Mi svegliai inspiegabilmente di buon umore, era strano, mi sentivo come una principessa dei capolavori Disney.
Gli uccelli canticchiano appollaiati nei loro nidi sugli alberi, difronte alla finestra di casa mia.Uscii dal mio bozzolo di coperte ed osservai la sveglia posta sul comodino.
Ero in orario per il mio primo giorno di scuola, rimasi un po' a fissare il Display, incapace di spiegarmi come fosse possibile che fossi riuscita a svegliarmi riposata in tempo per la scuola.scesi al pino di sotto, scalpitando per le scale, dalla faccia che fecero i componenti della mia famiglia era evidente il loro stupore nel vedermi così energica di prima mattina; feci colazione mangiando fette biscottate con la marmellata e terminai di preparare la cartella con quei pochi libri che mi aveva dato la donna nella segreteria dell'istituto, il giorno precedente.
indossai la divisa scolastica e portandomi davanti allo specchio, con occhi chiusi trassi un grande respiro per prepararmi psicologicamente, quando li riaprii rimasi di stucco, l'uniforme mi stava benissimo ed era divertente, mi pareva quasi di essere una delle guerriere di Sailor moon, però non mi dispiaceva.
continuavo a guardarmi e riguardarmi allo specchio, non ero tipa da indossare gonne, ma insieme alla camicetta bianca... non sapevo come spiegarmelo, ma forse il fatto che adorassi la cultura giapponese e le sue divide scolastiche, mi permetteva di sentirmi a mio agio anche con la gonna.
con la cartella sulle spalle mi diressi verso la fermata del tram, che mi avrebbe condotta alla mia nuova scuola, l'ansia mi stava artigliando, incredibile, ma a quanto pareva in valigia avevo messo pure lei; l'avrei felicemente l'asciata in Italia.
avevo preso il tram e mi lanciavo occhiate nervose intorno, tutti parlavano in giapponese e capivo metà dei discorsi, però sarei stata in una classe di altri ragazzi stranieri, avevano detto che c'erano anche degli italiani; riversai la mia attenzione fuori dal finestrino, ad osservare le risaie, ne avevo sentito parlare, le voci erano vere, si trattava di una vera e propria attrazione turistica; il tutto irrigato dal fiume Kitakami.
il mezzo si fermò alla mia fermata ed io scesi, ritrovandomi a pochi passi dall'istituto, per trovarlo mi bastò unirmi alla miriade di studenti che si riversarono nei cancelli, percorrendo il cortile coperto da un tappeto di petali di ciliegio, il profumo di ciliegi in fiore era qualcosa di meraviglioso, riuscii a calmarmi un po'.
ripercorsi gli stessi passi che avevo fatto il girono prima ed entrai nel complesso, tirai fuori il foglietto con il nome della mia classe e mi diressi verso il punto informazioni per chiedere indicazioni per raggiungere la classe, al di la del bancone si trovava una signora anziana che assomigliava molto più ad un nano che ad una del sol levante.
<<Sei tu la ragazza nuova>> mi chiese una voce alle mie spalle, mi voltai di colpo, presa in contropiede, non mi ero accorta che qualcuno si fosse avvicinato a me; <<Ehm si>> ammisi impacciata, il ragazzo indossava l'omonima divisa scolastica, composta da camicia bianca e blue jeans, era magro e di statura media, aveva dei capelli castani che puntavano verso l'alto, probabilmente nel vano tentativo di apparire più alto, un ciuffo dei suoi capelli era tinto di biondo.
<<Sei Italiana?>> domandò con occhi da cucciolo, parlando nella mia lingua madre con un buffo accento. <<Si>> risposi sentendomi leggermente più a mio agio; <<Sarò la tua guida, ti va di fare un giro per l'istituto?>>
balzai bellamente la prima ora di lezione per girovagare per i corridoio scolastici, il ragazzo si chiamava Nishinoya, era un nome bellissimo, beh era la prima volta che conoscevo un ragazzo giapponese, fantasticai mentalmente di essermi trovata un amico straniero, ma scossi la testa, scrollandomi di dosso quell'idea.
il nostro tour volse al termine quando mi trovai dinanzi alla porta di quella che sarebbe divenuta la mia classe, da quado avrei varcato la soia, fino al termine degli studi. <<buona fortuna Senpai>>
mi obbligai a farmi forza e bussai, sentii mormorare ed entrai, miriadi di occhi mi fissavano, mi sentivo come se la mia immacolata camicia bianca si riempisse di pallini rossi, i classici mirini dei cecchini, non mi piaceva tutta quell'attenzione.
<<Oh benvenuta!>> esclamò il professore posando il libro di testo e facendomi un sorriso. <<prego entra pure>> mi accolse parlando in italiano, in tono gioioso.
<<ragazzi questa è la vostra nuova compagna Violetta d'antoni>> mi presentò l'uomo dai capelli scuri e l'elegante completo grigio; iniziò a ripulirsi le lenti degli occhiali con un apposito panno e mi indicò un banco vuoto; mi sedetti nell'unico posto libero, la mia vicina di banco era una ragazza magra dai lunghi capelli castani legati in una coda di cavallo.
rivolsi un saluto con la mano a quella ragazza, un gesto appena accennato. <<siamo quasi tutti italiani, non ti preoccupare>> mi sussurrò, mentre il professore riprendeva la lezione su quella che doveva essere letteratura giapponese. <<oh bene>> mentre cercavo di concentrarmi sugli ideogrammi che il docente disegnava alla lavagna fui colpita da una pallina di carta gigante cge atterrò sul mio banco vuoto.<<ah, il solito>> commentò la ragazza.
distesi il foglietto, realizzando ce si trattava di un bigliettino, che recitava "Ciao ragazza nuova, io sono Davide" mi voltai alla mia destra, da dove era provenuta la pallottola di carta; nel banco alla mia destra c'era un ragazzo biondo dalle spalle larghe quanto il suo sorriso che mi fece l'occhiolino.<<ignoralo>> mi consigliò la vicina di banco.
<<Ci prova con tutte>> affermò la ragazza mettendosi un paio di occhiali delle stanghette maculate. <<comunque io sono Arianna piacere>> si presentò <<Violetta>> dissi presentandomi a mia volta. <<Lui è Polacco, ma sa l'italiano meglio di noi e il rosso accano a lui è americano, lo chiamiamo Drey, anche se quel soprannome glielo ha dato Davide>> non feci in tempo a chiedere il perché, che la ragazza seduta nel banco davanti a me si voltò e unì gli indici come a dire che tra i due ci fosse qualcosa.
<<Lei è Ennis, viene dall'America>> spiegò Arianna, indicando alla ragazza mora con un cenno del capo. <<ed io sono Matteo>> esordì il ragazzo posto accanto a lei, era alto e magro, dai ricci castani, si sporse verso di me porgendomi la mano, soffocando un sorriso gliela strinsi. <<piacere>> il professore finse un colpo di tosse ed il ragazzo tornò immediatamente a sedersi composto.
mi sembrava tutto un sogno, ero in quella classe da una decina di minuti e tutti si comportavano gentilmente con me. <<lei invece e Giorgia>> informò Arianna indicando una ragazzina minuta alla sua sinistra. <<Italiana immagino>> commentai deducendo dal nome, la mia vicina di banco annuì <<e quella accanto a lei si chiama Liz e viene dall'Inghilterra.
<<noi da Napoli>> sentii ridacchiare alle mie spalle. nei banchi dietro di me c'era una ragazza dai capelli tinti di rosso e l'apparecchio sui denti che quando mi sorrise si illuminò. <<si è sempre Italia>> constatò Arianna. <<ma la parte migliore>> precisò il ragazzo dietro di lei, pareva avesse un cespuglio al posto dei capelli.
<<beh, benvenuta in quest'aula di pazzi>> concluse Arianna, c'erano altri ragazzi che non aveva presentato, ma era come se fossi già parte del gruppo di quelli che mi aveva presentato, era incredibile, ma le mie ansie si sciolsero all'istante, mi sarebbe piaciuto trascorrere le giornate in quell'aula bianca.
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una pallavolista chiamata Violetta
Fiksi Penggemarlontana da casa, dagli amici, dalla propria terra. in una scuola nuova. violetta si sente sola ed impaurita, si ritrova davanti alle sua fragilità. con un solo pallone da Pallavolo da cui attingere forza ed andare avanti.