Capitolo IV

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Giacomo camminava nervosamente per la stanza, della cenere del sigaro, ormai consumato, cadeva sul pavimento, mentre lui cercava di prendere coraggio, indossare quella giacca e scendere le scale nonostante la gamba fosse più irrequieta del solito. Le mani formicolavano dalla voglia di sfiorare il viso della ragazza, mentre un nodo allo stomaco sembrava martellarlo divertendosi. Faceva dei respiri profondi e lunghi cercando di calmarsi e scacciare via quei pensieri che sorgevano solitari ma, era tutto inutile. Sorrideva emozionato mentre temporeggiava; il suo ego stava facendo un lavoro egregio nel farlo rimanere sigillato nella sua tana e deludere Claudia. A quel pensiero però, Giacomo sembrò riprendere coscienza dei suoi pensieri e dei suoi movimenti; così, mosso da un sentimento simile alla solidarietà, indossò la giacca e si avviò in strada in quella mattinata dal cielo buio.

Le strade erano gremite di giovani e adulti che, in quei giorni liberi, si dedicavano alla famiglia e al divertimento. Scorgeva bambini scappare, ridendo rumorosamente, dal padre che si divertiva a rincorrerli, c'erano ragazze immerse in conversazioni mondane, donne dinanzi alle vetrine che indicavano gli ultimi modelli di cappelli e sciarpe, soldati che sedevano fuori ai chioschi sorseggiando bevande alcoliche e fumando sigari, alcuni pensionati giocavano a carte raccontandosi aneddoti dei bei tempi che furono. Lui, si sentiva estraneo di fianco a quelle persone, nonostante desiderasse una vita monotona come la loro, lui doveva accontentarsi di fingere la normale monotonia. Odiava ammetterlo a sé stesso ma a volte, desiderava sedere fra gli amici e sorseggiare gin fino a vomitare, ridendo delle disgrazie altrui. Avrebbe voluto schernire gli anziani con cui avrebbe giocato a scacchi, camminare per strada e ridere delle giovani donne, pavoneggiarsi per far colpo sui ragazzi della lega giovanile fascista.

Scosse la testa liberandosi di quelle dolci illusioni per poi concentrarsi nuovamente sulla strada mentre la gamba, aveva smesso di dolere lasciando solamente un leggero fastidio. Dopo mezz'ora, scorse in lontananza il monumento di Adriano e, dopo aver attraversato ponte Sant'Angelo, svoltò a destra continuando a seguire una strada rettilinea. Dopo qualche minuto, svoltò a sinistra ritrovandosi in una stradina stretta e disabitata che percorse a passo svelto, scosso da quel luogo lugubre.

Finalmente, si ritrovò alla fine del vicolo e, tirò un sospiro di sollievo accorgendosi della figura femminile seduta sull'erba fresca del prato. Quasi corse per raggiungerla e, finalmente, Giacomo potette osservare Claudia concentrata nel raccogliere alcune margherite. Lui si avvicinò con cautela poi le sfiorò una spalla. La giovane si voltò di scatto intimorita poi, il viso si distese e un sorriso genuino si allargò sulle sue labbra.

<< Giacomo! Mi hai spaventata>>

<<Scusami, disse subito lui, non era mia intenzione>>

Lei scosse la testa sorridendogli tranquilla poi si alzò sistemandosi la gonna del vestito color crema e si avviò verso il casolare abbandonato seguita da Giacomo che, qualche passo indietro, la scrutava incantato. I capelli scuri ricadevano morbidi sulle spalle, le gambe lunghe e snelle di muovevano impazienti mentre i piedi nudi affondavano nell'erba fresca. Claudia aprì con attenzione la pesante porta che cigolò, ed oramai spalancata, mostrò ad entrambi un'ampia stanza con alcuni mobili ed un letto matrimoniale che sembrava aver resistito, con forza, al decadimento della casa.

<<Come conoscevi questo posto?>> chiese lei mentre ripuliva due sedie in legno.

<<Ricordo quando me ne parlava Cosimo>>
accennò lui mentre prendeva posto sulla sedia vuota,
<<veniva usato spesso dai miei fratelli per giocare>>.

Claudia annuì solamente, poi esaminò il letto che sembrava protetto da una bolla invisibile. Il materasso bianco e le coperte di un rosa antico assieme ad un cuscino dalla federa pallida. Giacomo nel mentre, era troppo impegnato ad osservare attentamente ogni movimento della giovane per accorgersi del suo rossore delle guance. Lei puntò le sue iridi in quelle dell'uomo, furono attimi interminabili di attesa, quei silenzi ricolmi di parole, di quesiti, di pensieri. Poi, non si seppe precisamente chi prese l'iniziativa, ma la distanza fra i due venne azzerata mentre Giacomo avvicinò il viso di lei al suo per osservare meglio quelle labbra rosse simili alle ciliegie mature. Claudia, sentiva il cuore battere all'impazzata, mentre il suo respiro le sembrava più corto e affannato. La voglia di sfiorare la pelle dell'uomo e sentire il profumo dei suoi capelli si fece più forte ed il cervello aveva smesso di funzionare. Un bacio che aveva il sapore dell'incredulità e, dai movimenti impacciati e goffi, entrambi troppo imbarazzati. Claudia si allontanò e sorrise per poi stendersi sul letto e osservare il soffitto scuro. Giacomo, dopo esseri ripreso, fece lo stesso e la affiancò cingendola sfiorando quei fianchi morbidi. Si sentiva in un sogno ad occhi aperti da cui credeva si sarebbe svegliato presto, sentendo crescere la classica delusione. Quella volta non fu così, anzi, una sensazione di tranquillità lo teneva compagnia attenuando il fastidio alla gamba che, oramai, era sparito.

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