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L'inaugurazione dello studio si era conclusa per Manuel con già un buon numero di clienti che avevano avuto modo di prenotare dei servizi durante la serata e un invito a cena per il venerdì di quella stessa settimana.

La proposta di Alice lo aveva spiazzato, però aveva pensato che non ci sarebbe stato nulla di male ad accettare; inoltre, aveva sperato fino all'ultimo di ricevere un segno da parte di Simone, ma quest'ultimo era stato troppo impegnato a farsi mangiare la faccia dal fidanzato per poter anche solo notare Manuel e Alice vicini, quindi non gli rimase che accettare l'invito.

Che poi, a dirla tutta, Manuel non poteva aspettarsi granché da Simone. Infatti, lui era stato chiaro durante il loro pranzo: Alex era il suo presente e il suo futuro e nessuno avrebbe potuto cambiare questa cosa.

Aveva fatto capire, in modo anche molto esplicito, che il suo amore per Manuel era scemato, lasciando posto ad un sentimento molto più forte per un'altra persona.

Eppure Manuel era convinto di poter riconquistare il suo posto nel cuore del più piccolo. Lo desiderava tanto, con tutto se stesso. E avrebbe fatto di tutto per riuscirci.

Lui meritava di stare accanto a Simone e soprattutto loro due meritavano una possibilità che si erano già negati per troppo tempo.

Peccato che il moro non la pensasse così. Non ancora, almeno.

Il venerdì arrivò velocemente e Manuel si trovava davanti allo specchio del piccolo armadio della sua stanza, intento ad aggiustare il colletto della camicia nera che indossava, quando una voce interruppe i suoi pensieri.

"Come siamo eleganti, chi si sposa?"

Lui nemmeno si voltò, si limitò a guardare Simone riflesso nello specchio, il quale lo guardava a sua volta. Indossava solo dei morbidi pantaloni della tuta e se ne stava appoggiato allo stipite della porta a braccia conserte; Manuel si sentì soffocare, la stanza diventò improvvisamente troppo piccola, la camicia d'improvviso impossibile da agganciare, a causa delle sue mani che avevano preso a tremare leggermente.

Era assurdo che dopo tutti quegli anni, la presenza di Simone in un certo stato gli facesse ancora quell'effetto.

Si voltò verso di lui con uno sguardo serio, le mani che ancora trafficavano con non poca fatica con i primi bottoni della camicia.

"Vie qua" Simone lo invitò ad avvicinarsi; probabilmente non lo fece nemmeno con malizia, in quel momento nella sua testa gli sembrava carino offrirsi di aiutare un amico visibilmente in difficoltà.

Manuel quasi si mise a ridere per l'ingenuità del ragazzo che aspettava sulla porta; in cuor suo, sapeva bene che se si fosse avvicinato a Simone in quello stato la camicia avrebbe fatto una fine decisamente diversa quella sera. Ma non poteva permetterlo, avrebbe dovuto resistere, quindi pur sapendo che avvicinarsi sarebbe stato controproducente per lui, lo fece comunque.

Si fermò a pochi passi dall'amico, il quale lo prese per il colletto e lo avvicinò un po' a se, per poi iniziare sistemargli la camicia. Manuel evitò per tutto il tempo di incrociare i suoi occhi con quelli di Simone, che comunque sembrava fin troppo concentrato.

"Insomma, mi dici dove vai?" ad un certo punto ruppe il silenzio, ancora con gli occhi fissi sulle sue mani intorno al collo del riccio.

Quest'ultimo sembrò riprendere contatto con la realtà e inspirò prima di rispondere.

"A cena con Alice"

In quel momento, Simone lasciò scivolare le mani e lo guardò finalmente negli occhi, lasciandosi scappare un sorriso.

"Alice eh? L'avevo detto io" gongolò, quasi soddisfatto.

"No Simò, mettitelo in testa che l'unica persona che voglio in questo momento è di fronte a me. E Dio, se non la smetti di guardarmi così potrei non rispondere di me"

What about us? | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora