Giacomo sospirò gettando l'ennesimo documento in quella circonferenza lugubre che gli suscitava un sentimento di repulsione poi, tirò un'occhiata all'uomo seduto comodamente dietro alla scrivania di fronte a lui. Era un uomo di mezz'età, dai tratti somatici taglienti, fisico grassoccio, pelato e un perenne sguardo rabbioso simile ai cani dei pretoriani. Giacomo aveva l'impressione che quell'uomo fosse sotto copertura per spiarlo, notava i suoi sguardi indagatori e le poche parole che spiaccicava erano fredde come il ghiaccio. Scosse la testa rendendosi conto di viaggiare troppo con la fantasia e, chiuse l'ultimo documento che ripose con cura nello scaffale di fianco alla finestra infine, riprese la giacca, richiuse la valigetta e, dopo aver salutato l'uomo rabbioso, uscì dal suo ufficio dirigendosi verso il grande portone e, appena scese l'ultimo scalino poté tirare un gran respiro mentre imboccava la strada che lo avrebbe portato alla fontana di Trevi e, rallentò il passo godendosi quel pomeriggio di un Lunae dies con un clima confortante dopo tutti quei giorni di gelo. Al suo fianco sfrecciavano automobili, persone, animali, tutto correva freneticamente mentre lui manteneva la sua andatura tranquilla godendosi le poche reliquie che i fascisti avevano lasciato ancora in vita. Osservò attentamente attorno a sé e cominciò a sorridere alla vista di semplici scese quotidiane che però, nella loro semplicità nascondevano una grossa importanza celata agli occhi comuni; una signora gridava da un balcone per richiamare un ragazzino che, con una borsa più pesante del suo esile fisico, cercava di raggiungere un portone, un uomo correva affannosamente guardando l'orologio e scontrandosi con qualcun altro che di rimando gli gridava di prestare più attenzione, due ragazze civettavano fra loro sedute su un piccolo balcone. Era tutto così perfetto e Giacomo, in quel preciso istante si sentì in perfetto equilibrio, l'odio che lo divorava da appena sveglio sino a tarda notte era sembrato attenuarsi facendo spazio ad un'emozione simile alla gioia e alla spensieratezza. Arrivato dinanzi alla fontana, si sedette sul marmo freddo e sfiorò l'acqua gelata con il palmo della mano; sorrise osservando tutte le monete depositatesi sul fondo e, dopo aver rovistato nelle tasche, trovò anche lui una lira che gettò nella fontana esprimendo un desiderio. Rimase per una buona mezz'ora a contemplare la scultura poi, estrasse dalla valigetta un foglio bianco, la sua fedele matita e cominciò a disegnare; con calma prendeva forma quella meravigliosa fontana e, osservando meglio il disegno, Giacomo sembrò quasi scorgere l'acqua muoversi. Alla fine però, un particolare gli saltò all'occhio: aveva disegnato la fontana circondata da molte persone intente a chiacchierare fra loro; lui si irrigidì rendendosi conto di aver ricostruito un'altra scena, di aver dato spazio nuovamente a quella parte di sé che avrebbe dovuto tenere segreta. Improvvisamente, mentre era immerso nelle sue riflessioni più profonde, si sentì sfiorare la spalle, nell'istante prima di voltarsi, una sensazione di terrore e rassegnazione lo pervasero pensando che fossero i pretoriani ma, si accorse che era solamente un ragazzo che gli sorrideva.
<<Ci conosciamo?>> esordì Giacomo osservandolo con sospetto. Era un ragazzo molto simile a Claudia, quasi la sua copia maschile.
<<Non direttamente, disse lui sorridendo poi si sedette al suo fianco e gli porse la mano, sono Emiliano Scipione >>
Giacomo si irrigidì poi cercò di assumere un atteggiamento tranquillo <<Non mi è nuovo il suo nome>>
<<Ne sono contento>>
rispose l'altro con aria disinvolta,
<<cercavo un bravo artista, mi hanno fatto il suo nome e..>>
si fermò per osservare il disegno appena finito
<<avevano ragione>>.<<Posso sapere chi le ha detto di venire da me?>> continuò Giacomo sospettando una soffiata da parte dei pretoriani.
<<Mia sorella Claudia, mi ha raccontato di aver visto alcune vostre opere davvero notevoli>>
Giacomo restò senza parole mentre la gola si seccò e serrò le labbra stizzito. Cominciò a viaggiare con la mente e si chiedeva perché diavolo Claudia avesse fatto una cosa così avventata senza neanche consultarsi con lui. Tirò un respiro dicendosi che glielo avrebbe chiesto appena si sarebbero visti poiché, il problema da risolvere in quel momento era un altro.
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All'ombra del Colosseo
Science FictionCatapultati in un dopoguerra in cui la resistenza era stata sconfitta, Roma cadde finalmente nelle mani dei fascisti istituendo una nuova organizzazione del territorio. All'ombra del Colosseo, narra la nascita di un amore che nonostante la voglia d...