Dicembre. (Parte Seconda)

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Si rinizia la solita vita. Si perchè ormai è diventata la mia vita. Faccio fatica ad accettare i cambiamenti ma con questo mi sono adattata perchè io l'ho voluto. A volte mi riguardo indietro, in realtá non c'è giorno che passi senza che io lo faccia, e penso che sviluppo ha avuto la malattia. Da settembre nel giro di poco è diventata un'ossessione, peggio di quella che era giá. Si ricomincia con la noia, con la vita asociale, con tutte le minchiate. Non è passato neanche un giorno ma giá mi manca tutto. I miei amici, Birba e Berry, la casa, il cellulare, il mio paese..Quando passo mi guardano un sacco di persone. Gli adulti magari perchè vedono che sono molto magra, a quanto dicono gli altri, i ragazzi perchè magari alcuni sanno. Io non volevo che il fatto di essere stata ricoverata si diffondesse ma nel giro di qualche giorno lo sapevano giá un sacco di persone. All'inizio mi dava fastidio, ma poi me ne sono fatta una ragione. Io non attribuisco la colpa a nessuno, sono stata io a combinare tutto ciò che ho fatto e me ne pento amaramente ma alcune persone hanno contribuito ad "aiutarmi" nell'impresa. Ricominciamo con la solita colazione, quel cornetto schifoso e pieno di cose schifose che mi fanno prendere grasso, con il latte che non sanno scaldarmi, con i miei soliti giri, con quello stupido diario che non mi serve a niente. Mi chiedo quando riuscirò ad uscire. Mi chiedo quando potrò riprendere in mano la mia vita. Fatto sta che quá mi annoio come un cane in una gabbia di un criceto. Oltre al fatto che si sente mancare l'aria, si sente stretto e grasso, non sa neanche cosa farsi della sua ruota con cui si diverte.
Son giá passati cinque giorni e sono riuscita ad avere un altro giorno di libertá. Ho detto alla dottoressa che non sono riuscita a prendere i regali di Natale la scorsa volta e che devo andare a prenderli. L'ho convinta. Ma, intanto, è successo che quando sono tornata dalla cena ho trovato in camera un'altra ragazza. Ma non è la solita compagna di stanza, è un'altra ragazza che soffre di anoressia. Appena torno lei va a mangiare con la Jessica e da quanto ho capito anche lei si chiama Jessica. Quando torna non la considero proprio, quando vanno via mamma e papá vado da lei. Mi dice che si chiama Jessica, è di vicino Lodi, cioè in un paese più vicino della città in cui si trova l'ospedale rispetto al mio ma solo che si trova in Lombardia. È una '99, fa Ragioneria, non fa sport perchè non se lo può permettere. I suoi non hanno neanche una macchina. Mi fa le stesse domandr e poi parliamo un po della malattia. Mi dice che sará ricoverata una sola settimana per uno dei miei stessi motivi miei, cioè il liquido attorno al cuore. Lei era giá stata ricoverata, ne era uscita e c'è rientrata. Le chiedo subito il peso, la vedo più magra di me e questa cosa non mi piace. Io sono 35,5 e lei è 35,3. Non mi piace, ha due etti in meno di me. Io non posso mangiare. Come si fa a mangiare e vedere una più magra di te? Non si può. È controproducente. Mamma mi viene a prendere verso le nove e torniamo a casa, nel pomeriggio riandrò in cittá a prenderli. Non so cosa comprargli. I vestiti boh, il libro magari alla Martina dato che anche a lei piace leggere. Vado a casa, pranzo normale. Io naturalmente pasta in bianco e una fetta di pane, quella più piccola. Finiamo, aiuto a sparecchiare che è una cosa mai fatta. Solo da quando sono entrata nella malattia ho iniziato a fare. Andavo sempre anche a fare la spesa con mia mamma, la mettevo a posto solo io. Io dovevo avere il controllo del cibo in casa. Io e solo io. Poi voglio portare i cani fuori, approfittando che Mary non l'ha ancora fatto. Mamma non vuole ma a me non importa, faccio quello che voglio e prendo il guinzaglio e vado. Mi sento benissimo. Anche prima avevo sempre l'abitudine che dopo aver finito di pranzare uscivo sul vialetto a farmi una passeggiata. E adesso anche se il vialetto non ce l'ho più vado comunque. A proposito, oggi sono andata a casa vecchia. Mary era a scuola e noi siamo passate perchè siamo andate alla Conad e io la volevo vedere. Una volta entrate mi è venuto un colpo al cuore. Non la vedevo vuota da anni. Cioè la ricordo quando siamo andati a vederla per la prima volta ma avevo tre anni ed era una semplice casa. Adesso erano undici anni che ci abitavo. Quasi tutta la mia vita. È piena di ricordi, e vederla vuota è come se li avessero cancellati. Penso che dovunque andrò per me la mia casa sará sempre e solo quella. Ne sono affezionata.
Devo giá tornare ma non mi dispiace, ho cenato con i miei e abbiamo litigato. Sono uscita senza che loro se ne accorgessero. Ho giá ricordi offuscati di poco fa, ricordo solo che piangevo ma ovviamente senza farlo vedere. Sono uscita e volevo tornare in Ospedale da sola. Anche se sarei arrivata la mattina dopo. Così imparano. Imparano a farmi dei torti. Secondo me non se ne sono neanche accorti. Bella considerazione che hanno di me.Resto fuori circa mezz'oretta e quando sono a pochi metri dalla casa vedo mio papá che sta uscendo dalla porta, mi vede e mi corre incontro. Mi dice di tornare dentro con tono affettuoso e io obbedisco. Comunque non gli parlo. Quando mi arrabbio non parlo con nessuno, anche se le persone non centrano. Mi abbraccia. Questo momento mi ha tanto ricordato quello di due mesi fa, quando volevo andare via di casa per non dare più problemi ai miei. Ricordo che mio padre è sceso alla velocitá della luce dalle scale e mi ha tenuta stretta, trattendendomi solo come un padre sa fare. A volte odio la distanza perchè il rapporto con i miei migliora nettamente. Odio che mi mancano perchè mi piace litigarci e litigare con mia sorella. Non sono affatto una persona calma e non mi piace diventarla. Cioè è naturale che non convivere porta a essere più tranquilli. Poi, soprattutto nella mia famiglia, quando qualcuno sta male si cerca di non litigare ma di stare il più uniti possibili. Comunque mi lavo i denti, mi preparo e scendo subito anche se sono solo le nove e mezza. Voglio andarmene e tornare a farmi i cazzi miei. Papá non vuole farmi scendere perchè crede che io scappi di nuovo ma quando capisce che voglio andare si prepara e andiamo. Non saluto nessuno, prendo e vado. Una volta arrivati in Ospedale entro in camera, la Jessica mi saluta ma io la guardo solo male. Papá va e non lo saluto anche se lui mi chiede scusa.Semplice chiederlo quando uno su arrabbia già. Viene la Vanessa a portarmi la terapia serale e mi chiede com'è andata e cos'ho comprato ma non le rispondo. Mi dispiace prendermela con lei, insite un altro pò, mi chiede se è successo qualcosa ma io resto muta. La prendo e vado a letto.
Il giorno dopo comincia tutto normale, l'incazzatura è passata e sono normale. Chiedo scusa alla Vanessa e mi dice che non fa niente e la Jessica mi chiede cos'è successo e mi confido con lei. Mi tocca anche dirlo all'altra Jessica e alla Giulia ma almeno loro trovano un lato comico nella storia, chissá quanto ci avrei messo a tornare a piedi. Il.resto della settimana passa superficialmente con calma e tristezza. Mancano solo cinque giorni a Natale e la dottoressa non ki ha ancora detto se mi lascia o no. Io spero tanto di si. Mi manca tanto la Vale. Io e la Jessica abbiamo fatto l'albero ma non è proprio il massimo. Con l'altra Jessica prima che arrivasse la sua omonima avevamo fatto un sacco di decorazione di Natale da appendere al soffitto dato che c'erano ancora quelle primaverili delle ultime ragazze che c'erano state. Io mi annoiavo un sacco a farle ma almeno ci hanno aiutato Marco e Francesca, due volontari di un associazione che vengono tutti i sabati in Ospedale. Con Marco ho fatto un sacco di amicizia, va all'Universitá e guarda un pò studia Pedagogia. Quá trovo tutte persone che hanno studiato le Scienze Umane, quindi io alla fine ho deciso di prenderlo tipo con uno stage anticipato. Mi dice che Antropologia e Sociologia non sono tanto carine ma a me sinceramente ispirano un sacco, soprattutto Sociologia. Mi dice che sono noiose ma boh vedrò. Intanto quella mattina avevo mangiato le fette biscottate con la Nutella e mi è andata di culo perchè continuavo a fare avanti e indietro. La Jessica mi sgridava ma io quando non ne voglio sapere di una cosa npn ascolto proprio, faccio di testa mia. Per questo la dottoressa mi ha minacciato un sacco di volte di legarmi al letto ma non lo fará mai. Anche con lei ormai diciamo che ho un rapporto decente. A volte la odio. Soprattutto all'inizio. Mi continuava a rinfacciare delle cose che avevo fatto, tra l'altro anche quando lei non c'era, e mi dava fastidissimo. Un sacco di volte avrei preso e me ne sarei andata. Altre volte mi sgridava per minchiate e io l'avrei uccisa. Molte volte mi sarei messa a piangere ma mi trattenevo. Io non piango. Io sono forte e tutto ciò lo dimostra cosa sto passando. Un giorno, però, ha toccato un tasto dolente e sono scoppiata. Man mano le lacrime scendevano e quasi non me ne accorgevo neanche. Allora dopo un silenzio esordisce con questa frase "Oh, ma allora hai dei sentimenti. Ho provato in tutti i modi di suscitare le tue emozioni ma prima d'ora non ci sono mai riuscita". L'ho guardata malissimo, che cazzo gli salta in testa? Far soffrire una persona? Come se giá non soffrissi. Che cazzo di terapia? Vede il mio sguardo e mi spiega. Mi dice che fino a quel momento ero indifferente a tutto, sembrava che non me ne fregava di niente e nessuno. E posso solo affermare che in quel momento non mi intressava veramente di nessuno. Avrei fatto estinguere tutti coloro che mi avevano fatto soffire, tutti quelli che mi giudicavano quando stavo male. Fanculo mondo, io sono più forte e ve l'ho dimostrato e ve lo dimostrerò. Fanculo a tutti. Fanculo. Fanculo. Fanculo. Tanto sono sicura che in questo Gulag ci resterò ancora per poco. Altro che Mussolini, Hitler o Stallin. In questo momento mi sento più forte di tutto e tutti.

la bella vita a volte è farti male
sorridere perché ho visto dolori in ogni suo particolare
non farti deviare da chi c'ha provato, ma non c'è riuscito
guardati allo specchio, sei tu il tuo mito
e se non sarà destino è comunque ok
perdente ma felice, lo rifarei

Dentro quel vortice.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora