13. Samanta

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Aspettavo. Aspettavo.

Ma non arrivavano.

Dopo un'ora arrivò una chiamata dal telefono di Mia, che c'è lo avevo io. Era un numero non salvato nella rubrica. Risposi.

"Pronto?" Dissi

"Sam..." Disse una voce maschile spaventato

"Simone?!" domandai

"Si, devi venire in ospedale" disse

"Che è successo?" Domandai

"Io e Mia abbiamo avuto un incidente. Non me la fanno vedere, lei ha avuto un problema peggiore del mio. Vieni, ti prego" disse

"Arrivo" dissi per poi chiudere la chiamata

Uscii di casa, salii sulla moto e mi diressi all'ospedale.

I miei genitori non erano ancora a casa, per fortuna. Almeno gli avrei detto cosa era successo con più calma di come sono adesso.

Arrivai all'ospedale, entrai.

Vidi Simone seduto su una sedia con la testa tra le mani. Mi avvicinai a lui e mi sedetti.

"Che è successo?" Domandai, sollevò la testa e mi guardò

"La stavo accompagnando a casa. Mentre eravamo per strada, una macchina è passata sul rosso e ha beccato in pieno la macchina, nella parte destra, dove c'era Mia" rispose

"Vado a vedere come sta" dissi, lui annuì, mi alzai e andai dal primo infermiere che trovai libero "mi scusi, potrei avere delle informazioni su Mia Lucenti?" Domandai

"È un famigliare?" Domandò l'infermiera

"Si, sono sua sorella" risposi

Digitò qualcosa sul computer e poi disse "la accompagno alla camera" la ringraziai e ci avviammo verso la stanza.

Arrivati alla stanza ringraziai ancora l'infermiera ed entrai.

Trovai mia sorella attaccata a molti fili di macchine che continuavano a fare rumore.

Bip. Bip. Bip.

Quel suono mi faceva già impazzire, ma preferivo impazzire piuttosto che vedere mia sorella in quello stato o peggio ancora.

Aveva tre lividi sulla faccia e l'infermiera mi disse che ne aveva altri, ma non si sa se è molto grave, ha preso un forte colpo e ha battuto la testa. Bisogna solo aspettare che si svegli. Ce ne dovemmo andare perché non si poteva stare molto.

Tornata da Simone, che era seduto ad aspettare, gli raccontai tutto quello che sapevo.

"È solo colpa mia. Se non avessi tolto lo sguardo dalla strada adesso non saremmo qua" continuò a ripetere per almeno dieci volte

"Non è colpa tua" dissi "è colpa di quell'idiota che è passato sul rosso"

Cercai di tranquillizzarlo. Poi chiamai mia madre per dirgli che eravamo in ospedale. Arrivò molto velocemente insieme a mio padre.

"Tu! Stupido ragazzino! È colpa tua se adesso mia figlia è in quello stato! Spera per te che non gli sia successo nulla, se no ti ammazzo! Sparisci!" Disse mio padre a Simone quando tornò dalla stanza di Mia.

Simone non protestò e uscì fuori dall'ospedale.

"Papà, non dovevi trattarlo in quel modo. Non è mica colpa sua se uno stupido è passato sul rosso e ha causato l'incidente!" Protestai

"Non mi parlare così, Samanta! Quello che ho fatto è solo per il bene di Mia!" Disse

Non dissi più nulla, era inutile. Dopo qualche minuto arrivò anche Camilla e mi chiese cosa fosse successo. Raccontai tutto quello che sapevo, ma dopo mi accorsi che quando l'avevo chiamata era in compagnia di Paolo e in quel momento non c'era.

"Ma con te non c'era anche Paolo?" Domandai

"Si, è fuori con Simone" disse abbassando la voce "sta malissimo. Continuava a dire che era tutta colpa sua sull'incidente, e Paolo continuava a ripetergli che non era vero. Ci siamo fatti spiegare la situazione. Poi sono venuta qui e Paolo è rimasto con Simone" continuò

"Quindi non se n'è andato?!" Domandai

"No, è fuori. Ma perché se ne sarebbe dovuto andare?" Domandò lei

"Mio padre l'ha minacciato. Ha detto che se fosse successo qualcosa a mia, lo avrebbe ucciso" dissi

"Continua a fare il padre protettivo?!" Disse

"Si, forse questa cosa la farà finché non ci sposeremo o fino alla sua morte" risposi "non sopporto questa parte di lui, ma il padre non si sceglie"

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SPAZIO AUTRICE

Ciao! Vi piace?

Grazie grazie grazie. Grazie per tutto. Grazie per le visualizzazioni, i voti e i commenti.

Scusate se non l'ho pubblicato ieri.

I prossimi capitoli li pubblicherò una volta a settimana, lo farò ogni giovedì.

~Ale

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