7. Amaro

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Dustin venne a conoscenza del fatto che Will era uscito con una ragazza carina ("Sí, probabilmente un 8, era davvero molto bella per essere una vostra coetanea" per citare le testuali parole di Steve) meno di un'ora e mezza dopo, e, nel giro di tr...

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Dustin venne a conoscenza del fatto che Will era uscito con una ragazza carina ("Sí, probabilmente
un 8, era davvero molto bella per essere una vostra coetanea" per citare le testuali parole di Steve) meno di un'ora e mezza dopo, e, nel giro di tre ore, tutto il
gruppo al completo apprese la notizia. Ovviamente, erano tutti entusiasti. Talmente tanto, che si dimenticarono del fatto che Will non avesse detto loro dell'appuntamento, ma che lo avessero scoperto grazie alla boccaccia del gelataio. O almeno, tutti si erano presto scordati di questo futile dettaglio, tranne Mike. Era sempre stato convinto che la sua relazione con El non avesse davvero compronesso in un qualche modo la sua amicizia con i ragazzi, ma per la prima volta si rese conto di tutto il tempo passato con la ragazza, tutto il tempo passato lontano dai suoi migliori amici.
(O lontano da Will?)
Era il suo migliore amico, e non lo aveva nemmeno avvertito del fatto che avesse un appuntamento!
Aveva deliberatamente scelto di tenerglielo nascosto, ma perché? Qualcosa non andava, e Mike era ostinato a scoprirlo. Perciò, non appena gli amici ebbero abbandonato il suo seminterrato, montó in sella alla sua vecchia bici e partí alla volta di casa Byers. Per lui, quello, era un gesto da niente, non riusciva proprio a rendersi conto che attraversare la città al buio solo per parlargli avrebbe reso il cuore di Will saltellante per giorni interi.
Tutto ciò a cui riusciva a pensare era che era stato davvero un pessimo amico, che aveva trascurato tutte le persone che in quegli anni gli erano state vicino, e ormai sapeva poco sulla loro vita quotidiana.
Quindici minuti dopo arrivò trafelato sul viottolo davanti alla casa del suo migliore amico.
Ah, quante volte le ruote della sua bicicletta avevano percorso quella strada!
Era finalmente arrivato davanti alla porta, i capelli arruffati e le guance rosse per la lunga pedalata.
Suonò il campanello.
Passarono pochi secondi, poi il viso di Jonathan apparve sull'uscio.
"Hey." Lo salutò il corvino.
"Will è in casa?"
"Si certo, è in camera sua." Rispose il fratello, spostandosi dalla porta per far passare l'inatteso ospite.
La casa dei Byers era familiare nel modo in cui solo la casa di un amico può esserlo.
Aveva passato anni della sua infanzia li, studiando per i test di matematica al tavolo della cucina e svolgendo relazioni di scienze in camera del piu piccolo, bevendo succo d'arancia che puntualmente finiva per uscirgli dal naso per le troppe risate.
Jonathan richiuse la porta e si sedette sul divano, c'erano delle fotografie sul tavolino perciò Mike intuí che stesse lavorando.
Cercando di far meno rumore possibile si avventuró per il corridoio.
Della musica proveniva dalla camera di Will.

"There's a room where the light won't find you
Holding hands while the walls come tumbling down
When they do I'll be right behind you!

So glad we've almost made it
So sad they had to fade it
Everybody wants to rule the world!
Everybody wants to rule the world!
Everybody wants to rule the world!"

Mike si avvicinò alla porta con un sorriso.
Alcune cose non sarebbero cambiate mai.
Il castano amava con tutto il suo cuore la musica, la vera musica, non quelle assurdità che ascoltavano Max ed El.
Era quasi strano sentire il suo stereo riprodurre un brano del genere, invece di Bon Jovi, The Clash, Aereosmith, Simple Minds o gli U2.
Era ormai davanti alla porta di legno bianco quando sentí la voce di Will, allegra e pimpante.
Si fermò ad ascoltare.
Con chi stava parlando?
"Mi sembra chiaro che Brian è il personaggio migliore! È il più introspettivo e sottovalutato allo stesso tempo! Ti rendi conto della ragione per cui è finito in punizione? Credi sia da sottovalutare?" Sembrava concentrato in un impegnativo dibattito telefonico su un argomento che il corvino non riusciva a cogliere.
"Non puoi dirlo davvero! Non ci posso credere! Non Andy!" Esclamò con un finto tono scioccato.
Ci furono dei secondi di silenzio, e nonostante Mike fosse dall'altra parte della porta, riuscí chiaramente a vederlo sorridere.
"Ovvio che il tema della pressione sociale è importante! È uno dei temi centrali. Gesú Cristo, da te, non me lo sarei aspettato!" Continuò ridendo, e per un secondo il mezzano di casa Wheeler si sentí riportare indietro nel tempo di due anni, prima che il suo migliore amico sparisse, prima del Sottosopra, di tutto...
Ormai ascoltare la risata di Will era un evento quasi raro. Una vera, profonda risata per una battuta divertente, per una storiella stupida... Da quanto non la sentiva?
Il ragazzo si rese conto in quel momento di quanto gli fosse mancato quel suono.
La risata di Will era il suono più piacevole, consolatorio, rassicurante e terapeutico al mondo.
La sua risata faceva illuminare le stanze e sorridere le persone. Persino l'angusto corridoio di casa Byers sembrò essersi acceso come una lampadina.
Tutto sembrava risplendere.
Il buio della sera era svanito.
Poi, il castano continuò a parlare, e l'istante perfetto si ruppè in mille pezzi come un vaso di cristallo.
E il corvino si accorse che il suo amico non stava parlando con lui, ma con un'altra persona che evidentemente riusciva a renderlo di buon umore.
Si sentí uno stupido spettatore esterno.
Quanto vorrei essere io a farlo ridere così.
Pensò, ma scacciò subito quell'idea.
La conversazione nella stanza stava continuando.
A quel punto, Mike aprí la porta, la curiosità lo stava uccidendo.
Era forse al telefono con la ragazza dell'appuntamento?
Dapprima Will non ci aveva fatto del tutto caso, ascoltava attentamente la persona all'altro capo del telefono, ma quando i suoi occhi verdi si incastrarono con quelli del suo migliore amico, per cui era persino certo di provare qualcosa, si bloccò di colpo.
"Ehi scusa... Io devo andare... Sì, certo. Certo. A domani." Concluse il castano, riagganciando la cornetta, un po' imbarazzato.
Era sdraiato sul letto come una ragazzina in chiamata con le amiche.
Sistemó velocemente il telefono sul comodino e a quel punto si girò in direzione di Mike.
"Ehm... che ci fai qui?" Chiese, alzandosi in piedi, per poi sedersi, evidentemente nervoso.
L'amico non ci fece caso e si sedette affianco al giovane Byers, con un sorriso furbo a dipingergli il viso.
"Dustin mi ha riferito la novità." Esclamò lui, guardandolo dritto negli occhi e facendo arrossire profondamente l'amico.
"Novità? Quali-" Improvvisamente, capí.
La consapevolezza lo colpì come un fulmine a ciel sereno. Parlavano di Victoria.
Che idiota, era stato.
Un incredibile, enorme, totale idiota.
Sbattè lentamente gli occhi, spiazzato.
Bravissimo Will, e ora cos'hai intenzione di dire?
"Tranquillo, tra me e lei non c'è nulla e non ci sarà mai, perché tra tutti e due siamo più gay di David Bowie ed Elton John messi insieme. Diciamo che siamo amici, e che sono contento di averla conosciuta perché lei almeno si accorge della mia esistenza, al contrario vostro."
Si grattò il palmo della mano destra.
"Stai parlando di Victoria, giusto?" Chiese timidamente.
"È questo il suo nome? Mi sembra chiaro! Di che altro starei parlando?" Esclamò l'amico alzando le braccia al cielo, visibilmente emozionato.
Ad esempio di qualsiasi argomento. Di un qualsiasi argomento che non siano le ragazze.
(Per una volta.)
"Voglio sapere tutto!" Pretese il corvino avvicinandosi ancor di più a Will.
Oh Gesú Cristo, fu il suo unico pensiero.
"Bè... uhm non c'è molto da dire." Ribattè, conscio di aver deluso le aspettative dell'amico.
Cosa devo fare? Fingere che stiamo per convoliare a nozze o minimizzare il tutto?
La testa aveva preso a martellargli.
In più, allo stereo era partita una canzone orribile, triste e chiassosa allo stesso tempo.
Rimpiangeva un po' di non aver messo un bel vinile al giradischi, ma ormai era tardi.
In più, i suoi vinili erano la parte più privata della sua anima, non poteva, semplicemente, metterne su uno mentre era al telefono con una ragazza appena conosciuta, nonostante il legame invisibile che fin dal primo momento aveva percepito legarli.
"Quindi... voi due state insieme?" Chiese Mike, con un sorriso ancora più ampio.
Will scivoló dai suoi pensieri come quella volta in cui, a otto anni, era caduto dall'albero di mele nel giardino di sua nonna, finendo con il rompersi un braccio.
Solo che, in questo caso, la caduta era stata solo metaforica.
"Io... uhm sì?" Rispose Will, senza essere nemmeno del tutto certo di quale fosse la domanda.
"Perché non ce lo hai detto prima! Diamine amico, è grandioso!" Mike intendeva "perché non me lo hai detto prima" solo che questa domanda lasciava un amaro sulla lingua che difficilmente sarebbe andato via in poco tempo.
"Io uhm, non lo so... è che la conosco da poco." Disse il castano, grattandosi il collo, nervoso.
"Devi assolutamente presentarcela! Che ne dici di domani sera a casa mia? I miei saranno ad una cena di lavoro, perciò avremo campo libero!" Propose allegro il corvino.
Ecco come organizzano le loro serate tra coppie. Ora che sono accompagnato da una ragazza conto anche io qualcosa? Perché prima nessuno mi aveva invitato a far baldoria a casa dei Wheeler? Scommetto che Lucas e Max vi abbiano partecipato un milione di volte. E anche El, dopo aver detto ad Hopper di essere andata a dormire dalla rossa. Probabilmente persino Dustin. Chissà, magari hanno avuto bisogno del salotto di casa di Mike e di qualche bottiglia di alcol per parlare come si deve di Suzie. O, magari, non scorre neppure un goccio d'alcol durante queste serate, parlano solo fino a notte fonda sdraiati con la schiena sul prato dietro casa. Magari guardano le stelle. Pensano mai a me? Evidentemente no, si rispose.
La mente di Will in quel momento era come un treno senza freni destinato a schiantarsi, in collisione con un altro mezzo o per autocombustione.
Non riusciva ad interrompere il flusso di maligni pensieri che ormai gli affollavamo la testa, e tutto ciò che riusciva a fare era estraniarsi dal mondo circostante.
Viaggiava così velocemente da fargli perdere il senso dei confini della realtà. In quei momenti, i suoi pensieri diventavano l'assoluta verità, la Bibbia su cui giurare, non esistevano altre soluzioni o possibilità se non le idee che nei momenti di panico spuntavano come erbacce. Solo che non c'era modo di estirparle. Almeno, non che Will sapesse. Le sue constatazioni erano legge. Doveva per forza andare cosi. L'ansia offuscava la realtà.
Era talmente turbato dai suoi stessi pensieri che non si rese nemmeno conto che il tono della sua voce era diventato improvvisamente duro.
Non si accorse nemmeno che tutti i suoi tic da ansia si erano  scatenati nuovamente. Semplicemente, continuava meccanicamente a ripetere gli stessi gesti. Ancora e ancora. Come un maledetto automa.
Iniziò a grattarsi il braccio sinistro con forza, scostando leggermente la fascetta che portava al polso, e che aveva indossato allo scopo di nascondere accuratamente un numero indefinito di tagli che non si erano ancora cicatrizzati.
Sembravano binari che si incrociano e si scontrano, un caos di linee spezzate e disordinate dai tratti a volte più sicuri e altre più traballanti.
Non ci si sarebbe aspettati questo da un'artista.
Avrebbe personalmente chiesto scusa al dio dell'arte per lo scempio molto poco estetico che si era inciso sui polsi, se solo gli fosse importato qualcosa.
Anche Victoria portava molti braccialetti spessi, ma se fossero a scopo puramente estetico o meno, non poteva saperlo, e sicuramente non glielo avrebbe chiesto mai.
Mike si ritrovò sbattuto fuori da casa Byers senza nemmeno essersene accorto.
Un attimo prima era seduto sul letto di Will, ad osservare il suo profilo delicato mentre era immerso in chissà quale importante pensiero, e l'attimo dopo si trovava sul portico, confuso e affranto, ad osservare le gocce di pioggia che copiosamente ricadevano da un cielo tenebroso e cupo che minacciava di un temporale.

𝐊𝐈𝐒𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐈𝐍 𝐓𝐇𝐄 𝐑𝐀𝐈𝐍, willxmikeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora