𝘑𝘪𝘴𝘶𝘯𝘨 𝘟 𝘙𝘦𝘢𝘥𝘦𝘳
genere:sad!softAvevi sempre amato la pioggia.
Essa annunciava sempre l'arrivo delle tue stagioni preferite: l'autunno e la primavera. Ma, per te, le piogge erano totalmente differenti: la pioggia della primavera portava con sé il tiepido a cui amavi tanto lasciarti andare; l'autunno portava il primo freddo, che costringeva tutti ad indossare i cappotti pesanti ed una sciarpa per riparare la gola.
Ma la pioggia non era solo questo; la pioggia era la scusa perfetta per rimanere un'ora in più a letto, coccolata dal caldo delle coperte e dal caldo che il corpo del tuo ragazzo emanava.I temporali invece non ti facevano impazzire. I temporali ti facevano paura.
I lampi, i fulmini, i tuoni che facevano tremare le finestre ed i nuvoloni neri che coprivano il cielo blu.Da un paio di mesi - per la precisione due mesi e mezzo - avevi imparato ad odiare la pioggia ed amare il temporale.
Te ne sei resa conto solo oggi, mentre tiravi gli ultimi tiri della sigaretta tra le tue dita, rannicchiata in un angolo del vostro poggiolo coperta da solo una maglia troppo larga ed il suo cardigan, lo stesso che ti aveva aveva fatto innamorare di lui.
Prendesti con la mano libera il cellulare, guardando gli ultimi messaggi inviati. Premesti sul microfono e iniziasti a parlare.
"ciao han, so che odi essere disturbato mentre sei a lavoro ma-"
Non riuscisti a finire quel messaggio, perché la porta di casa si aprí, annunciando il suo ritorno.
"Ti ho sempre detto che non mi piace vederti fumare". La sua voce calda e leggermente assonnata riecheggió tra le pareti silenziose. Alzasti le spalle, non rivolgendogli neanche uno sguardo.
"Ne avevo voglia" dicesti secca, spegnendola poco dopo.
La tensione dell'aria crebbe man mano che l'orologio scandiva i minuti.
"Quello é il mio cardigan?" chiese
"Sí". Non era da te, solitamente, essere così fredda nei suoi confronti ma quel giorno fu inevitabile.
"non saluti nemmeno il tuo ragazzo?" chiese ancora, tentando di rallegrare quell'atmosfera cupa come il tempo fuori.
"Lo sei ancora?". Il tuo sguardo glaciale guardó la sua figura, ferma in piedi in mezzo alla stanza, mentre sul volto si formava un'espressione confusa e ferita.
"Cosa stai dicendo y/n?" chiese, spiazzato dall'improvvisa freddezza.
Entrasti in casa, un nodo si era già formato infondo alla gola.
"Sei stato via due mesi e mezzo han - la tua voce tremò ancora prima di parlare - ed io per due mesi e mezzo ho avuto notizie dai tuoi compagni, quando avrei dovuto averle da te". Il ragazzo provò a parlare, ma non glielo avresti permesso; non prima di aver finito tu.
"sono finita per essere chiamata da tutto il tuo gruppo pur di non sentire la tua lontananza. Ho avuto paura tu stessi male, tu fossi giù di morale, e invece stavi bene, forse anche troppo". Odiavi non riuscire ad affrontare una situazione senza piangere.
"Mi dispiace" sentisti uscire dalla sua bocca, mentre il suo sguardo era fisso sulle scarpe.
"Sono arrivata a pensare tu mi avessi tradito". Potesti sentire ogni cellula del suo corpo tremare a questa tua affermazione.
"E ho quasi rischiato l'amicizia con tutti per questa cosa, perché lo sappiamo entrambi che non sei così".
I suoi occhi erano affogati nel mare salato, così come i tuoi, e la tempesta ci tuonava dentro.
"Dimmi che non hai mai smesso" mormorasti posando le mani al lato del materasso per sostenere il tuo corpo cedevole.
"Non ho mai smesso" ti confermó lui, prendendo un respiro a pieni polmoni.
Scoppiasti in un pianto disperato, mentre le sue braccia - nettamente più muscolose da quando le avevi lasciate - avvolgevano il tuo corpo.
"Non ho mai smesso di amarti e mai lo farò y/n" ripeté quelle parole come una cantilena, il calore del suo corpo a riscaldare il tuo, mentre fuori esplodeva l'ennesimo tuono che adesso faceva meno paura.