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Quando un minuto sembra un'ora
cena intima con l'ansia
io digiuno lei che mi divora
realtà allucinatoria
[La stanza dei fantasmi - Club Dogo]

📍Rozzano
Estate 2019

Teresa

È passata circa una settimana dal mio arrivo a Rozzano.
Al contrario di ciò che pensavo, in pochi giorni sono riuscita ad ambientarmi, facendo nuove conoscenze e scoprendo nuovi posti interessanti.
Arrivo con il fiatone al quarto piano del palazzo aiutata dai ragazzi, con l'ultima valigia in mano.
Due giorni fa ho affittato la famosa casa di cui mi parlava Marco, nello stesso palazzo un po' rovinato di Vincenzo.
Ho preso la casa già arredata non avendo mobili, con l'obbiettivo di modificarla a modo mio non appena avrò raggiunto una stabilità economica.

-Pensi che mi troverò bene?- domando a Vincenzo, solo per farlo parlare.
Non mi importa realmente come mi troverò, sono abituata ad adattarmi in qualsiasi situazione.
Quest'ultimo scrolla le spalle, continuando a guardarmi con espressione indecifrabile sul volto.

-Si, è un palazzo tranquillo.- mi risponde Luigi al suo posto, sedendosi sul divano ancora impolverato. Oggi pomeriggio devo dedicarmi alle pulizie, prima di andare a lavoro.

-Io vado a casa.- enuncia Vincenzo, spegnendo la sigaretta nel posacenere di vetro sul tavolo.
Osservo i suoi movimenti, accorgendomi che i suoi passi non fanno mai un minimo rumore.

I ragazzi lo salutano e io mi limito a guardarlo uscire dalla porta, sarebbe inutile provare a parlargli.

-Stasera facciamo qualcosa?- propone mia sorella sedendosi al fianco del suo ragazzo, legandosi i capelli in una coda disordinata.

-Io devo fare la prova al lavoro.- dico attirando l'attenzione dei ragazzi su di me.

-E ce lo dici così? Dove?- domanda euforico Loris concentrandosi sulle mie parole.

-In una discoteca qua vicino, non ricordo il nome.- gli rispondo omettendo la parte della cubista.

-Preparati, se ti assumono saremo ogni sera da te.- mi dice Marco mettendomi un braccio intorno al collo.

Mi alzo dal divano preparando qualcosa di veloce per il pranzo anche per i ragazzi, mi sembra il minimo.
In questi ultimi giorni mi stanno dedicando buona parte del loro tempo, come se mi conoscessero da una vita.
Se solo sapessero il mio passato, di chi ero figlia.

-Piccerè, tua sorella è più brava a cucinare, comunque.- mi dice Luigi fingendo un conato di vomito, dopo aver finito di divorare il suo piatto di pasta.

-Non si direbbe.- gli dice Tonino guardando il suo piatto totalmente vuoto.

-Allora non ti cucinerò più la mia carbonara.- gli dico fingendomi offesa, senza riuscire però a trattenere una risata.

-No, allora scherzavo.- mi dice alzando le mani, scusandosi.

I ragazzi mi aiutano a lavare i piatti e nonostante il loro dissenso li caccio via da casa, vogliono aiutarmi con le pulizie ma hanno fatto già troppo.
Accendo un po' di musica cercando di rendere i lavori di casa meno pesanti, e di far passare il pomeriggio più in fretta.
Stasera è la mia prima serata e l'ansia si fa sentire. Spero solo di trovarmi bene in quel tipo di ambiente.
Sulle note dei Club Dogo finisco di pulire la maggior parte della casa, sistemando i vestiti e mettendo le lenzuola nuove che mi ha regalato mia sorella.
Esco di casa andando a comprare qualcosa alla bottega di sotto, per riempire la dispensa della cucina completamente vuota.
Finisco e ritorno a casa, e dopo aver sistemato la roba vado a riposarmi nella mia nuova camera prima di stasera, senza però riuscire a dormire.
Accendo la televisione girando per tutti i canali, senza trovare qualcosa di interessante.
Il tempo passa lento.
Spesso mi ritrovo a fissare l'orologio, i numeri che scorrono lenti davanti ai miei occhi. Aspettando che il tempo passi più velocemente possibile.
Finalmente si fanno le nove di sera, e inizio a prepararmi.
Michael mi ha scritto che lì hanno tutto il materiale necessario, vestiti, trucchi.
Prima di uscire di casa ci impiego qualche secondo, non proprio convinta di questa scelta.
Male che vada troverò un altro lavoro, non sono costretta ad accontentarmi.
Do un giro di chiave alla porta di casa e scendo le scale del palazzo, avviandomi al locale.
Dovrei ricordarmi la strada.
Ho intenzione di comprare di nuovo una moto, anni fa presi la patente ma non ebbi il tempo di sfruttarla.
Cammino per mezz'ora e ringrazio di non essermi persa non appena vedo il grande locale, che noto finalmente chiamarsi "Luxy".
Entro e vedo in lontananza un uomo molto alto e robusto, con aria intimidatoria. Mi avvicino lentamente e finalmente mi nota avvicinandosi.

-Sei Teresa?- mi domanda con un tono di voce molto basso.

Annuisco porgendogli la mano, che stringe saldamente.

-Io sono Paolo, il capo.- mi dice presentandosi e guidandomi in una piccola stanza dove sono presenti numerose ragazze intente a truccarsi e a vestirsi.

-Questo è il camerino, dove verrai a prepararti prima dell'inizio della serata.-

Una ragazza bionda si avvicina verso la mia direzione con un sorriso smagliante, che contagia subito anche me.

-Io sono Ludovica.- mi dice la bionda lasciandomi un bacio sulla guancia. -Vieni, ti presento le altre e ti spiego come funziona.-

Seguo la ragazza presentandomi alla decina di ragazze nella stanza, che sembrano essere tutte simpatiche, per fortuna.

-Ti aiuterò io questa sera, anche se bella come sei non penso che ti servirà il nostro aiuto.- mi dice facendomi sorridere per i numerosi complimenti.

Una ragazza dai capelli neri, che sembra essere più grande delle altre, si avvicina dandomi dei vestiti.

-Quello che devi fare è ballare, e servire ai tavoli qualora ce ne fosse bisogno.- mi dice facendomi sedere e porgendomi dei trucchi.
-Agli uomini non importa se balli bene, l'importante è fare una bella scena, muoversi.- continua sciogliendosi i lunghi capelli. -Comunque mi chiamo Martina.-

La ragazza esce lasciandomi con le altre nel camerino, e notando che manca solo mezz'ora alle undici inizio a prepararmi.
Traccio una linea spessa di eyeliner sui miei occhi marroni e metto dell'ombretto dorato sulle palpebre.
Indosso la gonna nera un po' troppo corta e il top scollato del medesimo colore.
Sciolgo i capelli iniziando a pettinarli guardandomi allo specchio, a stento mi riconosco conciata in questo modo.
Sento il volume della musica aumentare sempre di più, e questo mi fa capire che la serata sta iniziando.

-Teresa, vieni a farti uno shottino! Ti farà sentire più a tuo agio.- mi dice una ragazza di colore buttando giù il suo bicchiere.

Mi avvicino alle ragazze e senza rifletterci bevo il bicchiere di vodka sentendo la gola bruciare.

-Andiamo!- esclama Ludovica guidandomi nella grande sala della discoteca, stracolma di giovani ragazzi e ragazze.

Vedo Michael dietro al bancone lanciarmi un bacio volante che ricambio facendogli un occhiolino.
Una delle tante ragazze mi guida sopra uno dei piccoli palchi incitandomi a muovermi.
La musica a tutto volume rimbomba nel grande locale, so già che arrivata a casa avrò un mal di testa atroce.
La forte puzza di fumo mi fa uscire una smorfia. Cerco di coprire le tracce più evidenti della mia pelle scoperta, inutilmente.
All'inizio mi sento a disagio, fredda. Fin quando decido di sbloccarmi iniziando a muovermi seguendo il ritmo della forte musica. Se voglio lavorare qui devo mettere da parte la vergogna.
Sento gli sguardi dei ragazzi presenti addosso, che avranno notato il mio arrivo.
Continuo a ballare per il resto della serata dando spettacolo, prendendomi una pausa di cinque minuti ogni ora.
Spero solo di riuscire a guadagnare bene, l'affitto e le spese non sono per niente bassi, soprattutto se vivi da solo.

-Teresa, aiutami a servire il tavolo due!- esclama Martina attirando la mia attenzione.
Scendo dal palco e servo alcuni dei tavoli facendo attenzione a non scontrarmi con i ragazzi sulla pista.

Ritorno a ballare per un'altra ora fin quando Paolo, il capo, mi chiede di seguirlo.
Lo seguo a falcate spostando ragazzi e ragazze, quando finalmente entriamo dentro al camerino silenzioso. Bevo un sorso di acqua aspettando impaziente le parole di Paolo.

-Ti voglio qui a lavorare da oggi. Attirerai molti clienti, ne sono sicuro.- mi dice dandomi una banconota da cento spiazzandomi. -Questo è solo l'inizio. Puoi andare a casa per stasera.-

Poso la banconota nella borsa e prima di andarmi a cambiare passo a salutare Michael.

-Mi ha assunta.- gli dico alzando la voce per sovrastare la musica.

-Non avevo dubbi, farai girare la testa a molti ragazzi.- mi dice pizzicandomi una guancia.

Lo saluto e faccio per entrare nello spogliatoio per cambiarmi, ma mi scontro con due occhi tristi familiari: Vincenzo.
Mi azzardo a guardarlo non riuscendo a resistere.
Ha l'aria di uno che sa il fatto suo, e questa cosa mi da sui nervi.
Prende qualcosa che non riesco a mettere a fuoco dalle mani di Paolo e mi da una spallata sorpassandomi, squadrandomi tutto il corpo senza pudore.

-Hai fatto una scelta sbagliata venendo qua.- mi sussurra all'orecchio prima di sparire fuori dal locale.
Come un'ombra della notte.

Storie tristi ; 𝗣𝗮𝗸𝘆 𝗚𝗹𝗼𝗿𝘆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora