10- Ombre su cui forse non avrei mai potuto accendere luci.

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Non riuscivo a non essere constantemente insicuro; e questo si rifletteva anche sulla nostra relazione. La situazione era che per due mesi interi io continuavo a chiedergli sempre dove andasse, cosa facesse, perché tornava un po' più tardi; lui inizialmente mi rispondeva, ma con il passare del tempo risultava sempre un po' infastidito, ed io me ne accorsi.
Poi non glielo chiesi più: o meglio, fece in modo che io non glielo domandassi più.
'BASTA! LA DEVI SMETTERE DI CHIEDERMI IN CONTINUAZIONE LE SOLITE COSE!' Mi urlò contro, dopo l'ennesima volta.
Me lo ricordo: ci trovavamo nel cortile della scuola, c'erano anche alcuni ragazzi della squadra di basket, tra cui Jason, Gonzalo Martín e Brett.
'Scu...' Non mi diede il tempo di parlare: continuò a parlare con un tono della voce molto alto.
'Scusa!? Sono due mesi che andiamo avanti così! Mi stai soffocando, mi manca l'aria. Sei continuamente lì dietro la porta ad aspettarmi per farmi l'interrogatorio! Mi fai sentire sempre come se stessi sbagliando qualcosa ed è pesante! Smettila!'
'Ma cosa pretendi che io faccia dopo...' Realizzai che non ce l'avrei mai fatta a creare una frase di senso compiuto: mi interrompeva in continuazione.
'Dopo cosa!!? Ne abbiamo già parlato e pensavo fosse tutto risolto, ma a quanto vedo non hai capito nulla!'
La situazione era imbarazzante; almeno per me: Gonzalo prima abbassò lo sguardo, ma successivamente abbandonò il gruppo. Jason era accanto a me, con una mano sulla mia gamba: era un segno di 'forza'; lui e Lucy sapevano ormai della situazione che c'era tra Eric e me: dopo il ballo ne parlammo e mi confidai anche con loro, con il sostegno di Isabelle, che per quanto disgustata da ciò che era successo al ballo, riuscì ad essere abbastanza indifferente e a farselo scivolare addosso: non si abbassava a tali sciocchezze, secondo lei.
Ero in totale imbarazzo: tutto stava succedendo davanti ad altre persone, avevamo constantemente lo sguardo rivolto addosso; qualcuno invece, seguendo l'esempio di Gonzalo Martín, ebbe la decenza di alzarsi dalla panchina per lasciarci un po' da soli.
'Sai che ti dico!? Che forse hai bisogno di un po' di tempo per pensare alle cose che fai e che dici. Forse è meglio prendersi un altro periodo di riflessione.'
Boom; la bomba era esplosa ed era come se fosse stata lanciata direttamente su di me, assorbii tutte le radiazioni che era in grado di emanare che entrarono nel mio corpo da ogni poro.
'No Eric, ti prego no! Non puoi farmi questo, lo sai che non possiamo stare lontani!'
'Io lo so bene, ma forse il problema è che tu non ci credi abbastanza alle cose che dici! Te lo ripeto: mi stai soffocando ed io non posso continuare così. Quindi prenditi del tempo, fai ciò che vuoi: chiuditi in casa, esci, tagliati le vene; quando avrai capito i tuoi errori poi ne possiamo riparlare!'
Non potevo credere a ciò che aveva detto, o meglio alla violenza della sua voce mentre pronunciava quelle parole; D'istinto gli afferrai la mano: in qualche modo volevo tenerlo ancora vicino a me. Cercavo di far sì che non se ne andasse.
'E lasciami!'
E se ne andò, lasciandomi sulla panchina solo con Jason che mi abbracciò, facendomi scoppiare in un pianto fortissimo. Mi lasciò lì da solo al freddo invernale, con le mie insicurezze, solo con i miei sentimenti per lui, solo con la mia solitudine.
'Andrà tutto bene vedrai: non è una brava persona, meriti di meglio. Non fossilizzarti troppo sul pensiero che lui sarà l'unico uomo della tua vita, ti farà solo del male.' Affermò poi Jason, nel vano tentativo di consolarmi.
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Avrei dovuto cogliere l'attimo, sarei dovuto essere più reattivo: avrei dovuto sfruttare quel periodo per me stesso, per ritrovare chi effettivamente ero sul serio; e volevo farlo in un primo momento: non volevo ripetere l'esperienza passata, giusto per confermare la teoria del rinforzo per cui si ripetono solo esperienze passate piacevoli e si tende a non ripetere quelle negative. Mi iscrissi di nuovo al club di scacchi, lasciando la squadra di Basket; mi candidai per le ultime olimpiadi di matematica. Ma non riuscii a concludere molto, dato che le emozioni presero il sopravvento: erano più forti di me. Pensavo e ripensavo a quanta forza, quanto dolore e violenza ci aveva messo Eric nel pronunciare quelle parole; mi lasciavano interdetto ogni volta che mi tornavano alla mente. Pensavo di conoscerlo, Eric, ma man mano vedevo sempre una nuova versione di lui, conoscevo sempre nuove angolazioni del suo essere, purtroppo fatte di tante ombre. Ombre su cui forse non avrei mai potuto accendere luci.
Una cosa era differente invece: nel periodo di quella seconda rottura avevo con me Isabelle, lei non mi lasciava mai da solo; era sempre lì con me, come se fosse quasi una sorella. Era lei il motivo per cui mi capitava di sorridere o non pensare ad Eric, anche se per solo cinque minuti in un'intera giornata di ventiquattro ore.
Il suo obiettivo era quello di farmi conoscere un sacco di ragazzi: mi fece iscrivere ad un app di incontri, mi presentò addirittura suo cugino Colin; che per carità, per quanto potesse essere un bellissimo ragazzo, niente avrebbe potuto colmare il vuoto insormontabile che Eric aveva lasciato nel momento in cui se n'era andato.
Ma nella vita non si può andare sempre avanti: ci sono cose che arrestano il nostro cammino, ci mettono in ginocchio; ed io lo sapevo. Non avevo voglia di iniziare di nuovo tutto da capo, con persone nuove: non era nella mia natura, o meglio, non era nel mio cervello anche solo il pensiero di poter frequentare un altro ragazzo che non fosse Eric. Era lui ad asciugarmi le lacrime nel momento del bisogno, era lui che mi teneva in vita, anche quando non era presente; ad oggi penso che potrei parlare di ossessione, ma a quell'età per me non lo era: Era 'solo' un amore più grande di quanto le persone avrebbero mai potuto comprendere, un amore più grande di quanto mai l'universo avesse mai potuto creare, era tutto ciò che io potessi mai desiderare dalla vita. Senza di lui ero totalmente perso, come se i miei giorni fossero tutti uguali tra loro e niente avesse senso; qualsiasi cosa io facessi, qualsiasi cosa che solo pensassi di fare non aveva senso se l'avessi fatto senza di lui.

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