𝟳 "𝗽𝘁.𝟭"

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No, non dimentico quei giorni
Sto pregando ad alta voce angeli sordi
La felicità quaggiù non fa mai sconti
Vorrei comprarne un po' ma non mi bastano mai i soldi
E mi perdo tra i volti di un'altra giornata
Tra molti "ciao" e pochi "come stai?"
[La mia prigione - Emis Killa & Jake La Furia]


📍Rozzano
Estate 2019

Vincenzo

-Prendi tua sorella e vattene via da qui. Subito.-

Ordino alla ragazzina di andarsene e corro in direzione di mio cugino, digrignando i denti dalla rabbia.
Quella gente non deve avvicinarsi alla mia famiglia, nelle nostre case.
Soprattutto quel bastardo di Mattia.
Vedo le persone sfocate intorno a me andarsene di corsa dalla villa di Tonino, in preda all'ansia, senza capire cosa sta realmente succedendo.
Vorrei poter dire che i problemi con quelli sono iniziati solo ora, ma in realtà ci sono da sempre.
E di certo non finiranno.
Almeno non adesso.

-Chi si vede, il nuovo cantante da quattro soldi di Rozzano.- enuncia Barbieri applaudendo in modo teatrale.

Ormai la casa si è svuotata quasi del tutto, e le ultime persone rimaste scappano non appena vedono il mio sguardo infuriato.

-Almeno nella mia musica non dico cazzate, quelle che tu sai raccontare molto bene.- gli dico fronteggiandolo, senza mostrare un minimo di insicurezza. Cosa che mi è sempre riuscita bene nel corso degli anni.

Il moro si avvicina alla mia faccia, accenna un sorrisetto e fa la cosa più indegna che potesse fare: sputa verso la mia direzione. Non ci vedo più dalla rabbia e lo scaravento sul tavolo con tutte le forze che ho in corpo.

-Pensi che io sia venuto da solo?- dice poi guardandomi divertito, aggiustandosi la felpa.
Qualche secondo dopo escono da una delle tante camere i suoi amici.
Bastardo.

-Davvero una bella casa!- esclama uno dei ragazzi di San Siro girando intorno al tavolo con un coltellino in mano. Quello con le due righe sulla testa.

Sono potenti solo con un'arma in mano, senza non valgono un cazzo.

-Vincenzo, sai che ci devi ancora dei soldi?- mi domanda retoricamente Mattia.

Cazzo.
Vedo i miei cugini girarsi verso la mia direzione confusi.

-Pensavo che non dovessimo niente a questa gente.- mi sussurra Luigi all'orecchio ancora più confuso di prima.

Abbasso lo sguardo cercando di evitarlo.
Il mio lavoro e la mia vita personale non devono incontrarsi per nessun motivo. Come acqua e olio, come il giorno e la notte.
Sono venuti qua davanti a tutti perché sanno che non voglio. La mia famiglia non deve entrare nei miei guai.
Da quando mio zio non c'è più tutto dentro di me è cambiato.
Lo sento.
Una parte di me non è più la stessa. C'è qualcosa che non funziona più.
Mi sono abbandonato ai guai, al pericolo.
E ora ci sono dentro fino al collo.
Ma devo uscirne.

-Stanne fuori.- dico a mio cugino fulminandolo con lo sguardo, come meccanismo di difesa.

Mattia si avvicina a quest'ultimo, appoggiandogli una mano sulla spalla che scansa bruscamente.

-Calmati Luigi. Tuo cugino non ti ha detto in che giri si trova ultimamente?- gli domanda ridendo cercando l'approvazione dei suoi amichetti, che come dei cagnolini annuiscono al padrone.

Sento lo sguardo di Marco e Tonino addosso, che mi sta disintegrando.

-Non dire cazzate, Vincenzo non si trova in nessun giro di merda.- gli risponde Luigi pronto a pestarlo.

-Sicuro? Chiedilo alla ragazzina appena arrivata, ti saprà dire di più.- sussurra Aziz divertito dalla situazione.
No, la ragazzina no. Non può e non deve metterla in mezzo.

-Lei lasciala fuori.- ringhio a un centimetro dalla sua faccia.

I suoi amici partono in quinta, pronti a difenderlo. Pagliacci.

-Cosa diavolo c'entra Teresa?- domanda quasi urlando il più piccolo dei miei cugini.

Chiudo gli occhi facendo un respiro profondo. Non ci voleva anche questa.

-Ne parliamo dopo.-

-Nel frattempo si starà facendo qualche striscia...- dice Mattia passandosi tra una mano e l'altra una bottiglia di vetro ormai vuota.

Che cosa significa?
Nemmeno il tempo di realizzare vedo Luigi partire e sferrargli un pugno sotto l'occhio.
Ora sono cazzi.
Marco parte pronto a difenderlo, mentre senza accorgermene uno dei suoi amici si avvicina da dietro pronto a colpirmi.
Mi sposto di fretta schivandolo, rispondendo con un calcio nella parte bassa della gamba.
Sposto lo sguardo verso i miei cugini in difficoltà.
Noi siamo quattro, loro sono in dieci, non possiamo fare niente.
In un attimo vedo uno dei ragazzi colpire Tonino con il vetro di una bottiglia.
Il sangue per terra.
Le urla.
Prendo la prima cosa che trovo e colpisco in testa Mattia, per poi soccorrere il mio amico.

-Attento, Vincè!-

Uno dei ragazzi mi graffia l'addome con il coltello, per poi infilarlo più in profondità ed estrarlo poco dopo.

-Stai più attento la prossima volta.- mi sussurra all'orecchio Mattia prima di andarsene insieme ai suoi perfidi amici.

Lasciandoci in questo pessimo stato da soli.
Soli da sempre.
Nella merda fino al collo.
Solo per colpa mia.

-Vattene subito da qui prima che ti do il resto.- mi ordina Luigi dolorante per terra, con tono fermo che non ammette obbiezioni.

Provo a farmi perdonare in qualche modo comunicando con gli occhi, cosa impossibile.
Rivolgo un ultimo sguardo agli altri, sconvolti e sicuramente pieni di domande senza risposte.
Con fatica mi sollevo e mi dirigo verso la mia moto, non so come riuscirò a guidare in queste condizioni, ma in qualche modo devo tornare a casa. Nessuno verrà a prendermi.
Infilo il casco e dopo aver tastato la ferita all'addome sanguinante, metto in moto sforzandomi di rimanere lucido.
La strada sembra infinita, la strada verso casa, se così si può definire.
In mezz'ora arrivo davanti al palazzo rovinato, e quasi trascinandomi salgo le scale.
Ormai la maglia è stracolma di sangue, che non se ne andrà facilmente.
Né dalla maglia, né dalle mie mani, né dalla mia coscienza.
Arrivo davanti la porta e la guardo per minuti interminabili, non posso assolutamente entrare e farmi vedere così da mia sorella e da mia madre. Non voglio complicare anche la loro vita.
Mi giro verso la porta della mia nuova e dolce vicina, dentro una situazione peggiore di quello che crede.
Cosa intendeva Mattia con quella frase?
Dopo qualche minuto, non so spiegarmi il motivo, decido di suonarle, con la speranza di trovare pace e protezione.
Forse una volta per tutte può esserci qualcuno disposto a capirmi, ad ascoltarmi.
Devo uscire da questa situazione, forse devo chiedere aiuto definitivamente?
Cosa difficile, se non impossibile per uno come me.
Il passato rimarrà per sempre aggrappato a me, rendendo difficile il mio presente e rendendo un totale inferno il mio futuro.

Storie tristi ; 𝗣𝗮𝗸𝘆 𝗚𝗹𝗼𝗿𝘆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora