Domani. A Tokyo.
Domani è il compleanno di Kuroo.
Combinazione perfetta.
Il racconto parla di Tsukishima e Kuroo e del loro rapporto.
Si svolge principalmente in un unico giorno, il giorno del compleanno di Kuroo, ma grazie a una serie di flashback...
Tornato velocemente in camera sua, Tsukishima non ci mette molto a fare una breve ricerca sulla posizione del Liceo Nekoma rispetto al centro di fisioterapia. La scuola si trova appena fuori dal centro città, e con un solo cambio di autobus la può raggiungere in una ventina di minuti.
Lui ed Akiteru dovrebbero arrivare a Tokyo verso le 14,00. Il tempo di lasciare il fratello alla clinica, e può arrivare alla scuola giusto per la fine delle lezioni.
Domani è sabato, non dovrebbero esserci attività pomeridiane. A meno che Kuroo non voglia effettuare un allenamento extra in onore del suo compleanno, in quel caso si limiterà a salutarlo velocemente e toglierà il disturbo.
Ha già pronta una scusa per giustificare la sua presenza lì, a scanso di equivoci. Sarà sufficiente dire la verità, ovvero che è stato obbligato da sua madre ad accompagnare il fratello in un centro medico della città per effettuare una fisioterapia. Forse sulla posizione della struttura potrà dire una piccola bugia, collocandola molto più vicino alla scuola di quanto non sia in realtà, giusto per non dare l'idea di essersi sforzato troppo per quel saluto.
Tsukishima chiude il computer con una strana gioia nel cuore e corre a scuola.
Fortunatamente il suo stato d'animo passa inosservato ai suoi compagni.
La maggior parte degli studenti lo evita, dato il suo carattere notoriamente scontroso, e lui non è mai stato un chiacchierone.
Soltanto Yamaguchi, che lo conosce meglio di chiunque altro, ha capito che oggi c'è qualcosa di diverso.
Durante tutte le lezioni e a ricreazione lo scruta con attenzione e con una curiosità palpabile, ma non osa fare nessuna delle domande che gli si leggono chiaramente in faccia.
Si conferma un grande amico.
Per tutto il giorno la sua testa vaga immaginando mille cose diverse che potrebbero succedere durante l'incontro dell'indomani. E convincendosi che ci sono mille buone ragioni per non andarci, in quella scuola, che sarà una perdita di tempo, che non vale la pena fare tutto questo per il banale compleanno di una persona che non ha niente di speciale. No, proprio niente.
Quando finalmente torna a casa, si chiude a chiave in camera e si stende sul letto, con le cuffie alle orecchie e la sua musica a fargli compagnia.
Come sempre quando è rilassato, gli tornano alla mente i momenti trascorsi durante il ritiro. Ormai non ci prova nemmeno più a eliminare quei pensieri. Già tante, troppe volte ci ha provato, ma questi tornano prepotentemente, ed anzi si accaniscono, si aggrappano alla sua testa, e più tenta di farli andare via, più si avvinghiano alla sua anima.
Li ha rivisti e rivissuti talmente tante volte, che ormai affiorano come dei flash, delle istantanee apparentemente slegate l'una all'altra, ma che lui sa coniugare e collocare perfettamente nel tempo e nello spazio.
Il vialetto del grande complesso scolastico. La voce canzonatoria che lo chiama. Gli occhi curiosi e invitanti dei due capitani. La palestra numero 3. L'asso pazzo del Fukurodani ed il suo inseparabile alzatore. E lui. Lui che con la mano gli fa cenno di avvicinarsi. Lui che gli cinge le spalle per invitarlo ad allenarsi. Lui che lo affianca per eseguire un muro perfetto. Lui che lo sfiora ricadendo a terra. Lui e la sua pelle sudata. Il suo profumo, inebriante fonte di sensazioni per Kei finora sconosciute. Il suo sorriso. Le sue parole di scherno sussurrate all'orecchio. I brividi alla schiena.
Non può dimenticare di averlo cercato sempre, con gli occhi, nei giorni successivi trascorsi insieme, e di aver trovato spesso il suo sguardo penetrante che lo osservava.
Riaffiorano anche l'imbarazzo e la sorpresa di provare quelle emozioni potenti quanto sconosciute per una persona del suo stesso sesso. Ma queste sensazioni sono presto sostituite da altri ricordi, i più belli e per questo i più dolorosi.
Kuroo fuori dallo spogliatoio, appoggiato al muro e con le braccia conserte, in attesa. La sua mano calda che afferra la sua. Il prato dietro la palestra, all'ora del tramonto. Le loro bocche vicine. Le mani di Kuroo sui suoi fianchi sotto la maglietta. Il suo viso stravolto dal piacere abbandonato sulla spalla del capitano, che con un braccio lo cinge coprendolo con la sua felpa...
Kei si ritrova eccitato e fremente. Chiude gli occhi cullandosi nelle proprie sensazioni e con una mano, lentamente, si accarezza il ventre, sempre più vicino all'elastico dei pantaloni della tuta. Lo solleva e infila la mano, facendosi largo nei boxer. Il suo membro è caldo e rigido e pulsa al contatto delle sue dita. La sua mano non è grande e calda come quella di Kuroo, ma gli è sufficiente pensare a lui per aumentare ancora di più il suo desiderio. Ansimando comincia a muovere ritmicamente il bacino contro il palmo della mano, che finalmente avvolge intorno alla sua erezione, aumentando i movimenti. La sensazione della pelle profumata del capitano su di sé gli esplode nella testa, e in poco tempo raggiunge l'apice, aprendo la bocca e gridando silenziosamente il suo nome, mentre un liquido caldo e vischioso si riversa sul suo addome.
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Prima di addormentarsi, Kei rigira tra le mani due fogli rettangolari. Sono due biglietti per la prossima partita della Nazionale: Giappone Vs Italia. Partita valida per le selezioni ai mondiali di pallavolo.
Una sera, impulsivamente, li ha comprati in internet, usando parte dei suoi risparmi.
Il capitano della Nekoma aveva ossessionato tutti, al ritiro, parlando di quella partita e dicendo quanto avrebbe voluto vederla per avere la conferma che anche i giocatori della nazionale usassero le sue tecniche per ottimizzare i muri in lettura.
Segretamente, Kei sognava di andarci con lui, ma dubitava che avrebbe mai avuto l'occasione, né tanto meno il coraggio, per proporglielo.
Ora, grazie ad una combinazione perfetta, la cosa più giusta da fare è anche la più razionale.
Domani è il compleanno di Kuroo-san, e lui non può certo presentarsi a mani vuote.