Quando il freddo calò fra le gelide mura della fortezza di Marbas, Liviel era quasi certa che anche le ossa le si fossero congelate. Il respiro rimaneva affannoso e i sbuffi di fumo che le uscivano erano la prova che quel posto era peggio dell'inferno stesso.
Sentendo i suoi muscoli intorpiditi scosse le spalle e mosse le ali per dischiuderle su se stessa. Sospirò disperata vedendo solo lo spiraglio di luce filtrare dalla buia cella, toccò il pavimento freddo e buio per seguirne con le mani le linee grezze e per assicurarsi che non ci fossero buche dove poteva cadervi nuovamente. Un altro volo non lo avrebbe accettato e di tutta risposta avrebbe tirato giù con se anche il padrone di casa se avesse potuto. Uccidendone anche gli ultimi brandelli di oscurità, lentamente...senza fretta.
Erano sicuramente le segrete di Marbas. Ormai aveva preso coscienza di ciò che era successo e delle conseguenze che ne sarebbero arrivate con passar del tempo.«Era ora che ti svegliassi, angioletto» disse con voce cupa e sinistra, colui che era l'artefice di tutta questa follia.
«Vieni a dirmelo qui di persona. Figlio dell'inferno. Proverai quanto sia poco propensa al perdono e molto eccitata all'idea di ucciderti a mani nude» disse Liviel alzandosi a fatica «vieni caos ti sto aspettando!»
Era carica.
Avrebbe fatto l'impossibile per liberarsi di tutti loro.
«Sei un angelo scontroso, però ammetto di averti gettato qui con troppo impeto e di averti presa alla sprovvista. Dovevo fare il gentil demone almeno con la mia regale ospite. Dopotutto sei la figlia di un pilastro così importante» sembrava prenderla in giro.
Aveva un tono finto, a tratti nel suo intercalare delicato sentiva una vena di acida scontrosità.
«Devo però ammettere una cosa, cara Liviel. La tua voce mi piace, mi fa sentire le campane del vostro signore. Si» disse ridendo e cantilenando «le sento cara, le sento, da per tutto.»Dal buio pesto comparve una luce accecante che mostrò per pochi attimi nitidamente le cicatrici su quel corpo demoniaco.
«Perché sono qui?» chiese mostrandosi finalmente agguerrita.
«Tutto a tempo debito, mia cara. Tutto a tempo debito.»
Liviel era stanca dell'inferno. Stanca di sentirsi impotente, senza armi ne alleati. Non era venuto niente di buono da quanto aveva atteso il risveglio di Tristan. Niente era cambiato.Quando Marbas si avvicinò alle sbarre lo vide finalmente per ciò che era. Un mostro votato al caos.
Di una bellezza innaturale che sapeva tenerti incollata al suo corpo statuario. Quasi come il fuoco per un piromane ti permetteva di pensare che se fosse nato sotto la luce del paradiso avresti percorso purgatorio e inferno senza battere ciglia. Eppure lei una cosa se la disse. Nessuno poteva suscitare in lei eccitazione come Tristan, anche se Marbas era come un Dio che prometteva di farti desiderare passione per molto tempo era troppo distante dalla realtà che lei desiderava.Aveva la pelle nera come il manto del destriero del re, muscoloso e pieno di vigore.
Con occhi che promettevano le peggiori cose e rossi come il sangue che a fiumi scorreva nei fossati di quel posto. Capelli color del nero carbone e che cadevano corti sul suo collo pieno di tatuaggi.Si avvinó e l'odore del fuoco le entrò velocemente nelle narici.
«Noi demoni del caos abbiamo l'ardire di attrarre ciò che più ci eccita e devo ammettere che il re dell'inferno a scelto bene la sua anima gemella stavolta.»
Stavolta...
Era un tempo impossibile.
Tristan non poteva aver avuto una precedente Nim.
Caos era bravo a insinuare il seme del dubbio dentro al suo animo. Liviel era certa che fosse una menzogna.«Non sono la sposa di nessuno, tantomeno una seconda Nim» si fece feroce quasi a intimarlo ad iniziare una nuova battaglia.
Era una guerriera dei cieli, non di certo una stupida sposa del signore degli inferi.
Era attratta da Tristan, questo era ormai innegabile, ma nulla le era stato promesso e nulla lei aveva concesso.
Non sarebbe diventata la schiava di nessun demone ne tanto meno la predestinata di quel troglodita di re.
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THE NEW HEAVEN
Paranormal🔞 Lasciate ogni speranza a voi che entrate. Erano le parole che le suonavano dentro la testa. L'aveva toccata con lussuria e voracità. Un demone aveva deliberatamente marchiato la sua pelle, lasciandola nella consapevolezza che da lì a poco sareb...