10. Mancanze dolorose

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KAGEYAMA POV:

Mi svegliai di scatto preso da un attacco di panico, appena mi calmai andai in cucina a bere un bicchiere d'acqua, guardando l'orologio notai che erano le 03:40, cazzo molto probabilmente non mi sarei più addormentato.

Rassegnato mi stesi sul letto e presi il telefono, mentre cazzeggiavo nella galleria notai questa foto:

Oh, quanto cazzo mi mancava quel mandarino, ricominciai a piangere ininterrottamente, avevo bisogno di lui, era l'unico che riusciva a capirmi, l'unico che c'era sempre stato, l'unico che mi dava una mano ad andare avanti, l'unico a cui importava ...

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Oh, quanto cazzo mi mancava quel mandarino, ricominciai a piangere ininterrottamente, avevo bisogno di lui, era l'unico che riusciva a capirmi, l'unico che c'era sempre stato, l'unico che mi dava una mano ad andare avanti, l'unico a cui importava veramente qualcosa di me, l'unico che credeva veramente in me.

Iniziai a respirare male, no, non ancora , non dovevo farmi prendere dall'ansia, lui si sveglierà, tornerà da me...si lui lo farà.

Nonostante questo continuai a darmi la colpa per tutto, ero proprio uno stupido.

Era quasi l'orario in cui si sarebbero svegliati i miei, quindi decisi di uscire prima di loro, tanto non avrei dormito comunque, e a loro non importava.

Uscii senza neanche guardarmi allo specchio, non mi importava, in questo momento era l'ultimo dei miei problemi.

Andai sulla collina in cui mi dichiarai ad hina, tutti i ricordi con lui iniziarono a riaffiorarmi nella mente.

Perché?
Perché doveva succedere proprio ora?
Il fato mi odiava così tanto?
Molto probabilmente si, la persona più importante della mia vita ora è in coma in ospedale molto probabilmente per colpa mia, mi sento così sbagliato, come se mi stessero per schiacciare da un momento all'altro, stavo procurando problemi a tutti, alla mamma di hina e sua sorella ho tolto un componente della loro famiglia, alla squadra ho tolto l'anima del gruppo, ma sopratutto a me, ho tolto l'unica persona che riusciva a farmi sorridere nonostante tutto.

Volevo vederlo, anche se molto probabilmente sarei stato peggio a vederlo lì, su un lettino, in fin di vita, ma non mi importava, lui non vorrebbe che smettessimo di vederci solo perché lui è in ospedale.

Quindi mi rialzati da quella collina in cui avevo tanti ricordi, e iniziai ad incamminarmi in ospedale,  non sarei andato a scuola, non finché non avrei avuto un mandarino salterino al mio fianco.

Dopo circa mezz'ora di camminata arrivai finalmente davanti all'ospedale, salii al piano di sopra e andai davanti alla stanza 148 dove trovai un dottore davanti alla porta, mi affrettati ad avvicinarmi e a chiedergli se potevo entrare, lui mi diede una risposta positiva spostandosi per farmi entrare.

Aprii lentamente la porta, la richiusi successivamente alle mie spalle per poi andarmi a sedere sulla sedia di fianco al letto.

Lo iniziai ad osservare intensamente, mi sentivo sempre più in colpa.

Che senso aveva la mia vita?

senza di lui proprio nessuno.

KAGEYAMA NO.

lui non vorrebbe questo.

gli presi delicatamente la mano iniziandola ad accarezzare mentre gli ripetevo varie frasi disconnesso tra di loro

"svegliati ti prego"

"non riesco più a dormire"

"odio i miei"

"boke ti amo"

"mi manchi"

no ok.

veramente le persone in coma riescono a sentire quello che gli si dice?

beh spero proprio che sia vero.

gli strinsi ancora la mano come per fargli capire che io c'ero

"Ehm senti boke, vedi di svegliarti, lo so che te lo continuo a dire, ma veramente, non so cosa fare senza di te, mi sento vuoto, senza un senso, eri l'unica persona per cui riuscivo ad andare avanti, quindi ti prego, non farmi questo, non abbandonarmi anche tu, avevi promesso che mi avresti sempre aiutato , quindi ti prego non andartene, non ora, non così..non per colpa mia" all'ultima affermazione iniziai a singhiozzare ancora di più, per poi riprendere

"sai, ieri notte quando sono tornato a casa i miei mi hanno iniziato ad urlare contro ancora, non li sopporto, perché non possono semplicemente accettare il proprio figlio? è una cosa così tanto difficile? se fossi io sbagliato? cioè nel senso, loro non mi accettano, e credo mai lo faranno, ma non credo siano gli unici, in questa società di merda non si può neanche amare liberamente,"

"hina mi manchi"

improvvisamente però si aprì la porta e ne intravidi un dottore

"questo è il telefono del ragazzo, mi hanno detto che lo può tenere lei"

"grazie mille".

lo presi tra le mani e lo accesi, nel mentre il dottore uscì dalla stanza.

aprii whatsapp e notai vari messaggi di Kenma,  ah vero che erano grandi amici.

aprii la chat, ero curioso.

                                Kenma

ei hinata, tutto bene?

è da un po' che non rispondi
mi sto preoccupando.

comunque come va con kageyama?

mi sono fidanzato con kuroo

hinata tutto bene?

hinata ci sei?
     
                               ei kenma, sono      
                               kageyama, hinata è in   
                               coma da ieri per questo
                               non ti risponde

oddio, in qualche
modo vengo a miyagi
           
                                EH??? MA STAI MALE?

no, sono solo preoccupato
per un mio amico.

                                 ti conviene.

Vabbè spensi il telefono di hinata e lo misi nella tasca della tuta insieme al mio.

kenma voleva venire a trovare hinata.
non potevo essere geloso di kenma dai, ora si era pure fidanzato quindi apposto dai.

Mi girai per guardare hina e vidi una strana smorfia sul suo viso, automaticamente gli sorrisi, era così buffo, e così dannatamente carino.

Il dottore mi informò che erano finiti gli orari di visita e anche della salute di hina, sembrava stesse migliorando piano piano.

Appena sentii queste parole non riuscii a trattenere un sorriso pensando a quel mandarino che mi urlava contro perché vincevo le gare di corsa che facevamo.
E con questi pensieri che farfugliavano nella mia mente mo avviai verso casa, ma non casa mia, quella di hina, avevo bisogno bisogno parlare con sua madre.

Appena arrivai suonai il campanello e mi aprii la mamma di hinata, sembrava stesse meglio, molto probabilmente sarà stata informata della salute del proprio figlio.

Mi fece subito accomodare rivolgendomi un dolce sorriso, ci sedemmo a tavola e iniziammo a parlare.

Io mi scusai spiegandole le mie ipotesi mentre lei continuava a dirmi di stare tranquillo perché non era affatto colpa mia, mi chiese pure se volevo rimanere lì, visto che hina gli raccontò della mia situazione familiare accettai e andai in camera di hina.

Entrai nella stanza e un senso di nostalgia mi pervase, quanto mi mancava stare qua con quel nanerottolo, dopo circa mezz'ora andai a cenare con la mamma di hina e Natsu, sua sorella, che fu molto felice di rivedermi.

Tornai in camera e mi buttai subito sul letto,  mi ero cambiato prima quindi mi misi sotto le coperte per poi crollare e addormentarmi subito.

Un filo che ci unisce - kagehinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora