Echi nel buio

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Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi

-Charles Evans Hughes

Buio.
Buio avvolgente.
Ma non affatto tranquillizzante.
L'aria nella camera era fresca e si stava abbastanza bene.
I suoi occhi si aprirono e i suoi polmoni inspirarono quell'aria fresca.
I suoi occhi si mossero scattanti nel buio mentre egli si svegliava e cercava di capire la situazione.
Le coperte erano quasi del tutto cadute dal letto ed egli era seduto sul soffice materasso segnato dal peso del corpo.
Tutto attorno a lui era fresco. Non un buon segno.
I suoi bulbi oculari di nuovo si mossero, verso una luce rossa. I numeri rossi della sua sveglia erano abbastanza visibili tra tutto quel buio.

3:30

Dalla finestra non vedeva nulla, le cortine pesanti erano tirate, non si riusciva a vedere nemmeno la classica luce bianca dei lampioni. Eppure egli era sicuro che ci fossero ma stranamente era tutto immerso nel buio più totale.

3:31

Il silenzio nella camera la faceva da padrone. Si insinuava ovunque, sulle pareti, tra le pagine dei libri, sotto il letto, nell'armadio, tra i suoi capelli, dappertutto.

3:32

Egli non osava rompere tutta quella quiete, quel silenzio di morte, quella pace che, tra pochi rintocchi d'orologio, si sarebbe lentamente sciolta...
'Chi è là?' pensò egli.
Vedeva a stento i numeri nell'oscurità, apparivano grigiasti a causa di un problema, nonostante sapesse benissimo che erano rossi.
E che si era aggiunto un altro temuto minuto.

3:33

Egli non aveva paura di quell'orario. 'Solo i bambini ne hanno paura', pensò egli osservando i numeri.
Da molti quell'orario viene chiamato 'l'ora del Diavolo' perché è la metà del numero 666 e si dice che accadano eventi paranormali e paralisi nel sonno.
Ma egli non credeva a quelle sciocchezze.
Si sdraiò di nuovo sul letto ma, nonostante fossero passati solo quattro minuti da quando si era svegliato, questo sembrava freddo e duro come il ghiaccio.
Egli assunse un'espressione accigliata ma non osò muoversi.
I suoi occhi fissavano il buio che, stranamente si faceva leggero e, allo stesso tempo, denso come l'acqua.
Il silenzio, nel frattempo, si scioglieva, rivelando numerose voci. Voci leggere e sussurrate, come il vento che fruscia tra le chiome degli alberi.
L'orario non osava cambiare, sembrava che il tempo si fosse fermato.
I numeri, con una spaventosa lentezza, mutarono in due occhi, rossi e luminosi, che fissavano lui.
'Ma che diavolo sta succedendo!?', pensò egli cercando di produrre un suono con la gola chiusa da una specie di nodo.
Altri occhi apparvero, ovunque, bianchi, neri o a spirale bianca e nera.
Sussurravano, parole velenose le loro.
'Aiuto!!', urlò egli nella sua mente mentre il suo corpo si irrigidiva e assumeva contro la sua volontà la posizione a mummia.
Poi, nel buio, si aprì una voragine, densa, ancora più buia dell'oscurità della stanza. Freddo. Freddo glaciale che succhiava il calore dalle membra di lui.
Intanto questa si avvicinava. Sempre di più. Un urlo sordo e acutissimo incominciò a risuonare contro le pareti della stanza che scompariva.
Egli chiuse con forza gli occhi gonfi, lucidi e doloranti, mentre le lacrime si ghiacciavano ancora prima di uscire dagli occhi.
La cosa si avvicinava, gli occhi continuavano a guardare lui, quelli rossi non accennavano a scomparire, anzi, anche questi si avvicinavano!
Il fischio aumentò di volume, la cosa sfiorò il suo corpo e...






Egli cadde dal letto, coperto di sudore dalla testa ai piedi.
La sveglia segnava le 6:20 e il cellulare suonava con le note di una canzone rock abbastanza fastidiosa.
Il ragazzo si alzò da terra, si risedette sul letto e, guardando lo schermo del cellulare e l'utente che lo contattava, accesse alla chiamata e disse con voce inpastata: "Non potevi svegliarmi prima, Darryl?"

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