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Troppa gente falsa, mi è girata intorno
E non è mai troppo tardi per rendersene conto
L'invidia fotte il mondo, si sta fottendo te
[Still fly- Sfera Ebbasta]

📍Milano
Autunno 2019

Teresa

-Davvero non hai mai visto il Duomo?- mi domanda sconvolto Michael, come se fosse qualcosa di strano per una ragazza cresciuta in un paesino di quattro gatti nella provincia di Napoli.

-Giuro, solamente nelle foto che mettete tutti sui social.- gli rispondo sulla difensiva accendendomi una delle numerose sigarette di questa sera, che è quasi terminata.

Estraggo il telefono dalla tasca posteriore dei jeans e noto che sono già le quattro del mattino. Come cavolo farò ad andare a lavoro senza ore di sonno?

-Sarà bello come dicono, ma sinceramente preferisco un posto tranquillo come questo dove fumare, lontano dagli occhi indiscreti della gente.- enuncia distendendosi sulla panchina di questo piccolo parco, colmo di bottiglie di alcolici consumati e cicche di sigarette, le nostre comprese.

Annuisco trovandomi d'accordo con le sue parole, e seguo il ragazzo distendendomi al suo fianco, facendomi stretta per evitare di cadere.

-Ammettilo che ti faccio divertire.- mi dice Michael, puntando lo sguardo fisso sulla mia figura, insistente.

Mi lascio sfuggire una risata, stanca e rilassata forse per la prima volta in questo intenso periodo di adattamento.

Annuisco e incrocio il suo sguardo per un millesimo di secondo, distogliendolo subito e puntandolo in un punto impreciso del parco.

-Abiti nel palazzo di Vincenzo, non è cosi?- mi domanda poco dopo, girandosi su un fianco concentrandosi meglio su di me.

Ripenso al pranzo di oggi a casa di Vincenzo, e mi tornano le sue parole in mente. Riguardo il lavoro, il mio senso di solitudine.

Possono bastare solo poche parole per farmi sentire più serena, farmi sentire meglio?

Sopravvalutiamo spesso i lunghi discorsi, le parole complicate, frasi fatte.

Sottovalutando gli sguardi, le parole dette al momento giusto, le piccole attenzioni.

Che uno sguardo spesso comunica più di mille parole è la verità, lo abbiamo pensato e vissuto tutti almeno una volta nella vita con una persona.

Probabilmente con quella persona è finito tutto, tutto a puttane, tutto a rotoli. Ma non si può dimenticare parte della tua vita, lunghi periodi belli o brutti, come nel caso della maggior parte delle persone.

-Si, abitiamo nello stesso piano.- rispondo alla sua domanda, iniziando a pensarlo di nuovo.

-Quel ragazzo porta solo guai.- dice quasi con disprezzo, pensavo fossero amici.

Spesso sottovalutiamo anche questa parola, amicizia.

Cosa è realmente l'amicizia?

Sostegno, rispetto, complicità?

-Perché dici cosi?- gli domando cercando di recuperare più informazioni possibili sul ragazzo, sul loro rapporto.

Michael si solleva, mettendosi comodo e accendendosi l'ennesima sigaretta.

-Vuole andarsene dal locale, lasciandoci nella merda, come se non ne avesse fatto parte anche lui.-

Fa una piccola pausa, accendendo la sua Malboro, per poi continuare il discorso parecchio interessante.

-Vincenzo fa parte di quella merda da quando...da quando è successa quella disgrazia alla sua famiglia.- dice cambiando improvvisamente espressione, sembra dispiaciuto.

Sollevo leggermente le sopracciglia invogliandolo a continuare, ma sembra che il ragazzo mi stia ignorando.

-Disgrazia?- gli domando affiancandomi, facendo sfiorare le nostre spalle, la sua sembra il triplo più grande.

-Non mi sembra il caso di parlartene, lo farà lui forse.-

Poi si alza e mi porge la mano.

L'afferro e lo seguo dentro la macchina, pronta ad andare a casa.

Viaggiamo diversamente rispetto a prima. L'aria è tesa, gelida.

Picchietto il dito sul finestrino facendo passare in qualche modo prima il tempo.

Dopo arriviamo, e il ragazzo accosta la macchina aspettando che io esca, pronta ad andare a casa.

-Sono stato bene con te, Teresa. Sei una buona compagnia, davvero.
Ci vediamo al locale domani?-

Annuisco ringraziandolo, lasciandogli un leggero bacio sulla guancia, che pizzica a causa della barba.

-Ci vediamo domani. Anche io sono stata bene.-

Esco dalla macchina, salendo le scale del palazzo confusa, stanca.

-Che ci facevi fuori a quest'ora?-

Mi giro di scatto, vedendo la figura di Vincenzo seduta sull'ultimo gradino, con una sigaretta spenta che pende dalle labbra.

-E tu? Che ci fai fuori a quest'ora?- gli dico facendo aderire la mia schiena sulla mia porta.

-Non si risponde a una domanda con un'altra domanda. Mai sentito dire?- ribatte squadrando ogni centimetro del mio corpo, con i suoi occhi taglienti.

-Ero con Michael.-

Vincendo alza un sopracciglio, trattenendo una risata.

-Con quello? Non fidarti delle sue parole.- dice giocherellando con la Winston con le mani, scuotendo la testa divertito ma disgustato allo stesso tempo.

-Delle tue dovrei fidarmi?- gli dico incrociando le braccia al petto.

-Troppe domande in una sola sera, Teresa.-

Scuoto la testa ignorandolo, pronta ad andare a dormire quelle poche ore che mi rimangono, almeno provarci.

-Non fidarti mai di niente e di nessuno, Teresa. Il mondo è peggio di quello che credi.-

Storie tristi ; 𝗣𝗮𝗸𝘆 𝗚𝗹𝗼𝗿𝘆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora