📍Rozzano
Estate 2019Teresa
Lo guardo confusa, senza avere il tempo di capire le sue parole.
-Che succede?- gli domando guardandolo in cerca di risposte.
Mi lancia un'ultima occhiata e si allontana come un fulmine raggiungendo i suoi cugini.
Sparendo dalla mia visuale.
Ritorno lucida e cerco mia sorella con lo sguardo.
La vedo seduta, intenta a parlare e a ridere di gusto con una ragazza bionda.-Giulia dobbiamo andarcene, sbrigati.- le dico facendola alzare, chiedendogli implicitamente di seguirmi fuori dalla villa.
Mi segue confusa senza fare domande cercando Luigi tra la folla, ma non lo trova.
-Dove sono i ragazzi?- mi domanda fermandosi, smettendo di seguirmi.
Cerco di regolarizzare il respiro iniziando ad agitarmi, vedendo la gente andarsene di corsa.
-Non lo so. So però che dobbiamo andarcene da qui.- le dico alzando il tono della voce.
Finalmente sembra ascoltarmi, e raggiunge velocemente la sua macchina.
Salgo sul sedile del passeggero e mette in moto, bianca come il latte.-Tu sai che storia è questa?- le domando guardando le strade buie fuori dal finestrino.
Mi giro verso la sua direzione cercando di capire se sa qualcosa, cercando di mettere in ordine i peggiori pensieri.
-Da sempre ci sono faide tra le zone. Anche qua.- mi risponde tenendo lo sguardo assente fisso sulla strada, picchiettando agitata il dito sul volante, ripetutamente.
-Se la caveranno?- le domando preoccupata.
Giulia annuisce con la testa e non apre bocca per tutto il tragitto.
La faccia di Vincenzo sembrava davvero preoccupata, e la cosa mi sembra strana nonostante io lo conosca appena.
Ho fatto bene ad andarmene? Ad ascoltarlo?
Forse dovevo rimanere, provare a dare una mano.
Giulia mi lascia a casa mia e se ne va dopo avermi rassicurata, mi farà avere notizie appena saprà qualcosa dal suo ragazzo.
Salgo le scale del palazzo, soffermandomi a guardare la porta di Vincenzo.
Chissà se sua sorella starà dormendo, se sta facendo dei bei sogni, ignara dei casini in cui si trova sempre suo fratello.
Cerco le chiavi nella piccola borsa, e dopo aver aperto entro nella casa raggiungendo il frigorifero, pronta a bere una bottiglia di acqua fresca.
Guardo un punto indecifrabile della cucina, in pensiero per i ragazzi.
Ormai sono le due del mattino, e non sono arrivati messaggi da parte di mia sorella.
Decido di farmi una doccia fredda, per far passare più velocemente il tempo, in attesa di buone notizie che sembrano non volere arrivare.
Indosso dei vestiti comodi e mi distendo sul divano, senza avere l'intenzione di dormire. Non riuscirei.
Chiamo mia sorella per sapere come sta, cercando di rassicurarla io questa volta, con parole sicuramente inutili.
Prendo un foglio, ed inizio a scrivere i primi pensieri che mi passano per la testa.
Le mie impressioni su Rozzano, queste settimane passate in fretta, in una città distante chilometri dal mio paese nativo.
Il lavoro.
Fin da piccola ho amato scrivere. Fuggire dalla realtà.
Poi sono cresciuta, e non è bastato scrivere per farlo.
Sono passata a metodi più pesanti.
Alla droga.
All'eccesso.
Tre colpi forti consecutivi alla porta mi fanno spaventare, poso la penna e mi alzo andando ad aprire senza indugio.
Prego Dio che sia Vincenzo, che stia bene.
Quello che vedo però, mi fa rabbrividire.
Vincenzo è piegato su se stesso, con una mano sul fianco dolorante.
Il viso è coperto da sangue, e sento il respiro pesante uscire dalle sue labbra.
Senza riflettere lo aiuto ad entrare, chiudendomi di fretta la porta alle spalle.-Cosa diavolo hai combinato...- sussurro facendolo sedere sul divano.
Un lamento esce dalle sue labbra e strizza gli occhi dal dolore.
Gli sollevo di poco la maglia e noto il fianco interamente viola.
Cazzo.-Non sapevo dove altro andare.- mi dice con un filo di voce, guardandomi finalmente negli occhi.
Lo guardo scuotendo la testa.
-Andiamo in bagno.- gli dico avvolgendo il suo braccio intorno al mio collo, aiutandolo per quanto possibile a camminare, mettendoci tutta la forza che ho in corpo. Non si regge in piedi.
Lo faccio sedere sul bordo della vasca e prendo tutto l'occorrente per disinfettare le profonde ferite.
Cerco di essere più delicata possibile, sentendo i suoi continui lamenti angoscianti.-Qua in quartiere l'aria è tetra.- sussurra fissandomi insistentemente.
Mi concentro sulle numerose ferite, evitando inizialmente di fargli domande. Ma non ci riesco.
-Mi spieghi che cosa succede?- gli domando fermandomi, pretendendo delle risposte.
-No. Non voglio nessun aiuto.- mi risponde provando ad alzarsi, fallendo miseramente.
-È la seconda volta che bussi in casa mia in queste condizioni. Penso di meritarmi delle risposte.- gli dico scaldandomi. Ho bisogno di sapere chi ho davanti, come aiutarlo.
Mi sento inutile.
-Quello che è successo stasera non è nulla in confronto a quello che vivo ogni giorno.- mi risponde appoggiando la schiena sulle mattonelle fredde del bagno.
-Allora parti col raccontarmi cosa è successo stasera. Prova a farti aiutare.- gli dico sedendomi per terra incrociando le gambe, aspettando che parli.
-Piuttosto, vogliamo parlare di te l'altra sera al locale. Nel privè. Ho visto la tua espressione.
Cosa diavolo nascondi?- mi dice spiazzandomi.Non mi aspettavo una domanda del genere.
Non sono pronta a parlarne concretamente.
Dopo tutto questo tempo.-Dovresti arrivarci da solo.- gli rispondo con un filo di voce guardando per terra, senza avere il coraggio di guardarlo. Per paura che possa leggermi dentro.
-Quello non è un semplice locale, Teresa. Ci sono sporchi giri là dentro.-
Lo guardo male.
Non posso lasciare il lavoro proprio adesso.
Devo essere in grado di gestire la situazione, non importa che genere di giri ci sono.
Devo farcela da sola.
Dopo tutto lui non è l'unico che non vuole essere aiutato.-Posso rimanere a dormire qua?- mi domanda cambiando discorso, notando il mio improvviso cambio di umore.
Annuisco alzandomi, aiutandolo ad andare in sala.
Vado a prendere una coperta in caso avesse freddo, appoggiandola sul bordo del divano.-Allora buonanotte.- gli dico guardandolo, disteso con gli occhi mezzi chiusi.
Faccio per andare in camera ma la sua voce rauca mi ferma.
-Non voglio aprirmi con te perché non voglio darti problemi. Non voglio sporcare la tua anima. Lo è già abbastanza la mia.-
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Storie tristi ; 𝗣𝗮𝗸𝘆 𝗚𝗹𝗼𝗿𝘆
FanfictionVincenzo e Teresa, classe '99. Entrambi accomunati da un passato complicato, da ferite ancora aperte. Diventeranno l'uno la salvezza dell'altro. Ma il passato ritorna. Tutto ritorna. -Uno come me a una come te non ha nulla da offrire. A parte una vi...