7 - Occhi profondi

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"Servirebbe avere occhi profondi,
grandi,
come due pozzi neri."

Sono trascorsi alcuni giorni.
Ma non è servito per scrollar loro di dosso la sensazione di starsene stretti in quel momento di vicinanza sputata addosso all'altro, nella debolezza.

Simone è tornato in palestra, gli occhi di Manuel gli sono bastati per riprendersi in mano le giornate e lottare per riaverlo, per ritrovarlo.

Le speranze di poter tornare a casa si sono triplicate, adesso deve solo essere se stesso, impegnarsi per dedicarsi a lui, per riavvicinarsi nei modi giusti e a piccoli passi.

Per scaricare la tensione, quando arriva sera e si sente leggermente demotivato, Simone ha iniziato a prendere l'abitudine di farsi una corsa prima di andare a dormire, anche se poi con l'adrenalina ancora in circolo non ci riesce così facilmente.

Questa sera ha deciso di compiere un altro giro, più largo.
Ha pensato bene di farsi qualche chilometro in aggiunta, ha pensato di provare a raggiungere casa.

Con la riproduzione casuale dei brani presenti sul suo smartphone parte la voce di Emma, con quella canzone di qualche anno fa che tanto amava ascoltare, almeno quelle tre volte al giorno, perché lo faceva pensare a lui.

"È più bella questa città
quando sale la luna
mentre dormono tutti già.
Tutti tranne me."

Gli risulta inevitabile alzare gli occhi al cielo per scorgere quella palla luminosa che incanta un po' la vita di tutti.
È quasi mezzanotte, effettivamente non ci sono altri pazzi come lui che si allenano a quell'ora, ma essendo un lunedì non è neanche così comune trovare molta gente in giro, soprattutto per le vie secondarie che sta percorrendo.

"Io mi scordo di dimenticarti
non ho mai avuto occhi profondi.
Sei negli occhi
e via da lì non scendi."

Quegli occhi.
I suoi occhi.
Lo perseguitano da anni.
Con quelle linee perfette, che vanno a chiudere delicatamente l'estremità in una punta armoniosa. Le ciglia lunghe, che proiettano ombre affascinanti al posto delle occhiaie ogni volta che Manuel abbassa lo sguardo.

Che Simone avrebbe voluto dirgli un sacco di volte di non piegarlo verso il basso, di non coprire con le palpebre le sue iridi scure, mai. Ma poi si sarebbe perso quel gioco di ombre che si crea grazie ai capelli ricci ricadenti sulla fronte e le ciglia folte.

Io mi scordo di dimenticarti.

Come potrebbe? Se anche ci fosse un modo, Simone non vorrebbe scoprirlo.
L'unica cosa che aspirerebbe a cancellare con un solo colpo sono i suoi sbagli, se solo potesse farlo.

Senza rendersene conto, con l'aiuto di quella canzone che gli ha impresso nella mente ancora di più, se possibile, gli occhi di cui è innamorato, Simone si ritrova a pochi passi dalla sua via preferita.

Quella che porta ad un campanello di casa con i loro nomi d'inchiostro nero su carta bianca, insieme.

Si soffermava sempre a guardarli, prima di imboccare il piccolo vialetto per rientrare in casa.
Lo facevano sentire parte di quel quadro, tanto sperato, tanto sofferto, poi finalmente reale.

Adesso ci è vicino, in pochi passi ci si ritrova a leggerli di nuovo.
Manuel non ha tolto il suo nome.
Deglutisce alla vista del suo nome e cognome sotto quello di lui.
Per quel citofono, loro sono ancora insieme.

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