Boston. Ho sempre amato questo posto, nonostante tutto quello che è successo, che detto sinceramente, conta poco.
Amo il modo in cui l'estate non è mai troppo calda e piacevole, l'inverno freddo ma grazie al mare non eccessivamente.
Guardo fuori dal finestrino una Boston tutta illuminata dalle insegne dei locali e il leggero vento che muove le foglie degli alberi.
«È ancora lunga?!» borbotta per l'ennesima volta Jinger arrotolandosi un boccolo azzurrino tra le dita.
«Si» dice serio Dan, probabilmente stressato dalla domanda, già fatta quattro volte nell'arco di soli dieci minuti.
«Sei antipatico!» si lamenta lei.
«E tu una bambina noiosa. Josh, tieni buona questa lagna» ribatte Dan, provocando una buffa risata da parte dell'amico.
Mi stiracchio sul mio sedile e sbuffo.
«Era meglio stare a casa e guardare la televisione, sapete?»
«E la lagna sarei io?!» mi grida nell'orecchio quella pazza di Jin «Smettila di lamentarti e sii felice una buona volta che usciamo insieme...» mormora lei scuotendo la testa.
«Okay, va bene» dico per poi tornare a guardare fuori dal finestrino le macchine passare e i lampioni illuminare le strade.
Passati quindici minuti interminabili arriviamo in un parcheggio colmo di macchine e, appena troviamo posto, parcheggiamo.
Tra una risata e l'altra scendiamo e ci dirigiamo verso un enorme edificio appena restaurato.
Trovare l'entrata non si rivela affatto difficile data la lunga fila di persone che sbuca da delle scale interrate a lato del palazzo.
Un'insegna luminosa rossa è posta poco sopra le scale, ben visibile da lontano.
Appena ci avviciniamo, ci mettiamo in coda, aspettando di entrare.
«Mio cugino ha detto di aver sistemato il locale. Prima faceva schifo come posto, ma a quanto pare ha buttato giù qualche muro di troppo e ha completante rifatto tutto. Non vedo l'ora di vedere l'interno!» commenta entusiasta Dan, girandosi tra le dita le chiavi della sua dodge charger del novantasei, per poi rispondere al telefono.
«Si?... ah, ottimo. Ti aspettiamo qui» dice lui e poi rimette il telefono in tasca.
«Danny ci farà passare la fila!» esulta lui e mi mette un braccio attorno alle spalle, appena inizio a strofinarmi le braccia.
Avrei dovuto mettermi una giacca almeno, fa troppo freddo per i miei gusti.
«Freddo Thea?» domanda abbassandosi un po' e appoggiando il mento sulla mia testa, data la sua altezza.
«Un po'... ma sei comodo?» gli chiedo ridacchiando e stringendomi di poco al lui, aggrappandomi al suo giubbotto di pelle.
«Si, sei comoda» mi prendere in giro lui fino a che non sentiamo una voce famigliare e ci giriamo nella direzione di questa.
«Ragazzi! Quanto tempo!» grida Danny venendoci in contro.
Non è cambiato per niente. I capelli scuri come al solito legati in una coda bassa, la barba sfatta e gli occhiali spessi sul naso.
È un artista.
«Non vedevo l'ora che arrivaste. Su, andiamo, vi mostro il locale!» dice lui per poi girarsi, facendoci gesto con la mano di seguirlo. Sorpassiamo la fila e ad alcune persone arrabbiate chiedo scusa. Arrivati alle scale le scendiamo.
Dal piccolo viaggio dalle scale al seminterrato, da cui proviene della musica alta, il muro è di un color blu notte, e su questo tanto piccoli puntini riposano insieme a diversi disegni che rappresentano la pace e schizzi sul muro di diversi colori. I graffiti abbelliscono l'entrata e la porta che nasconde il locale.
Appena Danny tira la maniglia della porta nera con sopra una scritta in francese, l'aria calda e l'odore di alcol mi investono, stordendomi un po'. Mi tappo il naso e chiudo gli occhi.
«Non mi piace...» borbotto prima che Dan mi prenda per mano e mi trascini dentro.
È tutto buio, tranne per le piccole lucine attaccate al muro che danno un colore rosso al salone e quelle stroboscopiche che illuminano il centro della sala, completamente colma di persone probabilmente già ubriache e sudate marce da far schifo.
Mi guardo un po' in giro e osservo il seminterrato trasformato però in un bellissimo locale notturno.
Le pareti sono tutte di colori diversi, che non riesco a distinguere per colpa delle luci che continuiamo a girare colorando ogni angolo del seminterrato.
In entrambi lati della grande stanza ci sono due piccole postazioni per bere e mangiare e in mezzo a questa c'è una sala da ballo, racchiusa da un palco abbastanza grande per tenere una band intera, dati gli strumenti già posizionati e dalla parte opposta la posizione del Dj, con i piatti, amplificatori, più di due computer e diverse persone che continuano a cambiare canzone, remixandola in modo osceno.
Appena prima di entrare prendo il biglietto dell'ingresso e pago e assieme a me anche i miei amici.
Danny ci accompagna al bancone subito sulla destra e ordina per tutti e anche per lui cinque Black Russian, che rifiuto, ma dopo un po' di storie da parte di Jinger, che dice che devo lasciarmi andare, porto il bicchiere alla bocca e ingoio il liquido scuro e un po' amaro, che mi fa bruciare la gola, ma che tutto sommato non è poi così cattivo.
Appena poso il bicchiere sul bancone Jin mi prende per mano, bacia Josh sulla guancia e mi trascina in pista.
«Avanti! Balla!» grida lei nel mio orecchio, cercando di superare la musica.
«Mi vergogno!» ribatto io, avvicinandomi a lei per farmi sentire.
Lei scuote la testa e mi da una pacca sul sedere per poi iniziare a ridere.
Si muove a tempo di musica, scuotendo i fianchi, attirando parecchi sguardi indiscreti senza accorgersene.
Io sembro un rinoceronte su dei trampoli, mentre lei una dea leggiadra, che non ha occhi se non per il suo ragazzo.
Gli manda sorrisi maliziosi e occhiate divertite, tenendolo d'occhio da lontano, stando attenta che qualche gatta morta non ci provi con lui. Ridacchio e inizio a sciogliermi e muovermi un po' più naturalmente appena mettono una canzone da me conosciuta, remixata stranamente bene. Appena il ritornello di "Animals" dei Maroon5 inizia mi sento meglio e provo a divertirmi anche io. Così, sulle note di una canzone di una delle mie band preferite, rido con Jinger e lei si avvicina sempre di più a me, cercando di allontanarsi da qualche ragazzo che le tocca il fondoschiena.
«Theeeea! Aiuto. Vieni tu al posto mio, non ne posso più! Questo testa di merda lo fa apposta!» si lamenta lei al mio orecchio, rompendomi un timpano. Acconsento con un cenno del capo e mi metto al suo posto, tirando qualche gomitata al ragazzo che importunava la mia amica qualche attimo prima e poi farla ridere.
Appena la musica finisce c'è qualche attimo di silenzio, e, prima che inizi la canzone successiva, Jinger mi lascia un attimo sola, tornando con Josh e Dan, lasciati al bar come due statue.
Inizia "Rude" dei Magic e Dan muove le labbra, cantando ogni singola parola, facendo l'idiota, girandomi attorno mentre io mi muovo un po' imbarazzata, ridendo insieme a lui.
Guardo alla mia destra i due innamorati scherzare e sorridere uno all'altra, scambiandosi dolci baci e parole tra la musica. Jinger si muove sinuosa e disinvolta su Josh che ogni tanto fa un sorriso imbarazzato e lei sorride, mostrando invece i denti agli altri ragazzi catturati dalla naturale bellezza della bionda che si dimena su di lui senza problema, senza essere volgare però.
Sorrido e penso a quando lei possa essere spettacolare senza esagerare mai.
Lei è un mix di classe e divismo.
Ama l'attenzione che ottiene quando si muove, ma non troppa, se non da parte dell'unico ragazzo che ama.
«Ti va di ballare?» mi dice Dan all'orecchio, avvicinandosi sempre di più a me, facendo si che il mio petto sia appoggiato a lui, prendendomi le mani e portandosele alle spalle. Mimo un "si" con la bocca e le note di "Pompeii" dei Bastille partono.
Non è troppo lenta, ne tanto veloce, è perfetta per essere ballata in coppia e Dan è un ottimo accompagnatore.
Sospiro senza pensieri mentre il mio amico mi tiene stretta a lui.
Sorrido al pensiero del nostro primo incontro nel parco vicino a casa mia.
Un ragazzo tutto pieno di lividi con i vestiti completamente strappati si dondola solo sull'altalena del parco e io come al solito sono troppo curiosa e così mi avvicino.
«Che ti è successo?» chiedo al ragazzo girato di spalle facendolo scattare e alzarsi in piedi.
«Aspetto che mio fratello mi venga a prendere...» dice camminando fino davanti a me «e tu?» mi domanda battendomi piano la mano sulla fronte.
E, già allora, la differenza di altezza era ovvia e ben visibile.
«Io abito qui vicino e... sono venuta a fare un giro» gli dico guardando la buca della sabbia dietro di lui con qualche bambino che gioca.
«No, voglio dire... hai la mano fasciata» nota lui, prendendola delicatamente, facendo si che io la ritragga, sorpresa dal suo gesto.
«Ah, si... mi sono fatta male. E tu, come mai sei ridotto così?» chiedo io puntando la sua maglietta sporca di terra e un po' stracciata insieme ai lividi sulle guance.
«Dei ragazzi più grandi di me, mi hanno pestato perché non ho fatto ciò che mi hanno detto di fare» ammette pizzicandosi il naso.
«Hai fatto bene» lo lodo sorridendogli.
«Grazie... e tu? Intendo... il vero motivo della tua mano?» domanda abbassandosi alla mia altezza per guardarmi negli occhi.
«E-ero arrabbiata e... ho tirato un pugno al muro...» confesso guardandolo in viso, scoprendo degli teneri occhi ambrati, che prima erano coperti dal cappuccio nero della felpa dei Bulldogs, la squadra di basket dalle medie della Liberty.
«Ma... vai alla Liberty High School?» gli domando toccando lo stemma della squadra.
«Si. Mi sono iscritto quest'anno, perchè?» chiede lui guardando il punto in cui un attimo prima c'era il mio dito.
«Anche io vado lì!» lo informo sorridendogli prima di fargli un altra domanda.
«Ma... non sei un po' grande per fare le medie?» domando retorica.
«Che ragazza arguta» scherza lui, «Comunque si, dato che mio padre viaggia molto per lavoro, io, mio fratello Sam e mia madre, lo dobbiamo seguire ovunque e così ho finito per perdere due anni...» dice lui passandosi una mano tra i capelli scuri, tirati a lato e leggermente indietro in un ciuffo che ogni tanto gli cade sul viso.
«Okay... ho capito. Beh, piacere Dorothea» mi presento porgendogli la mano, aspettando che ricambi e, quando questo succede, la sua stringe delicatamente la mia e le sue labbra si muovono lentamente per poi pronunciare il suo nome «Dan».
La canzone finisce e smetto di navigare tra i ricordi e i vari indimenticabili incontri fatti con i miei amici.
«Allora riesci anche a lasciarti andare e ballare, eh?» mi prende in giro lui pizzicandomi le guance, sorrido e di rimando fingo di pestargli un piede per poi girarmi e dirigermi verso al bancone, seguita a ruota da lui.
«Qualcosa di...» inizio a dire cercando di attirare l'attenzione del barista con i rasta e l'eye-liner verde sulle palpebre, che appena si accorge di me si avvicina.
«Di forte?» chiede girandosi verso la quantità infinita di bottiglie di voldka dietro di lui e prendendone una.
«Si... che mi consigli?» gli domando appoggiandomi al bancone e levandomi i tacchi, che iniziano a farsi sentire, abbassandomi di dodici centimetri, facendo ridere il ragazzo.
«Penso che un... Godmother, possa andare bene. Magari abbondo con la vodka, okay piccola?» mi dice lui, provocandomi una risata.
«Okay, okay. Ma non chiamarmi piccola» lo avverto sedendomi su uno sgabello di pelle vicino al lungo tavolo un po' appiccicoso e zeppo di bicchieri vuoti o quasi.
«Come vuoi tu» dice prima di prendere un bicchiere pulito, buttandoci dentro tre cubetti di ghiaccio, versandoci della vodka e allungandolo un po' e per finire dell'Amaretto di Saronno.
Appena mi passa il bicchiere colmo del liquido arancione, bevo tutto d'un sorso, sentendo la gola bruciare un po' e un'altra ondata di calore, mentre Dan mi guarda in disaccordo.
«Va abbastanza bene per i tuoi gusti?» chiede lui ammiccando, ignorando completamente il ragazzo di fianco a me.
«Si, fammene un altro, dai».
È amaro, direi che sa fin troppo di erbe ma mi fa sentire la testa leggera e senza nessun pensiero. Penso che vada bene così, per sta sera.
Appena mi arriva il secondo bicchiere, lo vedo sparire tra le mani di qualcuno alla mia destra.
«Ehi! Quello è... mio. Cosa c'è Dan?» gli chiedo saltando giù dallo sgabello e alzandomi sulle punte, cercando di prendere il mio drink dalle sue mani, che lo tiene in alto, cercando di non farmelo prendere.
«Thea, sai come va a finire» dice lui in modo duro, guardandomi male, facendomi venire in mente la notte che ho passato a vomitare.
Era il capodanno duemila-quattordici e mi ero ubriacata come se non ci fosse un domani, passai la notte nel bagno di casa di Jinger con la testa dentro il water, con i capelli tenuti da lui.
«Lo so... ma ti prego» sbuffo tirando fuori il labbro, cercando uno modo per convincerlo.
«No, scordatelo. Lo faccio per te e anche per me. Non ti permetterò di rovinarmi un altro paio di scarpe» dice alzando gli occhi al cielo facendomi ridere.
«Te l'ho detto già detto un milione di volte. Mi dispiace per le tue Nike, non era mi intenzione di vomitarci sopra...» gli ricordo cercando di trattenere una risata ma inutilmente.
«Come punizione per aver riso, mi berrò il tuo cocktail» afferma avvicinando il bicchiere alla bocca e ingerendo velocemente la bevanda.
«Sei uno stronzo» gli dico fingendomi offesa.
«E tu una peste. Dai, mettiti i tacchi e torna a ballare, Jinger ti sta aspettando» mi informa per poi puntare il dito in mezzo alla pista e indicarmi la mia amica che fa di tutto per farsi notare, facendomi sorridere.
«Okay, andiamo».
Scendo dalla sedia e mi infilo le scarpe. Dan mi prende per mano e si mette davanti a me, facendo da scudo e creando un varco per passare in mezzo alle persone, ma prima di riuscire ad arrivare da Jinger e Josh, alcuni ragazzi mi vengono addosso, perdendo tra la folla Dan e cadendo.
«Merda!» mi lamento appena faccio una caduta a dir poco comica.
«Quindi è così che devo sempre vederti?» grida qualcuno, per poi abbassarsi alla mia altezza e sorridermi divertito.Eccomi qui adorabili margheritine in un campo di tulipani gialli *-*
Che dire? Sono davvero davvero davvero asdfghjkl soddisfatta, sapete? Voglio dire, non sapevo se sarei riuscita a fare questo capitolo perché... avevo paura di non riuscire a descrivere come avrei voluto il locale e tutto il resto. Comunque, inizio dicendo che sono molto felice per come è venuto fuori. Mi piace il rapporto tra Thea e Dan, questo è sicuro. Non l'ho ancora descritto completamente ma poi lo farò. Amo Jinger, questo è sicuro. Il fatto è che... quando descrivo lei mi vengono in mente le mie amiche che sono fantastiche, bellissime e sfacciate. Come posso dire? Sono qualcosa di unico e tutte le loro caratteristiche le metto in lei. Il modo di comportarsi, il modo in cui pensano e si muovo. Sono tanto ma non troppo. Magari può sembrare esagerata ma... loro sono esagerate ma in modo unico e io amo questa cosa.
Poi, passiamo alla mia amata protagonista che si lascia andare! YEH! Cosa posso dire di lei? Che amo anche lei, questo è sicuro. Il fatto che ami i suoi amici e la complicità che c'è tra loro. E' decisamente un incoerente a volte, ma in fondo, l'alcol è alc-... no, okay. SCHERZO! E per ultima cosa... Thea fa sempre degli incontri fantastici... da per terra! E detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Ps. -COME SEMPRE- scusate eventuali errori. E ringrazio PetraIppolito per controllarmi i capitoli. Baptivi perché mi incoraggia sempre (a chiunque piaccia Teen Wolf o non, passi da lei *-*) e maryfrafra che è la madre di mio nipote ahahahha :')SHAAAAAU.
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| Stupida distrazione |
Romance|Tratto dalla storia| «Dio, mi fai così incazzare» commenta irritato. Aspetta, cosa? «Come, scusa? Io ti faccio incazzare?» grido infastidita, iniziando a gesticolare. «Si, tu mi fai incazzare. Il modo che hai di rispondermi mi fa incazzare. Il tuo...