Capitolo tredici

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La porta si aprì di colpo e Pietro entrò velocemente. Chiuse la porta con forza e si avvicinò al letto.

Non vedendomi là, mi cercò con lo sguardo in tutta la stanza, trovandomi seduta nell'angolo.

Io cercai di alzarmi e quando fui in piedi lo guardai e notai la sua espressione sorpresa nel vedermi in piedi.

Afferrai le stampelle e faci un passo. All'improvviso lui sembrò scuotersi e corse verso di me.

Mi abbracciò con tanta forza che quasi mi sollevò, e mi strinse a lungo.

Rimanemmo così, avvinghiati, per non so quanto tempo.

Lui si staccò e mi sussurrò all'orecchio:

-Sono tornato. Sono qui. Mi sei mancata-.

Lo strinsi a me ancora di più.

Era là. Era tornato. Era davanti a me.

Pietro mi prese in braccio e mi portò fino al bordo del letto, dove mi sedetti.

Quando lui si fu sistemato vicino a me disse -Sandra è andata a parlare con il Principale. Gli ha detto che non sono responsabile e che ti ho fatto correre un gran rischio. Lui pur di farla andare via le ha dato ragione, quindi mi ha assegnato ad un altra persona.-


Disse 'persona' e non 'paziente'.


-Mi sei mancata terribilmente, non avevo le forze per poterti guardare da lontano, così ho fatto finta di non esistere. Poi però il Principale mi ha richiamato e mi ha detto che hai avuto dei peggioramenti, che stavi male, e che io ti avrei potuto aiutare, che se fossi stata con me magari saresti stata meglio. Mi sono preso una tale paura quando mi hanno detto che stavi male... Sono stato fuori dalla sala operatoria tutto il tempo ma non mi permettevano di vederti. Sono così contento che tu stia bene. Mi sei mancata così tanto.-

Nei suoi occhi potevo leggere la sua preoccupazione. Tutta la rabbia e la delusione che avevo provato quando se ne era andato, quando non lo avevo più visto entrare dalla mia camera, era scomparsa di colpo.

Lo strinsi forte a me e rimasi così, abbracciata a lui.

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