Simone viene svegliato da un fastidiosissimo formicolio al braccio sinistro. Quando apre gli occhi, si accorge che è causato dalla testa di Manuel, che sta usando il suo bicipite come cuscino. È rannicchiato al suo fianco, sembra ancora più piccolo di quanto già non lo sia in realtà, e lui si chiede cos'abbia il suo ragazzo contro i cuscini, quelli veri, dato che da quando dormono insieme, ha sempre usato lui per poggiare la testa.
Noi due stesi sopra un letto che non rifacciamo mai
C'è qualcosa di perfetto fra di noi
Tu che giochi con le dita, mentre parli un po' di me
C'è il profumo della vita nel caffè«Manu» cerca di svegliarlo, per riprendere possesso del braccio, ma Manuel, di tutta risposta strofina la faccia sulla sua maglia e si sistema meglio, per cui semplicemente inizia ad accarezzarlo un po' ovunque, non potendo tornare a dormire.
E accarezzo le tue gambe con le mani come se
Stessi suonando un preludio di ChopinSembra un gatto che fa le fusa, pensa Simone, e non evita di comunicarglielo, più tardi, a colazione.
Colazione che condividono con Floriana.
«Manuel poi mi spiegherai perché non usi i cuscini tu» esclama infatti mentre si accomodano al tavolo, ancora massaggiandosi il braccio, e l'altro, approfittando del fatto che la donna non si sia ancora unita a loro, si avvicina quanto basta per sussurrargli all'orecchio che è «perché te sei più comodo, e poi me piace il tuo profumo».
Simone diventa rosso fino alla punta delle orecchie e lo colpisce con una gomitata sulle costole.
«Ma sei coglione oh»
«Tu sei coglione che dici ste cose con mia madre qua»
«Perché che c'è? Non me resisti?»Continuano a battibeccare bisbigliando, ignorando del tutto il fatto che suddetta madre abbia visto e sentito tutto, ed ora li stia osservando estremamente divertita, ma anche intenerita.
«Comunque aveva ragione tuo padre Simone» infatti dice loro, dopo un po', sedendosi al tavolo.
«Che intendi?» chiede il figlio, un po' spaventato da quell'affermazione.
«Dice sempre che sembrate una vecchia coppia sposata, ora ho capito perché, perché è vero»
La madre ride e Simone si sente morire, ma per fortuna, Manuel non sembra prenderla molto male, perché porta un braccio sulle spalle del ragazzo tirandolo a sé.
«Ce sto lavorando in realtà» afferma candidamente, stringendosi nelle spalle, e strofinando i capelli di Simone, che si deve trattenere dal baciarlo proprio lì, in quell'istante.
***
Come promesso, quel giorno lo trascorrono tutti e tre insieme, girovagando un po' per la città, e Simone resta sorpreso dal fatto che quasi tutto il tempo, Manuel l'abbia tenuto per mano.
Quando infatti si ritrovano da soli, nella loro camera, non esita a farglielo notare, o meglio, è proprio Manuel a notare che qualcosa sta impedendo a Simone di godersi il momento.
«Simo che c'hai?» gli chiede, sospirando, perché già sa che sarà difficile farlo parlare; sa che è facile per lui perdersi tra i suoi pensieri, ed infatti l'unica risposta che ottiene è uno sbuffo.
Simone si stende sul loro letto, rivolto verso il muro e non sembra aver intenzione di aggiungere altro, quindi Manuel fa l'unica cosa che gli viene in mente: si stende accanto a lui e lo abbraccia da dietro.
«Che fai?» mormora Simone, senza muoversi di un millimetro.
«T'abbraccio, perché sicuro sei triste, o hai paura, quindi resto qua, però me farebbe piacere sapé perché» risponde Manuel, memore della conversazione avvenuta in aeroporto, quando lui aveva paura dell'aereo.