3 - Il regalo perfetto

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Oggi è il compleanno di Kuroo.

Tsukishima non ricorda di aver dormito, ma non se ne cura. Indossa i vestiti che ha meticolosamente preparato la sera prima (cambiandosi almeno una decina di volte), e corre alla scrivania.

Ieri ha acquistato in cartoleria una busta in cartoncino color avorio, scegliendola tra mille altre di tutti i colori e modelli. Vi ha infilato i biglietti per la partita, e all'esterno, in bella calligrafia, ha scritto semplicemente "Tetsurou".

Il viaggio in auto trascorre senza che Tsukishima si renda conto di nulla.

Akiteru è su di giri, non la smette di parlare. A Kei basta annuire ed emettere qualche monosillabo ogni tanto (come del resto fa di solito), per camuffare agli occhi del fratello la guerra nucleare che si sta svolgendo nel suo cervello.

Era naturalmente preparato al fatto che, ragionandoci bene, avrebbe concluso che un gesto tanto impulsivo ed irrazionale, i cui sviluppi erano sconosciuti e talmente variabili da sfuggire al suo meticoloso controllo, avrebbe potuto trasformarsi in un disastro. E che niente e nessuno al mondo, neanche lui, potevano valere l'ansia ed il patema che si erano impossessati di lui durante tutto il viaggio.

Per non parlare del fatto che molto probabilmente Kuroo-san avrebbe potuto non avere alcuna voglia di vederlo, o non amare le sorprese.

Alla fine, Tsukishima si convince di aver fatto una follia, e di aver commesso un enorme sbaglio.

Non andrà in quella scuola, aspetterà il fratello in clinica, non farà un passo oltre la sala d'attesa.

Eviterà di rendersi ridicolo davanti al capitano della Nekoma. Al diavolo la partita della nazionale, i suoi compagni di squadra faranno a botte per avere i suoi biglietti.

Si desta dai suoi pensieri solo quando l'auto si ferma nel parcheggio della clinica. All'entrata dell'edificio un infermiere li accoglie. Prende in consegna Akiteru e liquida Kei con un "ci vediamo tra tre ore".

"Ciao fratellino, goditi Tokyo".

In un attimo sono entrambi spariti.

Kei esce dalla struttura proprio mentre passa l'autobus numero 111. Senza pensarci ci sale. Arriva alla stazione centrale in poche fermate e, non appena scende, proprio di fronte a lui, dall'altra parte della strada arriva il 279. L'autobus che ferma davanti alla Nekoma. Che combinazione perfetta.

Scende alla fermata individuata la sera prima, quando ha studiato bene il percorso. E' a poche decine di metri dal cancello di ingresso della scuola.

Sono le 14,58, tra un paio di minuti suonerà la campanella della fine delle lezioni.

Il complesso è imponente, con grandi edifici dislocati in diverse sezioni, ma l'atmosfera è tranquilla e rilassata, regna il silenzio.

Alle 15.00 in punto Tsukishima sente il trillo della campanella che scandisce la fine delle lezioni.

Improvvisamente scoppia il finimondo. Ragazzi e ragazze nelle loro eleganti divise scolastiche si riversano nei vialetti, rumorosi e allegri, e iniziano a uscire a frotte dal cancello.

Pur in quella confusione, non dovrebbe essere difficile individuare Kuroo, data la sua altezza e quell'improbabile, inconfondibile pettinatura.

Eppure, di lui non c'è traccia.

Chissà come reagirà nel vederlo, chissà se gli farà piacere o se la cosa lo infastidirà in qualche modo. Forse oggi non è andato a scuola, forse si è concesso un giorno di vacanza, forse è ammalato, forse...

All'improvviso, nei pressi della grande porta d'ingresso dell'edificio centrale, vede una folla di studenti che si accalca rumorosamente intorno a qualcuno. In mezzo a loro spicca un ciuffo moro disordinato.

C'era da aspettarselo. Tutti vogliono fare gli auguri di persona all'affascinante, seducente capitano della squadra di pallavolo Kuroo Tetsurou, e si fanno largo per avvicinarlo.

Kei sente di essere in grado di odiare un così alto numero di persone contemporaneamente, e quasi se ne compiace.

Il capitano ringrazia tutti e finalmente rimane solo con il suo onnipresente amico nano.

Inutile sperare che Kuroo rimanga più solo di così, quindi non gli resta che farsi avanti e raggiungerli. Visto che ha fatto tutta quella fatica ad arrivare fin lì, inutile vanificare lo sforzo.

Vede i due che parlano mentre si avviano verso il vialetto di uscita. Kuroo sembra molto divertito.

Improvvisamente la coppia si ferma. Si guardano. Kei si blocca. Vede Kenma tirare fuori dalla sacca a tracolla una busta bianca e porgerla all'amico.

Anche da lontano, si vede chiaramente che Kuroo è sorpreso.

Guarda alternativamente il suo amico e la busta e poi dice qualcosa. Probabilmente sta domandando al nano che cos'è quella cosa. Scemo, è una busta, no?

Probabilmente Kenma gli ha detto la stessa cosa, perché adesso Kuroo ride, un po' imbarazzato.

Sbircia con cautela dentro la busta e poi di nuovo guarda l'amico. Sembra non capire. Infila una mano ed estrae due cartoncini. Apparentemente sono dei biglietti.

Kuroo li fissa perplesso. Ancora non realizza. Kei vorrebbe essere lì in quel momento, solo per poter riprendere il capitano per la sua reazione idiota, cosa che certamente sta facendo Kenma in quel momento.

Kuroo guarda più attentamente i biglietti e sgrana gli occhi. Di nuovo guarda Kenma, che adesso sta sorridendo apertamente, si vede anche da lontano. Anche il sorriso di Kuroo esplode, e Kei non può fare a meno di pensare a quanto sia bello.

Kuroo porta i biglietti alla bocca e alza il volto al cielo. E' felicissimo, si vede!

Kei sente una lancia trapassargli il cuore.

Cerca una via di fuga, ma non può evitare di vedere Kuroo che abbraccia Kenma sollevandolo da terra e facendo un giro su se stesso. Kenma atterra un po' frastornato, ma è chiaramente soddisfatto.

Quel nano conosce bene il suo capitano. Sa bene che niente lo appassiona tanto quanto la pallavolo. Per questo gli ha appena fatto il regalato perfetto: i biglietti per la partita della Nazionale.

Proprio come quei biglietti che adesso pesano come un macigno nella tasca di Kei.

Kuroo si incammina a grandi falcate verso l'uscita, mentre Kenma, alle sue spalle, pigramente estrae dallo zaino la sua consolle.

Kei si desta dai suoi pensieri.

Kuroo sta venendo nella sua direzione, tra poco lo vedrà. Gli studenti rimasti nel cortile ormai sono pochi, sarà facile per lui notarlo.

Preso dal panico si volta ed esce velocemente dal cancello.

In quel momento passa un autobus. Lo prende, senza neppure guardare il numero né la direzione. Quello che conta è allontanarsi da lì, da lui, il prima possibile.

Ci penserà dopo a cercare le coincidenze per tornare alla clinica. E a buttare la busta con i biglietti nel primo cestino dell'immondizia.


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