'Eric, sei una costante nella mia vita. Da quando non ci sei più è come se fossi finito sotto un cumulo di macerie e non riuscissi a venirne fuori. Sei tutto ciò che di più bello io abbia mai avuto in tutta la mia vita. Ogni cosa si concentra in te: i miei pensieri, i miei respiri, il battito del mio cuore. È come se il tempo si fosse fermato da quanto te ne sei andato e non fosse mai più ritornato a scorrere; ho sbagliato a chiederti un periodo di pausa ed in questo periodo mi sono solo più accorto che sei fondamentale per me. Puoi anche spezzarmi il cuore in due, ma quando guarisce, batte per te. Non lo so perché, ma è vero.'
Scrissi questa lettera sul bordo della piscina; alla fine della stesura strappai un fiorellino e lo inserii all'interno della busta, proprio vicino alla lettera.
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Tirai un forte sospiro e bussai alla sua porta; mi aprí María, la domestica.
'María, dov'è Eric?'
Non fece in tempo a rispondere che lui si trovava già al piano di sotto; in accappatoio e con i capelli bagnati. Strinsi forte a me la lettera ed entrai; non facevo altro che guardarlo, gli occhi mi si fecero lucidi, non riuscivo ad aprire bocca.
Lui era fermo, immobile, aveva gli occhi spalancati ed il suo volto era colmo di sorpresa. Avremmo continuato così per una giornata intera se non fosse per il fatto che dopo un po' lui si avvicinò lentamente verso di me, prese la lettera e mi abbracciò fortissimo.
Scoppiai a piangere come un bambino.
'Eric, non voglio stare più lontano da te.'
'Non succederà mai più: è una promessa.'
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Stava tornando tutto alla normalità? Per me lo era già: la facilità con cui ci ritrovammo fu disarmante; passammo una giornata da routine: gli asciugai i capelli, perché lui sosteneva sempre che io fossi più bravo, guardammo un film, cenammo e dopo cena ci coricammo a letto.
'Dai, voglio leggere la lettera' Afferrò tra le mani la busta e sorrise quando vide il fiorellino, che nel frattempo si era anche stropicciato. Ero attaccato a lui: la mia testa sul suo petto, la mano sul suo addome, i miei occhi rivolti verso di lui mentre leggeva, il mio sorriso soave, che non avevo da mesi. Mi sembrava tutto così perfettamente perfetto: tutto era al suo posto, ogni stella nel cielo quella sera era ben vistosa più luccicante del solito, la luna era accesa piena, colorata. Io ero al mio posto, lui era al suo posto.
I suoi occhi si bagnarono; posò la lettera sul comodino, si voltò: i suoi occhi erano lì, spalancati, fissi su di me, mi sorrideva, gli sorridevo.
'Blake, sai perché in questo periodo non ti ho cercato? Ho aspettato te ogni giorno, ti cercavo in ogni minuto della giornata. Ma non ti ho scritto, non mi sono avvicinato: tu avevi bisogno di riordinare la mente e capire che siamo un'unica cosa, siamo un'unica stella, la più luccicante, in un cielo di stelle tutte uguali. Ero sicuro al cento-uno percento che saremmo tornati insieme; non ne ho dubitato nemmeno per un secondo. Ogni coppia ha i suoi alti e bassi, e questi bassi prima o poi sarebbero dovuti toccare anche noi, è normale. Ma nonostante tutto, nonostante qualsiasi disgiunzione di astri, io so che ti amo, come so che tu ami me. La nostra storia non è iniziata solamente tre anni fa; la nostra storia è iniziata sedici anni fa. Ed è la più bella storia che io avessi mai potuto desiderare.'
A sentirle quelle parole mi sembravano molto romantiche, ma scrivendole adesso capisco che è sempre stato lui a muovere le pedine della vita, della nostra vita; pure se non faceva nulla, faceva qualcosa. Per lui ero scontato, era scontato che io tornassi sempre e comunque da lui; ma evidentemente ero troppo accecato per capire determinate cose.
'Eric...'
'Non dire niente, godiamoci il silenzio di questa ultima notte d'estate: non ho bisogno di un falò, di litri di alcool. Tu sei tutto ciò di cui ho bisogno.'
Mi baciò e dopo un po' ci addormentammo; uno accanto all'altro, come avrebbe sempre dovuto essere.
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Ricordate il mio incubo ricorrente? Si trasformò in sogno; era sempre lo stesso nella parte iniziale, ma con delle differenze: i miei capelli ricci erano presenti, ed alla fine, mentre la lampadina stava per spegnersi, questa si riaccendeva. Eric era lì, in piedi a tendermi la mano per alzarmi da terra e per aiutarmi a raggiungere una porta rossa, da cui uscimmo insieme.
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L'ultimo anno scolastico, gli ultimi mesi prima dell'inizio della vita vera: volevo frequentare il college; mio padre invece voleva che andassi di corsa in Francia con Eric, a gestire l'azienda; forti, decisi, determinati, pronti a portare avanti un'intera dinastia. D'altro canto Eric non vedeva l'ora di inoltrarsi nell'attività di famiglia; guardavo il suo entusiasmo, la sua voglia di fare, che trasmetteva anche a me.
Sognavo noi due a capo di tutto: una famiglia potente, impossibile da scalfire, come diamanti; ma desideravo del tempo per realizzare altre importanti conquiste nella mia vita.
Erano partite le iscrizioni ai corsi: scacchi, matematica, cucina... ed erano partite anche le candidature per la squadra di basket, servivano nuovi componenti. Fui letteralmente travolto da Eric e la sua volontà di vedermi in squadra con lui, almeno l'ultimo anno; accettai: non mi iscrissi quell'anno al club di scacchi, non avrei avuto tempo per fare tutto.
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Tanti manifesti, forse troppi, per sponsorizzare la solita cosa: il ballo di inizio anno.
'Eric, ci andiamo? Ti prego, è l'ultimo!'
'Sarò il tuo principe'
Ero felicissimo: tutto sembrava andare secondo le regole, sembrava tutto in ordine.
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'Belle!' Esclamai; mi era mancata molto: tornati dalla Florida, lei era partita per il restate periodo estivo per la Spagna con la sua famiglia per motivi lavorativi e lei non perse occasione per godersi una lunga vacanza. Le corsi incontro e la abbracciai forte.
C'erano anche Jason e Lucy, che invece avevano passato l'estate in Italia dai nonni, come ogni anno; lui era cambiato un po' dopo il periodo estivo: gli era cresciuta la barba e aveva optato per un nuovo taglio di capelli. Poco dopo averli salutati mi rese partecipe del fatto che anche lui si era candidato per la squadra di basket; mi sentivo molto più sollevato: sì, conoscevo qualcuno del team tramite Eric, ma a parte Gonzalo Martín, non avevo molta confidenza.
Informai loro del ballo di quella sera: avrebbero partecipato tutti.
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Quella mattina noi ragazzi dell'ultimo anno avremmo fatto le foto per l'annuario speciale di chi stava per lasciare la scuola, eravamo tutti vestiti benissimo. Avremmo potuto fare la foto in coppia o da single; Jason e Lucy decisero di farla insieme, come me ed Eric, invece Belle non aveva problemi a farsi la foto da sola: durante il periodo estivo aveva iniziato molto ad apprezzare la sua indipendenza ed il suo animo forte.
Ricordo ancora il momento dello scatto della foto: ero molto in ansia, dato che quell'annuario l'avrebbe potuto vedere chiunque negli anni a venire. Eric si sedette, mi porse la mano e mi fece sedere di lato, sulla sua gamba sinistra; il risultato? Ne uscì una foto bellissima, che tutt'oggi conservo gelosamente. Ridevamo insieme, eravamo spontanei, senza quel timore di uscire male: con lui tutte le mie insicurezze e paure svanivano; era la mia roccia, il mio paracadute, era qualsiasi cosa che avrebbe potuto salvarmi in stato di necessità.
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Avevo riacquistato ciò che avevo combattuto per mesi: non solo Eric, ma la felicità che portava con sé; non avrei mai più cercato di allontanarlo, perché allontanarlo voleva dire perdere di vista la felicità.
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'Addiction'
RomanceNon vuoi accettare il fatto che la persona che ami di più al mondo non è come pensi che sia, ci immagini una vita ideale, anche se sai che molto probabilmente è solamente un'utopia.