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La mattina seguente, Manuel si svegliò molto presto a causa di un raggio di sole che penetrava dalle finestre, causato dal fatto che la sera prima le tapparelle erano rimaste aperte.
Allungò la mano sul comodino, per prendere il telefono, e potè constatare che fossero da poco passate le sei. Voltò appena la testa verso Simone, che riposava beatamente sul suo corpo. Lo lasciò scivolare delicatamente sul materasso e, dopo avergli lasciato una leggera carezza sul viso, si alzò e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

Prima di andare nella sua, per riposare ancora un po', si trascinò fino al piano di sotto ed entrò in cucina, per farsi un caffè.
Si appoggiò al bancone e strizzò gli occhi, per cercare di calmare i pensieri che gli inondavano la testa. Il malessere di Simone lo aveva preoccupato parecchio, tant'è che durante la notte si era svegliato più volte per controllare come stesse l'amico. Non conosceva il motivo delle sue lacrime, ma per lui vederlo piangere era stato talmente tanto devastante che non gli servì sapere più di tanto, semplicemente aveva provato a stargli vicino e ad infondergli tutto l'amore possibile.

Sorseggiava distrattamente dalla sua tazzina, appoggiato al mobile con le caviglie incrociate, quando d'un tratto una presenza si palesò al sul ciglio della porta.

Simone, che si grattò pigramente un occhio e stiracchiò un po' le braccia in alto, per poi entrare in cucina. "Buongiorno" biascicò, avvicinandosi lentamente a Manuel.

"Buongiorno" - quest'ultimo gli sorrise ed allargò il braccio destro, invitando Simone che si avvicinò e si lasciò circondare - "è presto, cosa ci fai già sveglio?" chiese poi.
"Mi hai lasciato da solo, sentivo un po' freddo" Simone mosse appena la testa contro il suo collo, poi continuò. "E a proposito, grazie per stanotte" aggiunse poi.

Manuel lo strinse appena di più, lasciandogli un bacio tra i capelli.
"Ci mancherebbe, è il minimo. Mi vuoi dire come mai stavi così?" rispose poi.

Il ragazzo tra le sue braccia si irrigidì appena e si scostò un po' dall'abbraccio.
"No Manu, non mi va ora" disse, anche se in cuor suo sapeva che rimandare avrebbe solo peggiorato le cose.
"Va bene, non insisto. Dai, torniamo di sopra. Tra poco devi anche andare a lavorare" Manuel, lasciando la tazzina nel lavandino, cambiò discorso e Simone ne fu grato.
"No, sono in ferie. Alice ha deciso di chiudere per le vacanze di Natale. Rientreremo ad anno nuovo" spiegò il minore.
"Va bene, però andiamo lo stesso a dormire" Manuel lo trascinò di sopra e lo fermò quando Simone provò ad infilarsi nella sua stanza.
"No Simò, va di là" il ragazzo alzò gli occhi al cielo ma ubbidì, solo dopo avergli rubato un veloce bacio.

Manuel scosse la testa con un sorriso e richiuse la porta, per poi buttarsi sul letto e riprendere il suo sonno.

*

Simone, a differenza di Manuel, non era più riuscito a chiudere occhio.
Sentiva dentro tutto un insieme di sentimenti contrastanti: da un lato, il senso di colpa nei confronti di Alex per aver accettato, in un momento di totale confusione, una cosa che non era per niente sicuro di voler fare; dall'altro, il bisogno quasi disperato di cercare sempre un contatto con Manuel, che rappresentava per lui in quel momento tutto ciò che gli serviva per stare bene.

Eppure, forse per paura di rimanere scottato un'altra volta, non riusciva a fare quel passo in più per chiudere con Alex, che non si meritava assolutamente tutto questo.

Se ne stava sdraiato comodamente a pancia in su quando il rumore del campanello lo distolse dai suoi pensieri.
Si alzò con fatica e uscì dalla sua camera, e dopo aver buttato uno sguardo alla porta della stanza di Manuel che era ancora chiusa, segno che il ragazzo stava ancora dormendo, scese le scale a due a due e aprì la porta, trovandosi davanti il protagonista dei suoi pensieri.

What about us? | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora