Parte cinque

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La spiaggia alle nove di mattina si era rivelata immediatamente una buona idea.
Dopo la notte appena trascorsa avevano entrambi bisogno di rimanere un po' da soli e di respirare aria buona. E così, quando Manuel l'aveva proposto, Simone non se l'era fatto ripetere due volte. Anche se non si era ancora tolto subito il broncio per una questione di principio.
Così adesso si ritrovavano a camminare spalla contro spalla sul bagnasciuga, le scarpe in mano e i pantaloni tirati su per non farli bagnare dall'acqua del mare che solleticava i loro piedi dando loro una sorta di benvenuto. Il sole riempiva l'aria di luce e costringeva gli occhi, facendoli camminare con gli sguardi bassi, che di tanto in tanto alzavano sorridendosi.

Non avevano parlato molto. Forse nessuno dei due sapeva bene da dove cominciare.

Fu Manuel il primo a parlare, dopo mezz'ora che camminavano.

"Mi hai detto che mi ami"
Gli uscì così, non riuscì a trattenersi.
Simone si fermò e sgranò gli occhi, non sicuro di aver capito bene.
"Come?!"
Manuel annuì, con sguardo colpevole.
"Stanotte... Dopo aver vomitato. Mi hai detto che mi ami"
"Non dì cazzate Manuel" rispose l'altro, e senza dargli il tempo di replicare fece per allontanarsi.

Ma Manuel lo fermò afferrandogli un braccio.

"Non è una cazzata, Simo" disse, guardandolo negli occhi.
"Perché non me l'hai detto prima? Lo vedi che non ci si può mai fidare di quello che d-"
Ma il più grande lo interruppe.
"Avrebbe cambiato le cose?" gli domandò, cercando di sembrare il più possibile tranquillo. Anche se il cuore gli batteva all'impazzata e non sapeva bene perché. "Ti chiedo scusa. Non ne ho avuto il coraggio"
A Simone scappò una smorfia, che sarebbe sembrata un sorriso se in quel momento non fosse stato totalmente nel panico.

"Ci vuole coraggio per dirmi una cosa del genere?" soffiò.
"Forse un po' sì, Simò, che dici?" ribatté Manuel risentito.
Simone sospirò, fissando la sabbia bagnata sotto ai suoi piedi.

"È vero?" incalzò Manuel, con tono pacato, dopo qualche istante di silenzio.
"Cosa?"
"Che mi ami. È vero?"

Simone non rispose. E neanche alzò gli occhi.
"Simone" gli toccò di nuovo il braccio.
"Manuel lasciame stà" sospirò lui liberandosi di quel tocco.
"Ti ho fatto una domanda, rispondimi" insistette Manuel. "È vero?"
"Avevamo detto che non ne avremmo più parlato"
"Hai ragione. Ma io adesso voglio sapere"
"E a che te serve? Che cambia?"
"Cambia, Simò"
"Certo, così ti puoi prendere la libertà di farmi ancora del male, no?" deglutì cercando, invano, di mandare giù anche quel groppo che gli si era formato in gola.
"No, non è così" gli disse Manuel, un filo di voce.
"No?"
"In questi mesi ti sono stato accanto come un fratello. Mi hai chiesto di non parlarne più e io ho rispettato la tua scelta, me sembra. Però stamattina, mentre te guardavo dormì, ho pensato-"
"Che hai pensato?" si affrettò a domandargli Simone senza neanche dargli modo di finire la frase.
"Ho pensato che non è giusto" spiegò piazzandosi davanti a lui. "Che probabilmente, senza volerlo, ho continuato a fare delle cose che ti hanno ferito. Solo che sei troppo testardo e orgoglioso per dirmelo, e allora va a finire che litighiamo e non ci parliamo per giorni, e non sappiamo nemmeno il perché"
Simone abbassò lo sguardo, annuendo.
"Non è giusto, Simo. Se ce stai male me lo devi dì"

"Non ci sto male"
"Non mi hai parlato per due giorni. Hai bevuto fino a sentitte male. E mi hai implorato di dormire vicino a te"
"Non significa niente"
"Secondo me sì, invece" disse Manuel prendendogli il viso tra entrambe le mani e puntando gli occhi nei suoi. "Significa che quello che mi hai detto stanotte è vero"

Simone chiuse gli occhi e provò a scostarsi, ma Manuel non mollò la presa e lo scosse, cercando di nuovo il suo sguardo.

"Me lo puoi dire, per favore?"
Silenzio.
"Simo"
"Ti amo"
Un sorriso. Quello di Manuel.
"Non ho mai smesso"

Ti avvicini e non so stare a te vicino senza amare || Simone + ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora