Conoscenze

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George era stupefatto.
Nuovo compagno? E da quando!?
Queste domande le rivolse a Darryl che rispose: "So molto poco di lui ma ho sentito che viene dalla Florida ed è venuto qui in California per studiare. Non capisco come mai ma magari le scuole nel suo stato non sono ottime, perciò è venuto qui."
"E quanti anni ha?"
"Non lo so ma penso che vada anche lui in quinta superiore, come noi."
A quanto pare aveva passato alcuni anni scolastici nel suo stato ma poi, misteriosamente, aveva voluto cambiare. 'Magari gli chiederò, se lo incontrerò', pensò George per poi chiedere: "Ma almeno sai com'è di aspetto fisico?"
"No, mi dispiace!", rispose l'occhialuto sconsolato.
'Grandioso, non mi sei stato affatto utile, Darryl. Vabbè, magari lo presenteranno i professori', pensò George alzando gli occhi al cielo mentre si dirigeva verso la scuola con Darryl.

Entrò dalla porta facendo passare l'amico per poi entrare a sua volta. Meno male erano arrivati in largo anticipo, di 15 minuti.
Stavano camminando per i corridoi per cercare i loro armadietti e li trovarono. Quelli di George e Darryl erano separati da una decina di altri.
'Allora, cosa abbiamo alla prima ora oggi?', pensò il moro appena posò gli occhi sull'orario scolastico attaccato alla porticina dell'armadietto.

Chimica per le prime 2 ore.

Fece spallucce e continuò.

Mate. 1 ora.

'Evvai, ho fatto tutti i compiti! E così almeno Darryl non si beccherà un'altra dimenticanza', pensò egli con un sorriso.
Finì di guardare l'orario, facendo una faccia disgustata per le ultime due ore d'inglese, per poi chiudere l'armadietto e dirigersi verso la classe della prima ora.
Non fece qualche metro che qualcuno gli passò accanto facendogli lo sgambetto di proposito.
"Attento, daltonico!", gli urlò il mascalzone mentre George imprecò mentalmente. Lo guardò sparire dietro l'angolo, poi si girò per raggiungere la sua destinazione.

Almeno così credeva...

Infatti andò a sbattere contro qualcuno cadendo di schiena, suscitando anche alcune risate provenienti dagli altri studenti che riempivano pian piano i corridoi.
"Accidenti!", esclamò una voce maschile vedendo George a terra.
Mentre il moro si stava alzando la voce replicò: "Lascia che ti aiuti!"
"No grazie, sto bene!", rispose il primo allungando una mano per non permettere al ragazzo davanti a lui di toccarlo. Appena si rimise in piedi, alzò lo sguardo per vedere chi era stato a farlo cadere. Un ragazzo più alto di lui gli si parava davanti, con un'espressione preoccupata in volto.

Era di poco più alto di George e di corporatura palestrata ma non troppo.
I capelli erano molto mossi e di un biondo sporco con radici castane. Non erano tinti.
Il volto era perfettamente ovale, con la mascella non troppo squadrata, la pelle abbronzata e una montagna di lentiggini sul naso appuntito e sulle guance sode. Gli occhi erano grandi, di un verde smeraldo luminosissimo (che a George apparivano gialli tendenti al grigio), incorniciati da ciglia abbastanza lunghe e da sopracciglia marroncine con qualche pelo biondo. Addirittura, sotto l'occhio destro, aveva il classico neo sexy dei tipi fighi dei film.
Le labbra erano molto belle, carnose e rosee.
Il mento non aveva la fossetta ed era contornato a sinistra da un paio di nei.
L'abbigliamento era causal, con qualche dettaglio che gli dava l'aria di bravo ragazzo.
Indossava una maglietta verde lime molto sobria, senza scritte tranne che per un piccolo disegno fatto a pennarello su una manica. Una faccina sorridente. Strano.
I pantaloni erano perfettamente puliti, bianchi, apparentemente di cotone, che avvolgevano le sue gambe atletiche. Attaccati alle tasche c'erano diversi gingilli e catenine e anche al collo aveva una collana dorata nascosta sotto la maglietta.
Le scarpe erano delle converse nere con i lacci colorati anch'essi a pennarello, e sulla punta erano disegnati gli stessi smile.

"Non fa nulla, ma grazie di esserti preoccupato per me", rispose freddo George superandolo.
Nonostante avesse la testa bassa e si guardasse le scarpe mentre camminava, sentiva uno strano pizzicore alla nuca.
'Mi sta guardando', pensò il moro continuando per la sua strada con lo sguardo basso. 'Ma che vuoi tu?', pensò scocciato dato che il pizzicore non cessava. 'Che hai, mi segui!? Sono sbattuto contro di te, sì, ma perché mi segui!?!'
Ruotò verso sinistra la testa e notò, con la coda dell'occhio, infatti, che il ragazzo andava nella sua stessa direzione ma non lo guardava.
Intanto il pizzicore non si interrompeva.

Finalmente, dopo un po', George arrivò a destinazione. Intanto si erano fatte le 7.55 e suonò la prima campanella che esortava gli studenti ritardatari ad entrare.
Appena il moro entrò in classe, il pizzicore alla nuca svanì.
'Evvai, me lo sono tolto di torno!', pensò, alzando leggermente le braccia al cielo per poi sedersi al suo posto.
Si guardò intorno. Era tutto identico all'anno scorso, con gli stessi cartelloni che minacciavano di cadere da un momento all'altro, la stessa lavagna perfettamente pulita, la stessa macchietta di muffa nell'angolo tra il muro e il soffitto, gli stessi banchi scarabocchiati e sotto coperti da una moltitudine di chewing gum.

Ma aspetta!

Il moro si accorse di una cosa nuova, facilmente distinguibile tra le altre. Un banco nuovo e lustro era stato aggiunto all'aula.
Il moro si ritrovò a pensare al ragazzo di prima, quello con cui si era scontrato, e a domandarsi se non fosse lui il nuovo compagno della Florida e se fosse stato smistato in classe loro.
Proprio in quel momento, una notifica arrivò al suo cellulare. Erano le 7:58. Aveva due minuti per rispondere per poi non toccarlo fino alla piccola pausa tra l'ultima ora di chimica e l'ora di mate.

Il messaggio proveniva da Darryl e diceva:

D: Hey George, ho visto la scena di te con il ragazzo e credo che sia quello nuovo.

G: Certo, vedi tutto quello che non devi vedere, Darryl. 😑

D: 🤣🤣🤣🤣

G: Sì, bravo. Ridi ridi che ora arrivo e ti sistemo la faccia! 😝😈

D: Mi fai morire, George!! 🤣🤣🤣🤣🤣🤣
Comunque sto arrivando, tienimi il posto.

G: Ma dai, pirla, guarda che i posti sono sempre gli stessi dall'anno scorso!

D: LINGUAGGIO!!

A quell'ennesimo rimprovero, George si mise a ridere e chiuse il telefono proprio mentre la maggior parte degli studenti entrò nella classe, seguiti anche dal professore.

Chi si alzava dal posto e chi rimaneva in piedi appena arrivava... tutti salutarono il professore. Dopo le presentazioni, il professor Smith iniziò immediatamente la lezione illustrando il programma annuale e iniziando a spiegare il primo argomento.

Non passò neanche mezz'ora che qualcuno busso alla porta della classe.
"Avanti", ordinò in modo pacato il professore. Entrarono la vicepreside e un ragazzo.
Anzi.

Il ragazzo.

'Lo sapevo!', esclamò nella sua mente George appoggiando la penna con cui prendeva appunti e facendo così riposare la mano dallo scrivere forte e velocemente.

"Salve, ragazzi", iniziò la vicepreside, "qualche giorno fa si è iscritto alla nostra scuola questo ragazzo".
Tutti erano in silenzio e non osavano proferire parola. "Se vuoi presentarti", aggiunse lei rivolta al ragazzo. Questi fece un passo avanti e parlò. La sua voce era profonda ma incrinata dall'imbarazzo e dalla timidezza. Nonostante ciò, cercava di apparire il più sicuro possibile e solo un occhio attento si sarebbe accorto che era tutto il contrario.

"Ciao a tutti, mi chiamo Clay Allen, vengo dalla Florida e ora studio qui per una carriera da programmatore. Spero possa essere un anno bello per tutti".

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