Cap.19

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Io e Thomas non ci scambiammo molte altre parole. Decisamente, non ce ne sarebbe stato bisogno.

Quest'ultimo si limitò ad una breve risata piuttosto gutturale ma, e non riuscii a comprendere perché, non sembrò sorpreso della mia decisione così repentina. Benché tale realizzazione mi tranquillizzasse, in fondo era un tassello in meno che mi avrebbe impedita di lasciarmi andare come meglio credevo, la mia tendenza ad over analizzare mi impose di domandarmi se non ci fosse qualcosa che anche lui stesso mi stava nascondendo.

Un'altra donna forse? Una frequentazione parallela a quella, seppur breve, che avevamo avuto? Nulla di ciò mi lasciava insoddisfatta o con l'amaro in bocca, quindi mi convinsi ancora di più che finalmente avevo preso la decisione giusta.

Nonostante questo però non ero una solita a lasciare le situazioni a metà, dunque non mi limitai a concludere la chiamata come chiunque altro avrebbe fatto ma, prima che Thomas potesse interrompere la connessione, riuscii a raccogliere un ultimo briciolo di concentrazione e – forse dovrei darti delle spiegazioni – mormorai flebile, anche se la mia voce suonava piuttosto decisa.

Lui fu subito responsivo – sì, si può fare – accordò, lasciandomi ancor più perplessa. Non sembrava affatto la reazione tipica di qualcuno che era appena stato brutalmente mollato in favore di un altro.

- Credimi, non sono l'unico in diritto di ricevere spiegazioni – sospirò.

Buttai le spalle all'indietro sul divano e, inarcato un sopracciglio, rimasi in silenzio in attesa di ulteriori delucidazioni che però tardarono ad arrivare.

- Ci vediamo – concluse Thomas – ti lascio alla tua serata – e si perse nel lungo eco dei rintocchi della linea telefonica vuota, spompandomi di tutte le mie sicurezze e caricandomi di domande che, speravo, avrei risolto al più presto.

Questo strano scambio telefonico sembrava aver lasciato tutti senza parole: Manuel se ne stava fermo all'angolo del salotto, in stato di visibile shock e non aveva ancora mosso un muscolo da quando aveva captato la mia voce pronunciare la frase fatidica con cui avrei ben presto dovuto fare i conti, mentre io cercavo di scendere a patti con la realtà. Sembravo subito aver messo da parte le incognite di Thomas, poiché mi ero resa conto di averlo usato di nuovo, auspicabilmente per l'ultima volta, come separé tra l'astratto di ciò che dicevo e il momento in cui le mie parole si sarebbero concretizzate in atti veri e propri.

Difatti adesso, da sola con Manuel, senza nessun ostacolo a dividerci, non avevo idea di come mi sarei comportata.

Cosa fare quando hai appena ammesso di essere ancora innamorata dell'uomo che giuravi avresti dimenticato prima o poi?

Dal canto mio, ritenevo ci fossero varie opzioni: avrei potuto lasciare che fosse lui a fare il secondo passo, giacché io ero riuscita ad intavolare l'assist che avrebbe dovuto spingerlo verso il colpo decisivo, oppure potevo fingere che fosse stata solo la foga del momento e fare rewind fino al punto in cui la situazione sarebbe stata abbastanza comoda per poter ricominciare, lentamente, da capo.

Fortunatamente fu Manuel a decidere per entrambi. Con estrema calma si scostò dal muro e mi raggiunse sul divano, si sedette e si mise comodo con la schiena sui cuscini, poi strofinò i palmi delle mani contro la stoffa dei pantaloni e mi rifilò un sorriso storto e veloce – non sembra averla presa così male – constatò.

Io cercai di avvicinarmi pian piano, così che il mio movimento fosse talmente impercettibile da non potermi respingere – credo che ci sia un motivo – ammisi con un sospiro – penso avesse capito che non sarei mai stata totalmente presa...da lui – girai il capo così che incontrassi i suoi occhi scuri, già intenti a scrutare il mio corpo e il mio viso. Voleva sincerarsi che fossi davvero onesta, che questa volta non ci fosse neppure l'accenno di un ripensamento.

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