𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝑉𝐼- 𝑅𝑖𝑛𝑢𝑛𝑐𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑡à

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Il demone dalla quale Liviel cercava di scappare l'aveva trovata

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Il demone dalla quale Liviel cercava di scappare l'aveva trovata.

Tristan la guardava in maniera possessiva, quasi come se avesse finalmente preso coscienza di quanto contasse, facendone il suo punto fermo.

La guardava rabbioso. Era in collera con lei per averla vista con quell'angelo che sembrava a metà fra il cielo e l'inferno.

Era pur sempre la sua Nim.
Non doveva lasciare che nessun uomo, demone o angelo le si avvicinasse eccessivamente o l'avrebbe ucciso con le sue stesse mani.
Eppure era lì, ancora ferma accanto a quell'essere alato. Zero si alzò svelto da terra, lasciando che Liviel anche lo accompagnasse a sua volta. In un attimo Tristan gli fu addosso.
«Che ne pensi se lo uccidessi ora?» Chiese Tristan sogghignando e stringendo il braccio attorno al collo di Zero.

«Che ne dici se ti strappassi la giugulare e poi ti aprissi in due?» lo guardò con il viso furente, gli occhi si illuminarono.

I demoni erano spietati e il loro principe non era da meno.

Come era riuscito a trovarla?
Come aveva fatto a insinuarsi nella foresta?
Liv si interrogò guardandolo con la mano stretta attorno al collo del suo nuovo amico.

Elisiel aveva detto che erano al sicuro, ma col principe degli inferi non si era mai al sicuro completamente.

Si era esposti e segnati, poco c'era da obbiettare. Era il suo terreno di caccia l'inferno.

D'un tratto un fulmine si scagliò nelle vicinanze. Si formarono delle nubi scure, proprio come un temporale estivo. Elisiel arrivò in volo. Era solo, non c'era nessuna traccia di Amariel.

Non credeva ai suoi occhi. La faccia era quella di un angelo con le fattezze demoniache,  arrabbiato e furente.

Zero era suo figlio, non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male. Così scese in picchiata verso di loro.

Due ali nere e striate di blu che si chiudevano e aprivano maestose si aprirono alle sue spalle. I tuoni si fecero ancora più fragorosi.

«Lascia mio figlio, Principe dell'orda.»

«Ti correggo angelo, principe dell'inferno. Questo è il mio regno e tuo figlio ha deciso spontaneamente di morire nel posto a lui designato. Vicino la sua dimora.»
Liv si spostò per cercare di prendere fra le mani il pantalone di Tristan, ma lui che era più scaltro e furbo, l'aveva intercettata, buttandola a terra senza lasciarla libera di muoversi.
«Lei non ti appartiene demone.» Elisiel estrasse una lama di fuoco angelico.
«Mi appartiene eccome!»
Liviel era terrorizzata all'idea che le due persone a lei care potessero finire in combattimento proprio con il re di quel posto. Doveva fare qualcosa, impedirgli di massacrare la sua unica famiglia.

Desiderava combattere, con tutto l'animo, ma sentiva che c'era qualcosa che la tratteneva. Come se essere la Nim di quell'essere la rendesse un essere debole e non più il guerriero brutale dei cieli celesti.
Lì, all'inferno come guerriera valevo meno del nulla più assoluto. Nessun arma per contrastare i demoni, nessun comando sulle proprie azioni, nulla era in suo potere, da sola non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.

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