Prefazione

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Cara Claudia, se sto scrivendo questa lettera è perché ti ho persa. Già sorellina, ti ho lasciata andare nel dolore perpetuo del tradimento che ti ha avvicinato alla morte ed è tutta colpa mia. Avrei dovuto saperlo, avrei dovuto parlarti e permetterti di spiegare invece, l'invidia mi ha posseduto ed ho fatto l'unica cosa che non avrei dovuto fare, proprio a te che sei sempre stata la mia stella, la mia guida. Scusami ma ero posseduto dalla gelosia ed accecato dalla sete di essere ciò che tu eri inconsciamente: la figlia perfetta. Non hai mai sbagliato nulla, non hai mai deluso nessuno, hai sempre fatto ciò che gli altri volevano e sei divenuta l'erede della famiglia, sostituendomi agli occhi di nostro padre che, aveva ripudiato suo figlio e prediletto l'altra. Io ero cosciente che tu non amavi stare al centro dell'attenzione, che volevi spingere nostro padre a riammettermi nel suo freddo e gelido cuore ma, non ho resistito quando il diavolo mi ha offerto su un piatto d'argento ciò che avevi fatto. Io ti avevo vista cambiata e così ti ho pedinata, seguita e, finalmente, avevo scoperto la verità, che avevi peccato e ti eri macchiata di un affronto imperdonabile per nostro padre ed io, invece di aiutarti come tu hai fatto sempre con me, sono corso da papino e gli ho spifferato tutto. I suoi occhi freddi si sono sciolti osservandomi ed in quel momento mi sono sentito il figlio più felice ma il fratello più debole, mentre i rimorsi del tradimento cominciarono a perseguitarmi e lo fanno ancora oggi. Ho la tua anima sulla mia coscienza e questo non me lo perdonerò mai, anche se sono divenuto l'erede di nostro padre, anche se sono il più vicino al duce, niente di tutto questo potrà mai riportarmi indietro la tua voce, i tuoi abbracci, le tue rassicurazioni. Mi manchi tanto, come l'aria che sono cosciente di respirare ogni giorno, o almeno fingo di inalare, mi manchi quando nel momento esatto in cui varco la porta di casa, vedo la mia piccola bambina dai capelli corvini come i tuoi corrermi incontro e sorridermi; in lei vedo il tuo sorriso gentile e la tua determinazione. Sai, le ho dato il tuo nome, per permettere al tuo ricordo di restare vivo nella nostra memoria, in questa villa che è sempre più vuota, sempre più silenziosa, sempre più insopportabile. Vorrei non finire mai di scrivere questa lettera che vorrei leggessi mentre giaci in quella bara di legno, mentre il tuo corpo minuto si raffredda e il tuo viso si logora. Vorrei stringerti ancora una volta e sentire la tua risata mentre scappi via dai miei scherzi, dalle mie occhiatacce, dai miei modi buffi che ti mettono in imbarazzo. So che non dovrei parlare al presente di te, ma non riesco ad ammettere che tu non sia più qui con me.

Perdonami mia piccola sorella.

Tuo per sempre, Emiliano.

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