Parte quattro

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Con i cornetti in mano, si era chiuso la porta della camera alle spalle prestando attenzione a non fare rumore e poi li aveva appoggiati distrattamente sul tavolo. Quindi aveva raggiunto il bagno e si era infilato sotto la doccia. Simone ancora dormiva.

Quando aveva finito si era infilato un paio di jeans e la prima maglia che aveva trovato. I capelli li aveva tamponati con un asciugamano perché gli faceva fatica usare il phon, e poi non voleva svegliare Simone. Così gli erano rimasti ancora un po' umidi. Poco male, pensò. Si asciugheranno da soli, col caldo che fa.


E adesso era lì, seduto a fumare vicino alla portafinestra appena aperta, che faceva entrare nella stanza la luce del sole e il profumo del mare e di timo. Respirava piano, beandosi del silenzio della mattina, e di tanto in tanto guardava Simone. Non aveva abbandonato del tutto la posizione fetale in cui si era addormentato la notte precedente, ma nel frattempo si era scoperto e adesso aveva il lenzuolo aggrovigliato intorno ad una gamba. Respirava talmente piano che il suo respiro era impercettibile, e se non fosse stato per i movimenti che faceva di tanto in tanto nel sonno, più di una volta Manuel si sarebbe avvicinato al letto per accertarsi che fosse ancora vivo.

A un tratto gli tornarono in mente le parole che gli aveva detto la notte precedente in un momento di delirio.

Ti amo Manuel.

Non gliel'aveva mai detto prima.
Neanche quella notte, fuori da scuola, quando avevano fatto l'amore.

Neanche in ospedale quando si erano promessi di non farsi più male.

Negli ultimi mesi avevano dormito insieme, bevuto dalla stessa bottiglia, si erano passati i compiti e coperti a vicenda con i propri genitori. Avevano condiviso tutto e, anche se avevano promesso di non tornare più sull'argomento, tra loro si era instaurato un rapporto che andava oltre tutto. Anche oltre l'amore, forse.

Eppure, non gliel'aveva mai detto.

Era bastato qualche bicchiere a far venir fuori tutto un'altra volta. Era bastata la rabbia, sommata alla gelosia. Quella di cui lui non si era mai accorto, o che forse aveva sempre finto di non vedere. Simone si teneva tutto dentro da mesi, mentre lui continuava a comportarsi normalmente.

E anche se probabilmente, da sobrio, non sarebbe mai stato così sincero, si maledì per averlo fatto arrivare a quel punto. E perché lui quel coraggio, il coraggio di essere onesto almeno con se stesso, non l'aveva avuto. Non era riuscito ad ammettere che il pensiero di quella notte, di quell'abbraccio forsennato e delle sue labbra bellissime, di tanto in tanto tornava a fargli compagnia, specie nelle notti in cui non riusciva a prendere sonno. Che da qualche mese gli capitava si sorprendersi a osservarlo, e che aveva nei suoi confronti un istinto di protezione che poco aveva a che fare con il senso di colpa per quello che era successo un anno prima.

Ma mentre faceva questi pensieri, fu interrotto dallo stesso Simone che si stiracchiò lentamente nel letto prima di posare lo sguardo su di lui e passarsi due dita sugli occhi.

"Buongiorno... Passata la sbronza?" gli sorrise Manuel, affrettandosi a spegnere il mozzicone nel posacenere appoggiato in un angolo del tavolo.
"Che ore sono?" domandò l'altro con la voce impastata.
"Le nove"
"Avevamo la visita al Monte Tauro" brontolò alzandosi a sedere sul letto e massaggiandosi le tempie con lo sguardo fisso sul pavimento.

"Già. Tu padre è venuto un'ora fa a bussare alla porta"

"E che gli hai detto?" sbuffò Simone, infastidito.
"Gli ho detto che non te sentivi bene e che sarei rimasto qua con te"

Simone si passò una mano sul viso e non rispose.

"Ringrazia che la visita al Teatro Antico l'hanno spostata, sennò te l'avrei rinfacciata per tutta la vita" sdrammatizzò il più grande.

"Hai fame? Ci ha portato i cornetti" aggiunse poi indicando le due buste marroni posate sul tavolo.
"Perché sei rimasto con me? Potevi andare" soffiò Simone facendo cenno di no con la testa.

No, non aveva fame.

Manuel alzò le spalle.

"Mi andava. E poi non me sento bene neanch'io"

"Che c'hai?" gli domandò Simone, scrutandolo preoccupato.

"Niente. Me so' stancato ieri, e poi me fa male er collo" borbottò accennando al letto a una piazza su cui Simone era ancora seduto e in cui avevano dormito insieme. Cioè, dove Simone aveva dormito. Lui non poteva certo dire di aver riposato, in quella posizione assurda.

"Che è successo?" domandò il più piccolo girando appena la testa.
"Niente" lo rassicurò l'altro. "M'hai chiesto de dormì vicino a te e me so' appoggiato su un lato del letto"
"Mi dispiace..."
mormorò Simone abbassando lo sguardo. "Non mi ricordo niente"

"Ce sei andato giù pesante" commentò Manuel con un sorrisetto sfacciato. "T'ha riportato Giulio"
"E poi?" domandò confuso.
"Non ho approfittato di te, se è questo che vuoi sapere" lo rassicurò il più grande, senza riuscire a trattenere una risata. "Anche se avrei potuto"
"Manuel, so' serio" lo freddò l'altro.
"Simò, n'se po' manco scherzà" gli sorrise alzando il mento.

"Posso sapere cos'altro ho detto e fatto?" domandò Simone, imbronciato.

E Manuel sentì mancare un battito.
Mi hai chiesto di fare l'amore.
E mi hai detto che mi ami.
"Meglio che te risparmi i dettagli, fidate" tagliò corto. "Niente di compromettente comunque" mentì.

"Sicuro?"
"Sicuro"
A quel punto Simone si alzò con fatica dal letto e raggiunse lentamente il bagno.

"Simò" lo fermò Manuel mentre era sul ciglio della porta.
"Eh"
"T'ho nascosto da tu padre. T'ho aiutato a vomità. Abbiamo dormito tutta la notte con le dita intrecciate e c'ho un mar de collo che m'ammazza. Per quanto tempo vuoi continuà a tenerme er muso?"

"Abbiamo...?" ripeté Simone incredulo, ignorando l'ultima parte del discorso di Manuel.
"Sì" si affrettò a confermare lui. Trattenendosi dall'aggiungere altro.

"Te l'ho chiesto io?" domandò il più piccolo. Gli stessi occhi velati di lacrime della sera prima.

Manuel annuì, serio.
"Cos'altro ho fatto, Manu?" domandò con voce e sguardo imploranti.
"Niente, te l'ho detto. Hai vomitato e poi t'ho messo a letto"
Simone sospirò e si chiuse dietro la porta scorrevole del bagno, lasciandolo solo.


Tornò dopo qualche minuto, con i capelli bagnati e il petto nudo. Addosso solo un paio di pantaloni.

"E adesso che facciamo?" domandò tamponandosi la testa con un asciugamano bianco.

Manuel sgranò gli occhi e gli sorrise sfrontato.
"Io un'idea ce l'avrei"

Ti avvicini e non so stare a te vicino senza amare || Simone + ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora