8. Reggimi il gioco

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pov Jackson

Dopo mezz'ora dalla chiamata sono davanti alla Stark tower. Scrivo un messaggio ad Ambra mi risponde che scende fra cinque minuti scende.

"Amore finalmente sei arrivato. Il viaggio com'è stato?" dice abbracciandomi.

Non ricambio l'abbraccio, sono come lei, non mi piace il contatto fisico con le persone.

"Reggimi il gioco." Mi sussurra all'orecchio. Ora capisco il suo atteggiamento stravagante. Ricambio l'abbraccio. Ci stacchiamo e ci baciamo un bacio che agli occhi degli altri può sembrare passionale ma da ambo le parti non sentiamo nulla.

Ci stacchiamo, mi prende per mano e mi porta dentro. passiamo davanti al bodyguard e come previsto dalla ragazza di fronte a me non dice nulla.

Giriamo l'angolo e contemporaneamente ci stacchiamo dal nostro contatto fisico. Lei sa che io vorrei farle delle domande, come ad esempio perché andiamo da loro se dall'ultima volta sono passate solo tre settimane.

Raggiungiamo l'hangar. Saliamo sul jet che ha preparato, mi siedo come pilota e lei come co-pilota.

Accendo il jet e partiamo. Direzione sponda settentrionale del lago Athabasca. Dopo un po' di silenzio imbarazzante mi chiede se le ho portato il cambio.

"Si è dentro lo zaino." dico mettendo il pilota automatico, così possiamo parlare. appena che ritorna inizio a farle l'interrogatorio.

"Barnes, perchè andiamo da loro, ci sei stata solo tre settimane fa e ora che stai con gli Avenger si insospetiranno se starai via una settimana senza dare spiegazioni."

Lei sbuffa e alza gli occhi al cielo, so cosa vuol dire perdere loro per colpa dell'ignoranza umana, li ritengono un pericolo senza sapere in realtà cosa sono per persone come me o Ambra. Semplicemente non voglio che soffra.

"Me l'ha consigliato una persona di cui mi fido, ascolta secondo te devo portare gli Avenger da loro?"

"No, non devi, non capirebbero. Loro sono il tuo mondo non il loro, non capirebbero mai quelli come te, quanto tempo ci hai messo a dirlo a Iris?" Dico guardandola con l'aria di sfida, lei mi guarda con altrettanta sfida.

"In ogni caso fidati di me non farlo non mischiare i due mondi."

"Cambiano argomento hai i fogli." Senza dire niente le passo i fogli con una matita, raramente usa matite colorate.

Amo vederla disegnare, mi ricorda mia madre. Quelle rare volte che la vedevo disegnava sempre.

Si rannicchia nel suo posto e finisce nel suo mondo. Un mondo fatto di violenza, abusi, segreti, sacrificio e bramosia di libertà.

Quella libertà che troverà solo nella morte perché si lega troppe cose al dito.

"Barnes mancano dieci minuti all'atterraggio. Hai finito il disegno?" Chiedo speranzoso che questa volte me lo faccia vedere, ma le mie speranze spariscono quando chiude il blocco senza la minima intenzione di farmelo vedere.

Scendiamo dal jet e respiriamo a pieni polmoni l'aria fresca del lago Athabasca.

Mi arriva subito alle narici odore di resina e abete. Mi giro per vedere se Ambra se n'è già andata ma la vedo ferma e sorride in un punto indefinito nel bosco.

Ha lo stesso sorriso della madre. Un sorriso che neanche i bambini il giorno di natale hanno.

Lei non sorride solo con la bocca ma anche con gli occhi che si illuminano come l'ambra colpita dai raggi del sole.

Vorrei che qualcuno mi sorridesse così quando mi vede, mi farebbe credere di nuovo nell'amore.

"Sono qui." sussurra più a se stessa che per informarmi della loro presenza.

Dance of the dark /Pietro Maximoff Sospeso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora