Brandon non mi risponde.
Mi abbasso per arrivare alla sua altezza, noto che respira ancora, ma molto lentamente.
Presa dal panico cerco di chiamare l'ambulanza, ma avendo le mani tremolanti sbaglio il numero in continuazione.
Riesco finalmente a chiamare e una signorina mi risponde:
«The Health Care Surgery, come posso esserla utile?» Riesco a balbettare
«C'è bisogno di un'ambulanza nella Wordsworth Cres, urgentemente, credo che mio fratello sia in overdose!»
La signorina, in un modo molto più calmo dal mio, mi tranquillizza dicendo che un'ambulanza sarà da me in pochi minuti.
Corro in casa e avviso i miei genitori, che intanto riposavano, mia madre, anche lei sicuramente in panico, inizia a gridare qualcosa riguardo alle droghe.
Mio padre ed io corriamo fuori da casa e intanto sentiamo le sirene dell'ambulanza.
L'ambulanza parcheggia in un modo molto improvvisato davanti casa e dei paramedici iniziano a scendere, io mi affretto a correre verso di loro
«Ho trovato mio fratello 10 minuti fa quasi senza vita, imbottito di pillole e fumo, aiutatelo»
I paramedici, in tutta la loro fermezza, mi scansano e corrono da mio fratello con la barella, pronti a soccorrerlo.
Legano Brandon sulla barella e in quel momento mi sento come in uno di quei film americani, il tempo inizia a scorrere lentamente, mi è sembrato immenso il tragitto da casa all'ambulanza.
Un paramedico parla e solo allora mi sembra che il tempo sia tornato normale
«Solo un familiare può salire sull'ambulanza»
«Io! Vengo io!» urlo, così d'istinto.
Senza pensare a mia madre che vede il figlio andare all'ospedale e non poterlo seguire subito.
Brandon non è solo mio fratello, ma un amico, un compagno di vita. Salgo sull'ambulanza e mi accorgo del volto di mio fratello, da quando l'ho trovato 10 minuti prima è completamente cambiato.
La sua pelle sfuma dal grigio al viola, mi giro per evitare quella vista.
Sento l'ambulanza correre, sempre con le sirene accese. Nel trambusto, riesco ad ascoltare cosa dicono i due paramedici alle mie spalle
«John, non respira, passami il respiratore manuale! Subito!» A quella frase mi scende una lacrima.
«Il suo cuore sta collassando, passami due fiale di Naloxone»
Decido di voltarmi e assisto ad una delle situazioni più brutte della mia vita. Dopo aver bucato mio fratello con una fiala di non ho capito cosa, uno dei due medici inizia a riscaldare il defibrillatore.
In seguito, lo appoggia sul torace di mio fratello che vedo sobbalzare. Il tragitto da casa fino all'ospedale mi sembra i finito.
«Sta respirando!» dicono i paramedici all'unisono.
Fortunatamente c'è voluta una sola scarica.
Intanto io ho il volto inondato di lacrime, sto vedendo uno degli uomini più importante della mia vita morire.
Arriviamo all'ospedale dopo quello che a me è sembrata un'infinità. Portano mio fratello in qualche in qualche stanza o in qualche corridoio, ma io non riesco a stargli dietro.
Intanto, i miei genitori sono arrivati in macchina e anche loro corrono per capire dove sia andato Brandon.
Un'infermiera ci dice di aspettare nella sala d'attesa, mentre portano mio fratello in una stanza per ripulirlo.
Mi sveglio. Sono le 20:04 e mi sono addormentata su una delle scomode sedie della sala. Mio padre è affianco a me, quando nota che sono sveglia mi spiega
«Tua madre è con tuo fratello. Lui sta bene, l'hanno ripulito. Non volevo lasciarti da sola qui a dormire in una stanza di sconosciuti. Andiamo a vedere Brendon?»
Non me lo faccio chiedere due volte, quindi andiamo nella sua stanza. Lo vedo, completamente diverso a com'era poche ore prima.
Lo vedo in tutta la sua bellezza, il suo viso stanco con i suoi grandi occhi grigi che fanno impazzire centinaia di ragazze e i suoi capelli corti e neri. Sta mangiando quella che dev'essere una disgustosa cena di ospedale.
«Oh, Brendon..mi hai fatto spaventare così tanto» corro ad abbracciarlo.
Lui mi fa cenno che nostra madre sta riposando, quindi che è meglio non fare troppo casino.
«Come ti senti, figliolo?»
dice mio padre con la sua solita aria da duro poliziotto.
«Bene, papà, sto bene. Mi hanno detto che domani potrò già tornare a casa» risponde Brandon, ma con una certa aria di malinconia e tristezza.
Decido di non importarmene di mia madre che dorme ed alzo la voce.
«Perché cazzo l'hai fatto!?»
«Ero, anzi..sono depresso. Non vado a lavoro da una settimana, mi sono licenziato. Da quando è scomparsa Mary Jane mi è crollato il mondo addosso»
smette di mangiare.
Ma cosa c'entra Mary Jane? Non si conoscevano nemmeno. Brendon nota la mia perplessità e risponde ad una mia domanda inespressa:
«Avevamo una storia segreta. Volevo chiederle di sposarmi, ma i genitori non glielo avrebbero mai permesso.»
Perché non ce l'ha detto? C'entra qualcosa con il suo omicidio?
Mio padre è perplesso quanto me, starà sicuramente pensando al suo caso, ora che ha una svolta.
«Vedo che non l'avete presa bene» dice a bassa voce Brendon. Mio padre gli risponde prima che potessi farlo io
«Ci hai appena detto che avevi una relazione con una ragazza attualmente morta, il quale caso è in sospeso per mancanza di prove o di vie da prendere. Questa tua affermazione può aiutare a trovare l'omicida. Ti voglio in centrale appena ti rimettono dall'ospedale.»
«Quindi non pensi che l'abbia uccisa io.»
«Ovviamente..non lo posso sapere. Come ti ho detto, ti voglio in centrale. Ne parleremo»
Sono psicologicamente e fisicamente sconvolta. Troppe emozioni in una volta. Chiedo a mio padre di accompagnarmi a casa, mentre mia madre si sveglia e dice di voler rimanere lei a far compagnia a Brendon. Anche lei è molto stanca, dimostra quasi l'età che ha.
Provo tanto pena per lei, per Brandon.
Per tutto il tragitto verso casa io e mio padre non parliamo. Non so a cosa stia pensando, è sempre cosi difficile da capire. Sono quasi le dieci e mezza di sera e non ho fame.
Mio padre va nel suo studio e inizia a lavorare, a fare teorie sull'omicidio di Mary Jane e la presenza di Brandon nella storia.
Mi chiudo in camera mia e vorrei piangere, ma non ho più lacrime.
Mentre ero in ospedale la batteria del mio cellulare è morta, quindi la carico e mi arrivano 8 messaggi non letti da parte di Oliver in cui si scusa ancora su cosa è successo stamattina, cosa che avevo completamente rimosso dalla mente.
Mi sembra successo secoli fa.
Appena visualizzo i messaggi Oliver mi chiama
«Ellie sei scomparsa, non ti avrò mica spaventata? Dove sei?» dice frettolosamente.
«A c-casa» il suo tono mi ha preso alla sprovvista.
«Stanotte. Resta sveglia.» e chiude la chiamata.
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Just a game.
Mystery / ThrillerIl vero amore può nascere su internet e poi diventare malatamente ossessivo? Ecco la storia di due ragazzi che si conoscono su un social network, ma lui nasconde un segreto che farà rabbrividire Ellie, diciassettenne inglese giovane e inesperta.