4 - Ieri l'altro

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"Quei sogni in fondo
al sotto sella
e i caschi sul manubrio.
Discutere per ore
senza mai arrivare al punto."

[Due anni e mezzo prima]

Al risveglio, Simone non ricorda molto della serata precedente con i suoi amici.
Come al solito, Manuel deve essersi preso cura di lui, deve avergli tolto i vestiti e deve averlo messo a letto.

La prima cosa che lo colpisce, dopo aver sollevato le palpebre, è l'odore dolciastro e invitante del cioccolato che sembra provenire dalla cucina, assieme a quello del burro e chissà quale altra delizia mescolata in quel mix di odori irresistibili.

Lui sa perfettamente che Manuel gli sta preparando la colazione, lo fa tutte le volte che Simone non sta bene o deve recuperare da una sbronza, soprattutto dopo un sabato sera, quando sa di potercisi dedicare con la dovuta calma perché di domenica, per fortuna, non lavora.

Simone fa per mettersi a sedere, si stropiccia gli occhi, e subito una voce lo raggiunge.

- No, no, no. Stai giù. Ti porto la colazione a letto - Manuel si avvicina, gli posa le mani sulle spalle e lo aiuta a posare la schiena contro i cuscini sollevati, per farlo stare più comodo.
- Ma non ce n'è bisogno, sono in grado di alzarmi - replica il ragazzo a letto, trovando esagerata l'apprensione del suo fidanzato.
- Ma infatti non ce ne sta alcun bisogno, so io che te voglio coccolà un po'.

Allora se ne va, sparisce dietro la porta di legno laccata di bianco, e inizia a trafficare con piatti e posate in cucina.
Prende il vassoio da letto, ci posa sopra una tovaglietta di tessuto nera, poi orna il tutto con due tazzine di caffè, un piatto con dei pancake fumanti su cui lascia colare il cioccolato nero e bianco.
Un paio li mette su un piattino a parte, con della marmellata di mirtilli accanto, perché tanto lo sa che a Simone piace farcirsi le cose da solo.
Quando è tutto pronto si sfrega le mani e solleva il vassoio, dirigendosi in camera.

Nel momento in cui Simone lo vede arrivare e camminare lentamente per non rovesciare nulla, soprattutto il caffè, si lascia sfuggire un sorriso.

Quel che vede è esattamente ciò di cui crede di aver bisogno per il resto dei suoi giorni per ritenersi felice.

Gli dispiace non poter assistere a questa scena molto spesso, perché Manuel si alza ad orari in cui il sole non è ancora sorto per andare al lavoro, solitamente, non riuscendo a incrociarsi mai per fare colazione insieme.

Il ragazzo pone il vassoio sulle gambe di Simone e, quando è sicuro che non possa ribaltarsi, si stende accanto a lui.
Gli circonda la vita con le braccia e posa la testa sul suo petto, tanto che i ricci vanno ad infastidire Simone che prova ad appiattirli un po' con la mano, per poi poter poggiare il mento ad affondarci dentro.

- Come stai? Ti sei ripreso?
- Non lo so ancora, forse ho un po' di mal di testa, ma sicuramente starò meglio dopo questa colazione.

Si mettono comodi, Manuel afferra forchetta e coltello e inizia a ritagliarsi dei pezzettini dei pancake impilati e ornati di cioccolato ai due gusti, mentre Simone, com'era prevedibile, si dedica alla farcitura di mirtilli per il suo dolce senza colata.

- Sei felice?
Simone rimane perplesso, un sopracciglio alzato, intento a scovare nel viso di Manuel un qualsiasi indizio per cui comprendere quella domanda.
- Si, certo.
- Intendo con me, qui. In questa casa, con questa vita.
- Manuel, perché mi fai questa domanda? Non sei felice con me?

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