9. The e biscotti no

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Pov Ambra

È già passata la mia settimana in Atabasha e sto aspettando nella stessa radura dove mi ha lasciato Jackson.

Sento la loro presenza dietro di me. Non mi lascerebbero mai da sola, solo quando mi vedranno partire con il jet se ne andranno più all'interno nella foresta. Mi chiedo se sentono la mia mancanza oppure no. Finalmente il jet arriva. Vado vicino alle porte e aspetto che le aprano.

"Anderson finalmente sei arrivato." Ascendere purtroppo non è Jackson ma mio papà.

"Papà?" Chiedo intimorita dalla sua cammina capisco che è incavolato nero.

"Sali." Mi ordina, io per la prima volta eseguo gli ordini senza ribattere. Una volta entrati il jet parte.

"Ambra ti rendi conto?"

"Cosa? Che anch'io ho una vita si me ne rendoconto." So che dovrei tranquillizzarlo ma sono una testa calda come lui e quando ci scontriamo volano scintille, fin da piccola tutti quello che conoscevano mio papà me lo dicevano.

"No, che ti poteva succedere qualsiasi cosa, siamo in mezzo al nulla, non c'è modo di chiamare i soccorsi."

"Non mi è successo nulla giusto papà sono qui viva e vegeta." Dico indicando il mio corpo.

"Me lo dovevi dire." Sorrido, so che non dovrei ma è più forte di me.

"Ecco il problema. Ora che non sono più sotto controllo mentale dell'Hydra non sai più dove sono, cosa penso, non mi puoi controllare." Appena sputo queste parole dettate dalla rabbia mi tappo la bocca. Cazzo non lo dovevo dire, lui non lo deve sapere.

"Cosa intendi dire Ambra?"

"Niente papà." So che sto mettendo a dura prova la pazienza della figura genitoriale che ho di fronte a me dato che la vena sul suo collo inizia a pulsare.

"Papà calmati ok! Sono solo andata all'aria aperta per una settimana, non è successo niente di preoccupante."

"Ma porca puttana Ambra possibile che tu non lo capisca che non sono arrabbiato con te, sono solo preoccupato. Ti ho appena trovata e non voglio che ti succeda niente. Cazzo sei mia figlia. Sei la persona che dovevo proteggere ma non ci sono riuscito. Credi che non abbia capito la frase di prima. Credi che non mi ricorda delle tue grida mentre ti torturavano le prime volte. Sei mia figlia, la mia bambina, sei la mia cucciola. Ti ho avuto con me per i primi tre anni della tua vita e poi ti ho potuta vedere solo quando sei entrata all'Hydra. Da soldato d'inverno io ti ho riconosciuta come mia figlia. Io ti riconoscerei sempre in qualsiasistato io sia. Ho bisogno di te. Ho bisogno di te come l'ossigeno cheuso per respirare." Io faccio un passo avanti e lo abbraccio.

"Papà scusami ma quella è la mia medicina,per essere forte ogni tanto bisogna crollare e quando crollo è lì che vado in mezzo ai boschi con loro. Un giorno ti porterò con me promesso." Dicendo queste parole mi rattristo perché so che è una promessa che non posso mantenere.

È una cosa più grande di me e che purtroppo non decido io su queste cose. È vero mi hanno detto che posso portarli con me, ma loro non vogliono.

Dopo il nostro scontro mi siedo come copilota. Prendo le cuffie per parlare con Tony e mio padre chiude gli occhi.

"Hey lupetta perché quel muso lungo,qualcuno ti ha calpestato la coda?"

"Non hai sentito il litigio che ho appenafatto con papà?" Lui mi guarda. Dal suo sguardo capisco che ha visto tutto, visto non sentito.

"Vedi Ambra quando tre anni fa abbiamo riportato indietro tutti dopo il blip, io ho usato le gemme dell'infinito. Sono quasi morto per quello infatti sono entrato in coma. Sono stato in quello stato per sei mesi, per la troppa energia delle gemme. Non so neanch'io come faccio a essere ancora vivo. Pepper quando mi sono svegliato non voleva più che io fossi Ironman. Lo riteneva troppo pericoloso, a dire il vero lo ha sempre ritenuto pericoloso ma ora aveva la certezza e argomentazione. Dopo un po' di tempo quando la paura di perdermi era leggermente passata abbiamo parlato." Mi spiega cercando di farmi capire il punto di vista di Bucky.

"Lo so... è che vorrei che si fidasse di me. Sono grande. La vita non mi ha chiesto di essere forte. La vita mi ha costretto ad esserlo."

"Lo so lupetta, pensi che non lo sappia. Io purtroppo o per fortuna posso solo immaginare cosa avete passato voi tre ma prova a metterti nei panni di Barnes."

"Perchè? Perchè per una buona volta lui non si può mettere nei miei panni." Sputo con voce strozzata, sento gli occhi pizzicare a causa delle lacrime che vogliono uscire. Ricaccio indietro tutto. Una volta una persona a me cara mi ha detto di imparare a controllare i sentimenti e tutti tremeranno non appena incroceranno il tuo sguardo.

Ero al mio primo giorno al campo di addestramento, avevo solo quattro anni e la persona che dirigeva il campo per consolarmi mi diede questa dritta. Ho fatto mia quella frase.

Nel mio viso se voglio nonscorgerai nessuna emozione. Ora in questo attimo preciso è il momento di diventare fredda come il ghiaccio. Alzo la testa e chiudo gli occhi. Prendo un respiro profondo e abbassando la testa apro le palpebre che mostrano i miei occhi ambrati senza più nessun sentimento. Freddi. Come le cose che sto per dire non mi toccano, non se non soffrissi quando ricordo quello che ho passato. Ma si soffre da soli. A nessuno interessa come stai veramente.

"Perchè tu hai molto più sangue freddo, ti ho visto in azione. Cazzo. Ci fai fregati tutti. Sei entrata alla Stark Tower fingendoti una civile indifesa, ci hai rubato un jet da sotto il naso. Sei riuscita a far entrare un perfetto sconosciuto in casa e non ci siamo accorti fino alla mattina del giorno dopo che eri sparita, tutto questo in sole due settimane che ci conosciamo. Poi ti ho visto combattere. Nessuno ti può battere, o meglio nessuno di noi ti può combattere. Forse Pietro dato che è super veloce." Io faccio un ghigno. Nessuno sa fin dove mi posso spingere nemmeno io e forse è meglio così.

"Lo so Tony ma vorrei solo che si fidasse di me." Sospiro.

"Ambra anch'io ero spaventato che ti avessero rapito quelli dell'Hydra."

"Ma non..."

"Lasciamifinire per una buona volta. Stavo dicendo, che anch'io avevo paurache ti avesse preso l'Hydra perchè non immagino ti diano tè e biscotti."

"Tè e biscotti no ma torture e abusi sì. Ero la vicina di cella di papà. Io sapevo chi era, lui non mi ha riconosciuto o almeno credevo. Una volta non ho portato a termine una missione, un testimone mi era sfuggito. Lo hanno torturato. L'hanno torturato con l'elettricità, con le scosse. Più io urlavo di smetterla più aumentavano l'intensità delle scosse ho dovuto imparare ad avere il sangue freddo Tony."

"Sai Barnes hai veramente una figlia in gamba." urla Tony.

Bucky alza lo sguardo e si mette le cuffie per sentire quello che ha detto tre secondi prima la persona seduta accanto a me.

"Ripeti nonti ho sentito" Tony apre la bocca per far uscire i suoni che poiformano le parole ma viene interrotto da una chiamata di Sam. Accetto la chiamata.

"Tony abbiamo un problema!"

"Non sono Tony, sono Ambra che tipo di problema."

"Ciao piccola Barnes." Alzo gli occhi al cielo, non mi piace quando usano questo soprannome.

"Abbiamo ricevuto una chiamata d'aiuto dalla città di Seattle, un mio amico che abita lì mi ha inviato le foto. Non ci crederete mai ai vostri occhi."

"Cosa c'è Sam taglia corto." Lo interrompe papà.

"Altro che alieni e viaggi nel tempo. La c'è direttamente il Minotauro quello della cultura egiziana avete presente metà toro e metà umano. La parte sopra umana e quella sotto toro." A quelle parole mi si raggela il sangue. Non può essere vero.

"È greca ignorante e poi è il contrario la parte sotto umana e quella sopra toro. Ma non può essere vero, non può insomma essere stato ucciso più di tremila anni fa da Teseo. Non può essere..." non faccio in tempo a finire la frase che inizio a vedere puntini neri negli occhi, sbatto le palpebre e muovo la testa da sinistra a destra per togliere quei puntini ma cado.

L'unica cosa che sento è un dolore lancinantealla testa, poi più nulla solo buio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 02, 2022 ⏰

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Dance of the dark /Pietro Maximoff Sospeso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora