6 - Scusa

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"E ho rovinato tutto
un'altra volta."

Sono passati tre giorni.

Simone vorrebbe pure rispettare il silenzio e la probabile confusione di Manuel, ma non riesce a fare a meno di pensare che possa averlo portato proprio lui a chiudersi ulteriormente.

Se possibile, se la prende ancora di più con Davide, ignorandolo totalmente da giorni e rispondendo stizzito alle poche domande che il ragazzo prova a porgergli, anche lavorative.

Si è assentato per il corso del pomeriggio precedente, fingendosi raffreddato, e non ha intenzione di presenziare neanche oggi.

Matteo percepisce il suo essere particolarmente elettrico, tanto che tenta di lasciarlo da solo quando lo vede girovagare per casa silenzioso, come se avesse una nuvoletta nera sulla testa. Ma è la quinta volta che, rientrando, lo ritrova sul balcone coi gomiti contro la ringhiera scorticata e arrugginita, intento a fumare una sigaretta.

E dal suo pacchetto non manca nulla, quindi è evidente che Simone abbia iniziato a comprarle.

- Simò - cautamente scosta la tenda e fa scorrere la sua voce attraverso la fessura della porta lasciata socchiusa, poi si fa spazio per uscire anche lui sul balconcino, alla luce del sole che sta ormai tramontando.

Simone neanche ci prova a nascondersi.

Sa comunque di risultare ridicolo a fare quel che sta facendo, soprattutto perché non è un ragazzino e non è comunque il caso, dato il suo lavoro.

Non può ottenerne nulla di buono da quell'azione, ma al momento è l'unico modo che possiede per disintrecciare un minimo il fascio di nervi che è diventato.

- Posso sapere che stai a fà? - Matteo fa aderire i polpastrelli delle dita di entrambe le mani, si posiziona accanto all'amico e fa scorrere un braccio per agganciare quello dell'altro.

- Non si nota? - Simone risponde un pò fiacco, sa di risultare antipatico ma proprio non riesce a ritrovare la sua delicatezza e la sua gentilezza, è una battaglia persa in partenza.

- Se nota, se nota. E mi fa anche incazzare - vuole fare il duro, Matteo, ma sa benissimo di non esserne capace. Quello che vuole essere un rimprovero appare come una docile richiesta.

- Parli proprio te che fumi un sacco.

- Si, ma io non so sportivo, non lo faccio de lavoro e fumo da anni. Me pare un pò tardi per te per inizià, non credi?

Simone tira fuori il fumo alzando la testa, tossisce appena perché anche a volerci provare, in fondo, sa di non esserne neanche capace.

Matteo lo vede, quello sguardo incupito, amareggiato, appesantito da tutta quanta la situazione che sta vivendo.

Conosce ogni minimo dettaglio di quel che è successo fra lui e Manuel e l'incontro con Davide, praticamente potrebbe benissimo aver imparato a memoria ogni passaggio degli ultimi avvenimenti, per quante volte Simone glieli abbia ripetuti fino allo sfinimento. Soprattutto la sera, prima di andare a dormire, in un movimento continuo di passi che vanno da un lato all'altro della sua camera, Simone si cimenta in uno dei suoi tanti monologhi infiniti, gesticolando animatamente davanti agli occhi assonnati di Matteo, che però non cede ad addormentarsi prima che l'amico si sia calmato.

- Vabbè, ho bisogno di rilassarmi, sarà solo per questa fase.
- E ce stai riuscendo?
- A fare che?
- A rilassarti.

Simone guarda quella piccola condanna che mantiene in equilibrio fra indice e medio, osserva quella sottile scia di fumo che si fa spazio nell'aria, per poi creare cattivo odore intorno a loro.

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