Capitolo otto

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Erano giorni che non veniva più. Non avevo saputo nulla, se non che da una settimana non lo avevo più visto.
Magari gli avevano semplicemente tolto il mio caso, ma difficilmente lo avevano proprio cacciato. La mia influenza era passata dopo due giorni e quattro scatole di fazzoletti sparse per la camera. Mi mancava terribilmente. Non riuscivo a ricordare di aver mai provato un sentimento simile. Eppure era passata una settimana.

In quel breve tempo in cui eravamo stati insieme Pietro mi aveva già cambiata. Era come se stesse cercando di riportare piano piano, pezzettino per pezzettino, il mio corpo in vita.

Era una delle poche persone che non si facevano intimidire dal mio sguardo freddo, dal mio 'muro'. Lui lo stava distruggendo quel muro, liberandomi.

Mi piaceva che per me fosse come un libro aperto. Mi piaceva poter guardare nei suoi occhi e vedere tutte le sfumature più scure che li facevano sembrare vivi. Mi piaceva poter capire i suoi pensieri. Mi piaceva anche quando iniziava a blaterare senza fermarsi un attimo.

Io al contrario ero fredda, distante da tutti. Non lasciavo avvicinare nessuno ma questo non lo aveva fermato. Niente lo aveva fermato. Lui riusciva ad intravedere qualche spiraglio di quello che avevo dentro. A volte mi veniva voglia di rispondere alle sue domande, di partecipare ai suoi discorsi.

Era una settimana che non lo vedevo.

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