Capitolo VII

33 2 5
                                    

Claudia, si era alzata con uno strano peso sul suo stomaco e, non era riuscita a comprenderne il motivo. Aveva indossato un macabro vestito rosso sangue e aveva lasciato liberi i capelli che, sembrarono quasi ringraziarla e, dopo aver sistemato la borsa nera, scese le scale ricordandosi sull'allora che la settimana d'oro era terminata e quel giorno era il suo compleanno ma, quella notizia, non aiutò quello strano presentimento che ora sembrava le stesse martellando la testa per essere ascoltato. Con la mano mimò un gesto simile a quello per scacciare le zanzare che, fastidiose com'erano, non si facevano scrupoli a ronzarti ininterrottamente nelle orecchie. Varcò il salone e venne vestita dalle braccia di sua madre che la strinsero a sé sorridendo raggiante.

<<Claudia, bambina mia, buon compleanno>> la donna continuò a tenerla stretta mentre alcune lacrime di gioia uscivano dai suoi occhi chiari.
<<Madre, non devi piangere>>
la rassicurò Claudia allontanandosi dall'abbraccio e asciugando alcune lacrime della donna, <<è una giornata come le altre>>.
<<Come puoi dirlo mia cara?>> si intromise il padre avvicinandosi per abbracciarla. Claudia notò il suo sguardo da finto buon genitore, lo sguardo che lui aveva avuto soltanto quando Emiliano la combinò grossa intrattenendosi intimamente con un uomo e lei, in quel momento, si accorse ce la strada sensazione con cui si era svegliata era divenuta ancor più insistente. Si disse che forse stava impazzendo e lasciò perdere quel sentore fastidioso.
<<Ha ragione tuo padre, oggi è un giorno speciale per tutti noi della famiglia tesoro>> Claudia annuì poco convinta poi, si avvicinò al tavolo imbandito e scelse una semplice mela.
<<Scusate ma devo scappare, ho tanto lavoro da fare essendo l'ultimo giorno lavorativo>>
<<Va bene>>
rispose sua madre sconsolata,
<<staremo assieme stasera!>>
Claudi sorrise annuendo poi uscì mentre sentiva ancora lo sguardo truce di suo padre che sembrava ammonirla e metterla in guardia che le aspettava qualcosa di mostruoso quella sera.

Arrivò al Colosseo e si accomodò sulla loro solita panchina dove erano capaci di restarsene ore piene a chiacchierare di qualsiasi argomento pur di stare assieme. Aspettò lì per ben mezz'ora e, Claudia si insospettì particolarmente mentre, nuovamente quel brutto presentimento si fece vivo ancor più irruente di prima costringendo la giovane a massaggiarsi il petto che le doleva particolarmente. Decise di alzarsi e dirigersi alla sede ma, ormai, aveva compreso quel malessere anche se non voleva cederci fino a quando non l'avrebbe visto con i suoi occhi. Dopo alcuni minuti, salì le scale in marmo imbattendosi in Augusto che sembrò rivolgerle uno sguardo fra il ribrezzo ed il sarcasmo e Claudia pensò davvero che qualcosa non quadrasse.

<<Claudia>>
esordì lui sorridendo sornione,
<<ti faccio i miei più sinceri auguri>>
<<Grazie Augusto>> rispose lei osservandolo truce.
<<Ci rivediamo stasera, tua madre ha avvisato tutte le matrone del quartiere>>
<<La solita>>
ammise lei torturandosi una ciocca di capelli,
<<le ripeto sempre che per me, questo è un giorno uguale a tutti gli altri>>
<<Assolutamente no, ora scusami ma sono di fretta>> detto ciò le fece un cenno per poi scendere definitivamente dalla scalinata.
Claudia alzò le spalle confusa da quel suo strano comportamento simile a quello di qualcun che sa più di ciò che vuole fa credere e, per un solo istante, potette vedere chiaramente Giacomo percosso da alcuni pretoriani. Si morse il labbro per non emettere l'urto di disperazione che stava per uscire dalla gola e, additando quella visione, pura fantasia, entrò nel suo ufficio e sedutasi dietro la sua scrivania, prese a lavorare scacciando con le unghie e con i denti quell'immagine che, sapeva, essere, nel profondo della sua anima, un episodio vero.

L'ora di andare dagli ospiti arrivò presto e lei era estremamente ansiosa. Anche quando fu di ritorno dalla sede del governo, sulla loro panchina non c'era segno di lui e né tantomeno negli altri luoghi dove si erano incontrati. Sembrava quasi essersi volatilizzato come polvere portata via dal vento e quella cosa la agitava particolarmente decise però, di indossare la maschera migliore che aveva e, dopo aver sistemato ancora una volta il lungo vestito color indaco, dato un occhio alle forcine che tenevano ordinati i capelli scuri, scese le scale che la separavano dalla sala principale. Appena varcato il salone però, constatò con stupore che fosse vuota e gli unici presenti erano i suoi genitori e suo fratello Emiliano che, le andò incontro sorridendole raggiante.
<<Sorellina! Sei incantevole>> esordì lui facendola volteggiare su sé stessa mentre le guance le si colorarono di rosso.
<<Sai che odio i complimenti Emiliano>> il fratello rise mentre si scostò per lasciare il posto alla madre che si avvicinò alla figlia con sguardo emozionato.
<<Tuo fratello ha ragione tesoro>> il padre si limitò ad annuire mentre Cornelia spiegò alla figlia che gli invitati sarebbero arrivati a momenti; nel mentre Emiliano si allontanò da loro uscendo dal salone per poi rientrarci nuovamente dopo qualche minuto.
<<Vorrei approfittare di questo momento per darti il mio regalo Claudia>> le confessò il fratello avvicinandosi mentre teneva fra le mani un pacco regalo dalle dimensioni medie.
<<Non dovevi..>> cominciò lei ma, appena estrasse l'opera d'arte dalla carta che la avvolgeva, si portò una mano alla bocca spalancata dallo stupore nel tenere fra le mani il suo ritratto che desiderava da anni. Riconobbe le linee morbide e i dettagli che solo il suo Giacomo avrebbe potuto fare e allora capì il perché della domanda che suo fratello le aveva fatto una settimana prima riguardo al fatto che fosse alla ricerca di un bravo artista. Voltò il quadro e sul retro lesse "al mio inferno, tuo per sempre, G".
<<Grazie fratello, disse lei trattenendo l'emozione, lo desideravo da tanto>>
<<Lo sapevo>> concluse lui per poi stringere la sorella in un abbraccio che però sapeva che non avrebbe potuto più avere. Quegli abbracci che per lui valevano più di qualsiasi altra cosa, provenienti dall'unica persona di cui lui si fidasse ciecamente e, in quel momento, capì di averle fatto un torto che non gli avrebbe mai perdonato. Lei gli aveva dato, fin da bambina, il suo cuore fra le mani e lui, per invidia, lo aveva calpestato.

All'ombra del ColosseoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora