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"Partiamo dal presupposto che io non ti odio, non più perlomeno" Simone piantò i suoi occhi in quelli di Manuel e iniziò così il suo discorso, spiazzando il compagno che lo guardò con la bocca semi aperta.

"Io non ti odio, ma ho un'infinità di cose che mi ronzano nella testa e non saprei da dove cominciare onestamente. Il male che mi hai fatto non è neanche quantificabile a parole, ma questo penso tu già lo sappia.

Quando ho saputo che saresti tornato, ero fermamente convinto di non volerti più rivolgere la parola, non lo meritavi dopo quello che mi hai fatto. Non posso negare, però, che il tuo ritorno mi ha destabilizzato. Non ero pronto a rivederti, non ero pronto a parlarti e, se dovessi fermarmi a pensare, non sono pronto neanche ora a farlo. Però in questi anni sono cresciuto, riuscendo a mitigare il dolore e a trasformarlo. Adesso il mio cuore ha ripreso a battere, sto bene e niente e nessuno potrà cambiare questa cosa.

Mentirei se ti dicessi di essere pronto a recuperare del tutto il rapporto che avevamo, a dimenticare anni di sofferenze e di silenzio tra noi. Però credo di essere pronto a deporre l'ascia di guerra. È passato tanto tempo, quindi va bene così. Non ho dimenticato nulla e non intendo farlo. Ho solo messo da parte. E se ero convinto che questo bastasse per chiudere per sempre il capitolo Manuel, rivederti mi ha invece fatto crollare ogni certezza. È bastato vederti un secondo per riaccendere un briciolo di affetto, che non mi va di reprimere. Ci ho provato a tenere su il muro, però non ci riesco. 

Io sto con Alex, Alex è il mio presente e sarà il mio futuro.

Tu vivi a casa mia, condividiamo la casa e persino i genitori. Quindi va bene così, devo accettarlo. C'è spazio anche per te nella mia vita.

C'è solo una cosa, però, che ci tengo a chiederti. Perché hai scelto di reprimere quello che provavi, soffrendo e facendo soffrire me, quando avresti potuto che ne so, parlarmene, e avremmo trovato una soluzione. Ti avrei aiutato ad accettarlo, ti sarei stato accanto sempre. Ero il tuo migliore amico Manuel, perché mi hai tagliato fuori?"

Manuel rimase piacevolmente sorpreso dalla maturità del ragazzo che aveva di fronte, e si rese conto di essersi perso veramente tanto di lui.

"Non lo so, sinceramente. Ho avuto paura, non volevo ferirti e ho sbagliato, ferendoti forse anche di più. Se avessi agito diversamente, magari a quest'ora le cose sarebbero diverse. Me ne rendo conto e non nego che me ne pento anche. Però indietro non si può più tornare" rispose con tutta la sincerità del mondo.

Seguirono minuti di silenzio, dopodiché Simone prese il suo calice di vino e lo alzò, aspettando che Manuel facesse lo stesso.

"E allora andiamo avanti" disse poi con un sorriso, facendo scontrare i due calici. Anche sul viso del riccio si aprì un sorriso e buttarono giù entrambi un sorso di vino bianco, guardandosi negli occhi. Poi, dopo aver riposato i bicchieri, iniziarono a mangiare la loro pasta.

Mentre Simone girava degli spaghetti sulla sua forchetta, Manuel si rivolse a lui.

"Quindi che mi dici di Alex? Dove lo hai incontrato?" indagò, cercando di mascherare il fastidio che gli recava anche solo nominare quel ragazzo.

Il minore butto giù il boccone e poi rispose.

"In università. Ci siamo ritrovati un pomeriggio vicini in aula di matematica e lui fece una battuta sulla mia faccia. Effettivamente non me la passavo bene e avevo delle occhiaie imbarazzanti. Riuscì a farmi ridere, e non ridevo da un sacco in quel periodo. Così iniziammo a parlare e poi un discorso tira l'altro ed eccoci qua, due anni dopo"

Manuel riuscì a percepire, dal modo in cui Simone parlava, tutto l'amore che lo legava al fidanzato e si rese conto davvero del grande errore che aveva commesso. Alex aveva tra le mani ciò che lui aveva sempre sognato, e la colpa era sua perché era stato lui, involontariamente, a spingere Simone tra le braccia di quello.

What about us? | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora