Capitolo due

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Non è che io odi tutti. Giuro non è così. Certo non è che io adori la "gente" però non la odio. È una cosa diversa. C'è del distacco. Sì distacco. Insomma a me non frega niente di loro e a loro non frega niente di me. Prima però non era così. Non sono sempre stata un asociale di questi livelli.
La mia vita non era tutta questa bellezza, non era proprio un granché. Andavo a scuola e avevo una migliore amica, una fantastica migliore amica. Io e lei eravamo legate dalle passioni. Ci piacevano le stesse cose e stavamo in piedi fino a tardi a raccontarci qualsiasi cosa ci passasse per la testa. Ci dicevano che io e lei eravamo troppo uguali e non ci credevamo. Ci dicevano che la nostra non era vera amicizia, era una cosa che sarebbe durata poco, una relazione breve nella quale si mette tutta la passione che si ha per poi lasciar andare via tutto, noi non ci credevamo. E poi è finita. Non so cosa sia stato, a me pareva davvero che tutti quei "per sempre" fossero veri, che tutto ciò che eravamo fosse vero. Loro ci dicevano di no, e noi non ci abbiamo creduto. Non ci abbiamo creduto fino alla fine.
Forse non era il tempo giusto, forse non era ciò che avevamo bisogno e ci siamo ferite, a vicenda, ci siamo ferite tanto. Colpa mia, colpa sua, chi lo sa ognuno ha la sua versione, anche tutti quelli che ci guardavano invidiosi di quello che noi avevano ora hanno la loro versione, la loro fantasiosa versione puntata a distruggere tutto. Ma noi due la verità la sappiamo. Troppe cose si sono messe in mezzo tra noi e abbiamo solo deciso di lasciarci andare. Se ora tornasse alla mia porta di notte, o peggio, di domenica mattina io la abbraccerei. La stringerei e non la lascerei mai andare. Ma non tutte le cose sono fatte per durare.

Per fortuna non sono rimasta sola. Lei la conoscevo pure prima, ma ero accecata dalla mia anima gemella per notarla. Con tempo, poco a poco, siamo diventate migliori amiche. Io e lei non eravamo uguali, anzi eravamo profondamente diverse ma questo ci univa ancora di più. Parlavamo di quello che piaceva ad una ascoltando poi quello che piaceva all'altra. Dare e avere insomma. E con lei è durato di piu, eravamo un puzzle, lei aveva quello che serviva a me e io quello di cui aveva bisogno lei e dovunque fossimo noi attaccavamo i nostri piccoli pezzi, quelli che hanno una forma così strana che si attaccano solo se trovi il pezzetto adatto, e rendevamo più bello tutto: solo noi due.
Io e lei eravamo quelle ragazze che gli altri odiano, quelle che se dici qualcosa si guardano tra loro e ridono e tu non capisci il perché, ma loro ridono perché quello che hai detto ha ricordato loro qualcosa che solo loro due sanno. Eravamo quelle che ridevano, e ridevano, e ridevano ancora fino alle lacrime, fino ad atterrare per terra piangendo e ridendo insieme. Eravamo quelle che se sei triste non devono venire là a consolarti, devono solo guardarti e già scoppi a ridere perché dietro quello sguardo sai che c'è l'amore che cerchi sempre. Noi eravamo noi. Due piccole ragazze, ignorate dal mondo, felici di essere giovani, e felici di essere insieme.

Nella mia classe eravamo praticamente tutti degli sfigati. Ci provavamo tutti ad essere fighi ma proprio ci mancava il gene per esserlo. Nella mia classe c'era un ragazzo. Cioè ce ne erano vari ma ce ne era uno che non sopportavo proprio. Credo che alla fine fossimo arrivati ad essere migliori amici in qualche modo. Non eravamo amici convenzionali ecco quello va detto. Eravamo diversi. Due come noi non potevano che essere diversi. Un rapporto "amore e odio" diciamo. Amori molto lunghi e odi altrettanto lunghi. Periodi in cui ci cercavamo con gli sguardi per ridere di qualcosa, o semplicemente ci scambiavamo sguardi silenziosi che dicevano tutto, poi periodi in cui non ci potevamo sopportare, in cui se uno dei due diceva qualcosa l'altro alzava inevitabilmente gli occhi al cielo, in cui ci si scambiavani battutine acide e scortesi. Ma eravamo noi, noi eravamo così e forse quello era il nostro modo di volerci bene, mandarci a fanculo costantemente sapendo che poi tanto saremmo tornati.

Questa era la mia vita di prima, prima che succedesse ciò che ha cambiato tutto, prima che succedesse quello che è successo. E la mia vita mi piaceva, nonostante tornare a casa piangendo non fosse ormai più tanto strano, nonostante la mia vita fosse piena di presenze temporanee, di persone che se ne andavano, di persone che avrebbero dovuto andare via ma che preferivano stare la e fare del male... la mia vita mi piaceva. E non l'avrei scambiata.
Ma non decido io le cose.
Non decido io per niente.
Non l'ho mai fatto.

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