva la necessità perché stava pensando da troppo a cosa dirle.
Perché se c'era una cosa che aveva imparato - in quei mesi a villa Balestra - era che l'importanza dell'utilizzo delle parole non veniva mai considerata nel modo adeguato.
E lui sapeva che essere adolescenti significava anche quello: essere adolescenti significava non collegare il filtro bocca cervello; essere adolescenti significava prendere le cose alla leggera ma non capire quanto si potesse ferire un'altra persona con delle parole.
E lui l'aveva capito dagli occhi di Simone. Dal suo respiro irregolare, dalla sua ricerca di qualcosa per stare a galla.
Forse era proprio per quello che aveva capito, che ora ci teneva così tanto a chiarire.

(16:54) Domani pomeriggio, dopo scola. C

Gli era arrivato dopo mezz'ora, quel messaggio, e Manuel se l'era fatto bastare.

S'era fatto bastare anche i dieci minuti che Chicca gli aveva concesso fuori dal portone di scuola, il giorno dopo.
La ragazza era stata categorica quando lui gli era andato vicino <<C'hai dieci minuti, Manuel>>.

Il ragazzo aveva abbassato gli occhi per poi guardarsi in giro come a controllare che potesse parlare. Non era una cosa che gli andava di sbandierare ai quattro venti, anzi, voleva dargli il giusto peso. Si era grattato la testa prima di iniziare a parlare <<Eh, dieci minuti… Scusa, Chì. So' stato davvero 'na merda con te. Dovevo ditte prima come stavano le cose e non far sbiadire la nostra relazione>>.

Perché - per lui - era quello che era successo. La loro relazione si era sbiadita e sfumata come se nulla fosse, come se gli fosse scivolata dalle dita e fosse stato lui a permetterlo.

La risposta di Chicca non era tardata ad arrivare <<Perché, come stanno?>>

Eh… come stavano? Quella era una bella domanda che non aveva una risposta concreta, quindi ci aveva provato a rappezzarla in qualche modo.

<<Stanno che so' incasinato e che me sto incasinando ancora de più co' Simone>> ed era la prima volta che lo ammetteva davanti a qualcuno che non fosse Lara e - per giunta - lo stava dicendo alla sua ex. Santo cielo, era decisamente una persona insensibile.

Aspettando primaveraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora