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La parte più complessa nella vita di un essere umano è il dover definire l'inspiegabile. Come si può

appianare senza alcuna difficoltà e con certezza assoluta ciò che i nostri sensi hanno immagazzinato in maniera differente dalla realtà quotidiana?

L'interrogativo rimbalzava nel cervello di Guglielmo, come un insetto davanti ad una fonte di luce artificiale. Doveva richiamare a sé tutta la forza d'animo di cui disponeva, e come aveva fatto pochi minuti prima nel bagno; continuare ad andare avanti con la presenza, costante e paradossale, della domanda retorica più famosa di Cartesio.

Ritornato in cucina aveva trovato la penna di cui necessitava e, adesso, seduto al tavolo al centro della stanza, si sentiva pronto a scrivere l'intreccio caliginoso che in quella giornata era stato costretto ad affrontare. Ogni cosa gli era sembrata inspiegabile ai suoi occhi, pur continuando a viverla ed a lasciarsi vivere.

Quando aprì il taccuino che aveva davanti a sé, il professore si accorse che alcune pagine erano state strappate di netto e che su nessuna di quelle rimanenti vi era traccia d'inchiostro.

Così, senza perder tempo, procedette a scrivere la prima riga:


"In tutta la mia vita, da quando sono nato fino a quest'ultimo giorno che sono intento a vivere, lamia mente non è mai stata così sottomessa e sodomizzata come in questi istanti. Sono sconcertato fino all'inverosimile di quello che mi sta accadendo e mi risulta molto difficile, non solo nel convincervi a credermi, ma nell'esporre con le giuste parole le stranezze di questa giornata.

Tutto è cominciato questa mattina quando, destandomi, ho aperto gli occhi ritrovandomi immerso nella penombra di una stanza che mai avevo visto prima"...



  "...Dove mi trovo? "

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