Parte sei

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"È successo davvero?"

Fu Simone il primo a parlare. Manuel sdraiato su un fianco accanto a lui, che si reggeva la testa con una mano, e con l'altra giocava con le sue dita.

Era trascorsa poco più di un'ora da quando erano rientrati in stanza.

Le scarpe ancora piene di sabbia, che non avevano impiegato molto a togliersi, insieme ai vestiti.

I baci di Manuel.

Le sue mani ovunque.

Simone si era fatto adagiare sul letto, e poi l'aveva accolto.

Con dolcezza gli aveva insegnato come si fa. Ché quella volta era diversa. Ché quella volta era come la prima, per entrambi.

E avevano fatto l'amore così, in quel letto ancora sfatto, troppo piccolo per due. Impauriti e impacciati, eppure per una volta desiderosi di mettere a tacere la ragione e ascoltare solo lo stomaco e il cuore.


"Non lo so Simò, dimmelo tu" sorrise Manuel. Un filo di voce.
"Mh, no... Secondo me sono i postumi della sbronza"

"Dici?"
"Mh" annuì Simone. Il sorriso di un bambino stampato sulle labbra.

"Strano, perché io non ho bevuto neanche una goccia ieri sera"
"Infatti tu sei chiaramente frutto della mia immaginazione"

"Ah" scoppiò a ridere Manuel, trascinandosi dietro la risata dell'altro, prima che si fondessero di nuovo in un bacio.

"Perché l'hai fatto?" domandò Simone quando si staccarono. "Io pensavo che tu..."
Ma Manuel lo fermò, afferrandogli il viso con entrambe le mani e posando delicatamente i pollici sulle sue labbra.
"Shh" gli sussurrò. "Non parliamone adesso" e appoggiò la fronte contro la sua.

Rimasero fermi così per qualche istante, senza dirsi niente, finché Simone non si staccò e rivolse lo sguardo al soffitto, pensieroso.

Manuel lo osservò per un po' e poi richiamò la sua attenzione prendendogli il mento tra il pollice e l'indice.
"Che c'è?" gli domandò con un filo di voce, cercando il suo sguardo.

Simone non gli rispose subito. Fece un lungo sospiro e alzò timidamente lo sguardo su di lui.
"Mh?" insistette Manuel. Gli occhi di miele puntati nei suoi.
"Che... che succede adesso?" domandò il più piccolo, timoroso.
"In che senso?"
"Io e te..."
Stiamo insieme?
Questo avrebbe voluto chiedergli, ma non ne ebbe il coraggio. Non avrebbe avuto la forza per sopportare l'ennesimo no. Non dopo quello che era appena successo. Non dopo averlo atteso per un anno e mezzo. Avrebbe voluto godersi ancora un po' l'odore della sua pelle, le loro dita che giocavano e di tanto in tanto si intrecciavano, quelle parole sussurrate a pochi centimetri dal suo viso.

"Dipende" gli rispose Manuel, come se gli avesse letto nel pensiero.

Il cuore che sussultò, carico di speranza.
"Da cosa?"

"Te ce vorresti stà co' uno sbaglio come me?"

"Io non aspetto altro da un anno e mezzo"

Manuel non replicò. Gli afferrò di nuovo il viso con entrambe le mani e appoggiò le labbra sulle sue, in un bacio lento e morbido, che non aveva più fretta, che chiedeva solo di essere assaporato ad occhi chiusi. Quindi spostò una mano sul suo fianco e lo avvicinò ancora di più a sé, ma Simone si allontanò di nuovo, quanto bastava per guardarlo in faccia e lanciargli uno sguardo eloquente, che il più grande afferrò immediatamente.

"Simo io non lo so se-"

"No" lo fermò lui posandogli l'indice e il medio sulle labbra. "Non dì niente"

Manuel deglutì.

"Fammi godere di tutto questo ancora per un po', ti prego" e si nascose nell'incavo del suo collo, in una posizione simile a quella della notte precedente.

"Volevo dire che" sussurrò quindi Manuel, non esitando ad avvolgerlo in un abbraccio e cercando di soppesare ogni singola parola che stava per dire. "Io non lo so se sono pronto. Però se vuoi ci possiamo provare"

Simone, stretto contro il suo corpicino fragile, annuì.

"E soprattutto, Simò" aggiunse Manuel con la bocca vicina al suo orecchio. "Io non ti posso assicurare che non ti farò mai più del male"
"Per adesso mi basta che tu mi faccia anche del bene" mormorò il più piccolo. "Poi vediamo"

E avvicinando le labbra a quelle di Manuel, ad occhi chiusi gli chiese il permesso per un bacio che l'altro non esitò a concedergli, e che avrebbero volentieri approfondito se non fossero stati allarmati da delle voci nel corridoio che sparirono subito dopo.

"Ci conviene alzarci, prima che torni tu padre" osservò Manuel.
Simone rise, finalmente leggero.
"Io direi che se tu ti alzassi e ti mettessi qualcosa addosso, sarebbe già un buon inizio"
"Potrei dire la stessa cosa di te"

"E quindi che facciamo? Rimaniamo a letto finché non tornano gli altri?"

"Non sarebbe una cattiva idea. Non m'hai fatto dormì per niente stanotte. La prossima volta che ti ubriachi non farti portare da me"

"Mi dispiace" rise di nuovo Simone, facendo gli occhi grandi.

E Manuel avvertì forte il desiderio di posare un bacio lì in mezzo.
"Se vede come te dispiace" disse invece, senza riuscire a trattenere un'espressione divertita.

A quel punto Simone si sporse dal letto per raccogliere la prima maglia che gli capitò sotto tiro - poco importava se fosse la sua o quella di Manuel - e tentò di alzarsi. Ma l'altro lo fermò afferrandolo per un braccio.
"Ndo vai?" gli chiese, con sguardo da cerbiatto smarrito.
"Mi rivest-"
Ma non fece in tempo a terminare la frase che si ritrovò di nuovo disteso vicino a Manuel, con le labbra incollate alle sue.

Il che significava una sola cosa: arrenditi. Non lascerai così facilmente questo letto.

Un minuto dopo erano di nuovo uno sopra all'altro.
Simone non tremava più. Manuel non aveva più paura.
E si sorridevano sui denti, impazienti di scoprirsi un'altra volta.

Ti avvicini e non so stare a te vicino senza amare || Simone + ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora