IV

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Inutile spiegare perché Simone non abbia chiuso occhio tutta la notte; continuava a rigirarsi tra le lenzuola, sperando di trovare un po' di pace, ma più cercava di spegnere il cervello e dormire, più vedeva davanti a sé l'immagine di Manuel che, con gli occhi quasi chiusi, e la bocca leggermente aperta, faceva scontrare i loro nasi. Sentiva il suo respiro caldo ancora su di sé.

Era riuscito ad appisolarsi alle cinque circa, per cui quando Manuel lo sveglia, due ore dopo, saltandogli praticamente addosso, non fa che imprecare.

«Manuel» bofonchia, e vorrebbe suonare arrabbiato, scocciato, ma probabilmente non gli riesce, se il sorriso luminoso che si ritrova davanti ne è indicazione.
O è semplicemente Manuel che non riesce a non sorridere quando si trova quegli occhi davanti.

«Oh Simò svegliati, ho scoperto 'na cosa!» gli urla in faccia.

Si è seduto accanto a lui, nello spazio che aveva lasciato alla sua sinistra, praticamente lanciandosi sul materasso e, per quanto lo ami, Simone è frustrato, perché vorrebbe solo dormire e soprattutto perché è stata lui la causa della sua insonnia.

Conoscendolo però, sa anche che non la smetterà finché non otterrà quello che vuole, cioè fargli lasciare quel letto, quindi si mette seduto, avvicinandosi alla testiera.

«Un giorno di questi che mi svegli così t'ammazzo giuro» gli ricorda, e Manuel vorrebbe tanto baciarlo proprio in quell'istante, per farsi perdonare.

In realtà aveva anche pensato di svegliarlo con i bacini che gli aveva promesso il giorno prima, ma vista la conversazione avuta la sera stessa, ha optato per un classico risveglio alla Manuel.

«Si si vabbè, mò stamme a sentì. Ho scoperto» annuncia, muovendo le mani con fare teatrale «che Montecarlo dista venti minuti di treno da qua, ci dobbiamo andà pe forza Simò»

Simone, con la voce impastata dal sonno, e la necessità di almeno due caffè per poter ragionare, riesce solo ad assecondarlo.

«Va bene, se vuoi, andiamo» dice, stropicciandosi gli occhi con una mano.

«Grazie Simò ti adoro» si lascia scappare - baciandogli una guancia - Manuel, che rendendosi conto di ciò che ha appena detto e fatto, corre a chiudersi in bagno.

«Però alzati eh» gli urla, prima di iniziare la doccia.

***

«Manuel ma come ti sei vestito?»
«Ma come te sei vestito te? Non ci credo Simò, stai sempre co 'na camicia addosso, e proprio oggi no?»

Questo scambio di battute avviene perché Manuel ha deciso di indossare un pantalone nero piuttosto elegante, ed una camicia bianca, aderente, infilata al suo interno, con qualche bottone di troppo sbottonato, e Simone, che ha sfiorato la sincope dinanzi a quella vista, si chiede quale sia la ragione di quell'outfit.

«Dobbiamo essere eleganti Simone, vatti a cambiare»

Manuel non gliel'avrebbe chiesto, se avesse saputo l'effetto di quel cambio.

Se ne pente non appena lo vede uscire dal bagno a torso nudo, e capisce di essersi incantato a fissarlo solo quando l'altro indossa una camicia nera, la infila nei pantaloni beige che aveva già indosso, e chiede «va bene così?», alzando le mani in segno di resa.

«Benissimo» risponde secco, e prima di rimanerci, secco, esce da quella stanza.

Il viaggio in treno che da Nizza li porta alla stazione di Monaco regala loro dei paesaggi mozzafiato.
Manuel si perde a guardare attraverso il finestrino il mare più azzurro che abbia mai visto, e a tratti dei fiori di colori così brillanti che sembrano usciti da un dipinto.
Simone invece si perde a guardare Manuel, e ne approfitta per scattargli una foto.
Si vede il mare al di là del vetro, la testa riccia di Manuel, e le sue spalle coperte dalla camicia bianca, il polso scoperto, con le maniche arrotolate, e gli anelli dei quali ormai lui è innamorato.
La custodirà gelosamente.

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