Lo scontro

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Uno di loro mi spinge con una mano mentre nell'altra tiene un coltello che mi punta sul fianco e sorrido e si stranizza. "Ma perché sorride sta stronza?". Lo dice così, a voce alta, giusto per farlo ascoltare agli altri e così farmi dare una punizione ancora più esemplare. O per ammazzarmi meglio.

Si fermano alcuni scooter. Scendono. Altri già sono li. Sembra un tribunale.

"Allora ecco la nostra Ketty, che si mette a difendere le lesbiche. No, ma lei è pure lesbica. È proprio una puttana a cui piace di tutto. Vero Ketty?"

"Si"

"Avete sentito?"

"Come a tua sorella e tua madre" rispondo.

"Stai zitta stronza! Adesso ti soddisfiamo noi!"

Mi vogliono accerchiare. Due si avvicinano per bloccarmi le braccia. Io ho le mani in tasca. Del giubbotto. Sento freddo e sono sola. Quasi circondata. Le mani sono fredde. È un po' sudate. Quella sinistra specialmente.

Già sorridono, hanno indosso dei cappucci. Qualcuno ha già il cell in mano. Lo spettacolo sta per iniziare. Sono sette. Li ho contati tutti.

Fanno uno più schifo dell'altro.

Wanted KettyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora