Sleepwalking.

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«Non è niente, andiamocene» dice frettolosamente Oliver.

«Ma quello è...?»

Emetto un urlo, seguito da un paio di bestemmie.

«Oh cazzo!»

Rimango per alcuni secondi paralizzata.

Avevo un cadavere sotto agli occhi, ma non un cadavere normale..

Questo aveva le braccia e le gambe staccate dal corpo e sul viso..un Glasgow Smile.

Inizio a tremare ma almeno non mi sento più paralizzata.

Il corpo, di una ragazza probabilmente intorno ai 19 anni, era stato denudato.

Oliver, dietro di me, dice:

«Non urlare, per favore»

"ma è impazzito" penso.

La domanda non è "perché sto urlando?", la domanda è "perché diamine non sta urlando lui?"

Prendo il cellulare. D'istinto chiamo mio padre, ma non c'è campo.

Oliver scatta verso di me e mi prende il cellulare dalle mani.

«No, non chiamare nessuno»

Inizio a fare due più due

«Perché siamo qui?» è arrivato il momento di far uscire la parte cazzuta che è in me, non posso aver paura proprio ora.

«Che vuoi farmi?» gli grido in faccia.

«È inutile gridare, bambolina. Qui non ti può sentire nessuno» ride beffardo di me.

Lo spingo, ma lui è troppo pesante e muscoloso per me, quindi ci riprovo e lui sta per perde l'equilibrio ma mentre cerco di scappare mi afferra con un braccio e mi sdraia a terra, io sotto di lui e lui sopra di me.

«Non voglio ucciderti»

Esce sul volto di Oliver un lato che non avevo mai visto di lui. Quello da psicopatico. Ha le pupille dilatate, i capelli scompigliati, sta sudando e mi tiene le braccia bloccate a terra, mentre con il suo corpo fa peso sul mio bacino per tenermi bene stretta.

«Levati da dosso, porco bastardo!»

Cerco di liberarmi, ma sono tentativi inutili.

«Io ti amo, non ti farei mai del male! All'inizio si, volevo che tu fossi solo una delle mie vittime, ma poi mi sono innamorato. Ti prego Ellie, io non sono un mostro»

È difficile crederlo in quella circostanza, mentre sono bloccata sotto di lui.

«Lasciami. Ne parliamo, ma almeno levati da dosso» lo imploro.

Mi colpisce alla testa. Sento un dolore forte al capo, inizio a vedere sfocato, vedo due Oliver sopra di me, tre, quattro..è un inferno.

Svengo.

"dove...mi trovo?"

Mi risveglio dopo non so quanto tempo. È buio attorno a me e sono in un posto stretto e basso. Sento muoversi sotto di me, quindi capisco che sono nel bagagliaio dell'auto di Oliver, almeno credo.

Cerco di gridare aiuto, ma esce solo un piccolo gemito dalla mia bocca, mi ha imbavagliata. Sono legata dalla testa ai piedi e inizio a sudare, mi dimeno e sento urlare da fuori

«E stai ferma!» quel bastardo di Oliver ferma l'auto, gira attorno all'auto e apre il bagagliaio.

I miei occhi si erano abituati al buio e la luce del sole improvvisa mi urta la retina.

«Siamo arrivati» dice, con un sorrisino che non mi piace affatto.

Mi carica sulle sue spalle senza problemi, come se fossi un sacco di patate. Ci troviamo in un quartiere malfamato, mai visitato prima. Ci sono cassonetti della spazzatura strapieni e c'è una puzza terribile, mi chiedo se non ci sia un altro di quei...cadaveri.

Oliver cammina a passo svelto, fin quando non entra in un edificio. È un posto angusto e con un cattivo odore.

Apre l'ascensore e mi poggia su un lato, poi preme il pulsante per il quarto piano.

«Non gridare»

Mi leva il bavaglio che avevo attorno alla bocca e mi bacia.

«Staremo insieme per sempre» e mi lega di nuovo, questa volta più strettamente.

Arriviamo al piano e finalmente esco dal quell'ascensore.

Entriamo nella camera 14B. Dev'essere il suo appartamento, anche se sembra una squallida stanza di un motel.

Mi mette una mano dietro la schiena e mi spinge in avanti, per farmi camminare.

Ha sempre quel sorrisino fastidioso.

Non mi leva il bavaglio dalla bocca, ma almeno mi slega le corde che mi bloccavano il resto del corpo, non riesco a muovermi, ho tutti i muscoli intorpiditi e sotto shock.

Mi prende di nuovo sulle spalle e mi butta sul letto.

«Ora sei tutta mia» mi sussurra all'orecchio mentre mi ammanetta alla testiera del letto.

Mi scende una lacrima.

Lo vedo scomparire in un'altra stanza, una di acciaio, a mo' di cassaforte, una panic room.

Le lenzuola sporche sotto di me mi irritano la pelle e mi provocano prurito anche attraverso i vestiti.

Oliver ritorna dalla sua "stanza antipanico" che non tutti gli appartamenti hanno. La cosa è quasi divertente, lui ha una panic room quando poi sono le persone che porta qui a voler scappare e magari rifugiarsi li.

È in mutande, riesco a vedere altri dei suoi tatuaggi.

Un tatuaggio sulla parte destra del petto prende la mia attenzione "just a game" ha scritto, proprio sul cuore.

Mi dimeno con le gambe, che sono ancora libere, cerco di calciarlo via.

«Stai ferma, gattina»

Mi leva le scarpe e mi strappa i leggings da dosso. Decide di legarmi le caviglie al letto, la caviglia destra all'estremità della parte destra del letto e la caviglia sinistra all'opposto.

Mi strappa anche il cardigan dopo un po' di fatica ed ecco.

Ellie Evans catturata da uno psicopatico conosciuto su internet e ora con le gambe divaricate sul suo lurido letto, che prega e piange.

Oliver mi fissa dopo avermi strappato anche la canotta ed essere rimasta solo in intimo

«Fra le tante, sei la più bella. Sappi che quello che ti farò non l'ho mai fatto ad una delle mie vittime, perché tu non sei come una di loro, tu sei la mia amata.»

Si avvicina.

«Purtroppo non potrò baciarti per via di questo bavaglio, ma non mi da nessun problema.»

Non so che ore sono, non so dove mi trovo precisamente, il mio telefono non prende la linea e sicuramente qualcuno mi verrà a cercare.

Si abbassa i boxer e rimane nudo davanti a me, cosa che avevo sognato qualche giorno prima ma non pensavo che sarebbe successo così.

Sale a cavalcioni su di me e la sua misera erezione mi preme sulle mutande.

Decido di non volerlo guardare e inizio a fissare il soffitto.

Prima mi slaccia il reggiseno e inizia a leccarmi il petto. Poi, mi abbassa le mutande e mi penetra.

Sento dolore. Fisico, morale, psicologico. Ogni dolore sto sentendo sulla mia pelle e dentro di me.

Dopo poco, Oliver mi viene dentro e intanto il mio volto è inondato di lacrime. Non pensavo di poter perdere la mia verginità così.

«Brava bambina»

Almeno il peggio è passato, spero

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