Capitolo quattro

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La solitudine è una cosa così bella. Mi ricordo che amavo passeggiare. Ogni volta che ne avevo occasione uscivo e camminavo con le cuffiette nelle orecchie, perdendomi tra pensieri e testi. Ora camminare mi manca ma sono comunque sempre sola, e posso comunque godermi la solitudine.

Forse era per questo che non riuscivo a inquadrare Pietro. Perché lui non si era fermato contro il muro di ferro che ero diventata, contro i miei occhi gelidi che lo squadravano ogni giorno. No, lui si era avvicinato a quel muro e lo stava osservando da vicino.

Avevo paura che crollasse. Che crollassi io.

Verso l'ora di pranzo entrò di nuovo in camera. Si sedette e si mise a guardarmi. Io lo fissai per un po' e dopo iniziai di nuovo a leggere. Inizio quel gioco di sguardi tipico di bambini della prima media... io leggevo e ogni tanto sbirciavo da sopra il libro. Quando lui se ne accorgeva io ritornavo a nascondermi tra le pagine ma sentivo il suo sguardo su di me, che bruciava sulla mia pelle. Allora spuntavo fuori e lo guardavo, quindi lui riabbassava lo sguardo sul suo libro.

-Usciamo?-

Scherza spero.
Scuoto la testa.
Mi guarda per un po', come se dovesse dire qualcosa, dovesse aggiungere qualcosa.
Però poi distoglie lo sguardo e continua a leggere.

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