Eccoci qua, oggi dovrebbe essere finita finalmente la mia dieta e invece è finita quasi un mese prima. Non sembrano passati cinque mesi. Sono volati. Sono successe un sacco di cose che non mi sembra vero. Ma soprattutto sono cambiate un sacco di cose. Io ho sempre odiato i cambiamenti. Non li sopporto, sconbussolano il mio equlibrio che mi creo. Ma devo dire che sono i primi cambiamenti di cui sono felice. Finalmente magra, amicizie di una volta, rapporti nuovi e credo veri. È iniziato un nuovo periodo della mia vita. Qualche giorno fa ho chiesto a mamma di portarmi da una dietologa. Ne ha trovata una che ti fa mangiare ciò che vuoi. Quindi io continuerò a mangiare frutta e verdura. Da sola io non ce la faccio. Sono insicura e dopo una lunga riflessione che mi ha tenuta sveglia notti ho deciso che ho bisogno di qualcuno. No quelle pscicologhe che odiavo da cui mi hanno portato il mese scorso. Secondo loro io mi sarei anche confidata, tra l'altro con loro. Non ci stanno proprio con la testa. Beh inizierò una nuova vita, una nuova fase della mia vita. Cambio di stile di vita, scuola, certe """amiche"""". Sono molto entusiasta. Non vedo l'ora di ricominciare a vivere finalmente. Sono mesi che non rido davvero, mi sento sempre fuori luogo, a disagio.
Siamo qui al ritrovo per partite per Veano. Staremo via cinque giorni con la parrocchia sulle nostre colline. Di solito non ci sono mai andata perchè sapevo che la Marta e l'Anita non mi avrebbero cagato e io ho difficoltá a fare amicizia e non mi sarei divertita per niente. Questa volta mi sono buttata, siamo in pochi e penso sia meglio. Meno si è, più il rapporto è stretto. Molte si sono messe i pantaloni lunghi ma io ho gli shorts. Arriviamo, mi sbagliavo. Sono capitata in stanza con la Morena, la Miriam e l'Asia, con cui non ho mai avuto un bel rapporto. Mi cambio subito i pantaloni e mi metto la felpa, c'è davvero freddo. Giochiamo e arriva la sera, il momento di cena. Mi sento in ansia, la Martina e la Miriam mi dicono di mangiare ma io non posso, aspetto la dietologa. Non mangio mai un secondo, la verdura e la frutta. Vorrei tanto mangiare soprattutto i dolci che danno alla fine ma non posso. Ho una paura matta di ingrassare. È arrivato l'ultimo giorno, sono stata bene ma ho sofferto tantissimo il freddo. La sera c'è già freschetto, tutti hanno bisogno solo di una semplice e umile felpa, io del piumino. Lo tengo su anche il giorno, io ho freddo. Di solito, l'ultimo giorno si fa il gioco notturno ma ci dicono che non lo faremo. No, io non ci credo. Sono le tre ed è appena finito. Tutti si sono spaventati, ma io no. Ci fanno entrare e ci fanno entrare in sala pranzo. Ci sono tante tazze con delle camomille riscaldanti, ce ne danno una ciascuno. Io non voglio berla, l'ultima volta ho sentito uno strano peso sullo stomaco. Non so associarlo ad uno stato d'animo ma non posso. La Martina mi dice di berla, che è una camomilla. Ci provo, devo superare un mio limite. La guardo, la sfido, penso, piango, urlo tutto dentro me. La prendo, sono agitata, il cuore mi batte. Porto il cucchiaino vicino alle labbra e ne bevo un sorso. È buonissima, la bevo, la bevo, la bevo. È la camomilla più buona che io abbia mai bevuto, mi ha riscaldato un sacco. Ci chiedono se ne vogliamo un'altra, la vorrei, ma chissá mai ci hanno messo qualcosa dentro. Sono circa le cinque e mi sento togliermi le coperte. Apro gli occhi, Cociu mi ha tolto il sacco a pelo e me lo butta per terra. Scendo e lo riprendo. Chiudo gli occhi e un secondo dopo accade la stessa cosa. Di nuovo, accade di nuovo ma questa volta Ciociu mi ha presa lui e l'altro con lui che non riesco a riconoscere il cuscino e mi portano fuori. Mi lascia e il ragazzo col cuscino corre. Io non ce la faccio giá a stare in piedi di mio, figuriamoci alle cinque. Sono felice però, credo sia la prima volta che qualcuno mi prende in braccio da quando sono "grande".
Festa di fine estate. La facciamo al campetto in frazione, ci siamo più o meno tutti noi duemila. Abbiamo pagato per patatine, bibite, pop corn, pizza..ma ovviamente io non mangerò. Mi sto preparando una bella macedonia con un sacco di frutti. Nonna mi chiede se mangerò solo quella. Mi sembra piuttosto ovvio. Mi dice anche che sto continuando a fare giù e su. L'ha notato anche lei. Da quando sono tornata dalle vacanze ho notato che faccio una cosa su e una giù. Continuo a scendere e salire le scale, di fretta ovviamente. Avevo deciso ad Aprile che le scale da quel momento le avrei salite di corsa ed è da quel momento che non le salgo con calma.
Siamo qui, è calata sera. Le giornate si stanno accorciando. Sono le otto e c'è già buio. Alcune sono venute con i jeans lunghi, secondo me è esagerato. Anche se devo ammettere che sta iniziando a fare freddino. Io mi sono mangiata la mia macedonia e siamo qui a parlare. Ultimamente cerco di muovermi il più possibile ma il mio corpo urla di stare ferma. Sono stanchissima, ma non posso. Vorrei ma non posso. Mi sento impotente. Non ce la faccio. Ho appena chiamato mamma per dirle di portarmi i pantaloni lunghi e un maglione. Sto congelando. Me li porta. Vado in bagno a cambiarmi. Siamo nel campetto. Stiamo parlando di Ginnastica Artistica. Io fino a qualche mese fa, mi bastava essere per strada che facevo qualche elemento. Mi viene voglia di fare una ruota. È da Giugno che non ne faccio. Vado, sento la testa girarmi e cado. Mi rialzo. La Marti mi chiede se sto bene. Rispondo di si, mi chiede se mi sono fatta male. Le rispondo di no, le dico che era tanto tempo che non ne facevo una e ho freddo. Non è vero, non ho le forze ma non posso ammetterlo. Mi abbraccia. Non posso che ritrarre indietro le lacrime. Le voglio davvero bene, come si fa? Perchè ci ho litigato? Perchè sono stata così sciocca? Mi abbraccia per tutta la sera, come se fossi un piccolo essere che da un momento all'altro potrebbe andarsene e lei mi tiene accanto a se per controllare che io ci sia.
È il giorno. Sono agitatissima. Non so, non so come andrá. Ecco, entro nel suo studio, ci sono Mary e mamma e mi chiede com'è iniziata. Io non posso raccontarlo con davanti loro, le faccio uscire e le dico tutto. Annuisce, mi ruba le parole, mi dice che mi conosce, che ne vede tante di anoressiche. Io non sono anoressica, io mangio, le anoressiche non mangiano. Non può dire ciò. Mi pesa e mi misura.
35,5 kg.
Non mi apettavo questo peso. Cioè sono dimagrita di altri chili, non facendo quasi niente. Mi dice che devo assolutamente aumentare e che sono a rischil collasso, altrimenti mi devono ricoverare. Ricovero? Ma sta scherzando? Non è possibile, fa entrare mia mamma e glielo dice. Ci chiede cosa mangiavo, cosa mi piace mangiare e dice che mercoledì mi fará la dieta. Mi ha detto che devo mangiare pane, pasta, carne..io non posso. Mi vieta anche di andare a correre.
Undici settembre. La mattina dell'undici settembre. Primo giorno di scuola, del liceo. Ovviamente in ritardo, ma mi faccio accompagnare da mamma. Ricordo che un mese fa stavo correndo ma adesso sono qui, in aula Coni con tutti i ragazzi della mia età, con la Chiara. Spero che lei mi guidi, spero che stia al mio fianco perchè altrimenti io posso correre lontano, lontano da qui, non ce la faccio più.
Sono a cena con le mie compagne di allenamento. In realtà questa pizzata la dovevamo fare a Luglio ma siamo a metà Settembre ormai. È anche un momento per stare insieme prima degli allenamenti. Ricominciano la prossima settimana e io non so come dire alla Carlotta che non posso allenarmi per ora. Ho sempre l'Alessia addosso e boh, sono agitata. La serata è andata bene, ci siamo divertite un sacco dopo due mesi che non ci vedavamo. Stiamo per andare, l'Alessia sta parlando con la Desi e io mi avvicino alla Carlotta. Sono agitata, il cuore mi batte a mille. A bassa voce, tutto d'un fiato lo dico. Non mi sembra vero. So che lei capisce, ci conosciamo da un annetto ma abbiamo un bellissimo rapporto. La Fabi mi dice che mi aspettano e se voglio poaso andare lì ad aiutarle. La Carlotta senza dirmi niente, mi prende e mi abbraccia.E ti abbraccerò per darti forza sempre
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Dentro quel vortice.
General FictionSono passati solo pochi mesi dal ricovero in Ospedale. Ho deciso di raccontarvi la mia storia della mia malattia. L'anoressia.