Gli occhi grandi di Giulio che lo squadravano preoccupati, e Simone maldestramente appoggiato a lui con la camicia per metà sbottonata, furono le prime due cose che vide quando aprì la porta.
"Ma che state a fà, che è successo?" domandò.
"Manuel" singhiozzò Simone, con un tono di voce che gli diede conferma - se mai fosse servita - di quello che aveva potuto constatare soltanto guardandolo: era ubriaco.
"Sto cercando di non farlo trovare al prof, che se si accorge che s'è ubriacato così dopo quello che è successo l'anno scorso..." intervenne Giulio, intorno alle cui spalle Simone continuava a restare appeso con le sue braccia lunghe e impacciate.
"Ho capito ma perché lo porti qui? Non te viene il dubbio che sarà il primo posto dove lo cercherà?" soffiò Manuel lanciando un'occhiata fugace al corridoio.
"Lo so, ma continuava a chiedere di te"
"Come a chiedere di me?" domandò Manuel serio, puntando gli occhi in quelli del compagno, un attimo prima che Simone si sbilanciasse su di lui.
Giulio alzò le spalle.
"Vabbè, ce penso io" borbottò cercando di tenere su il compagno, nonostante l'evidente differenza di altezza e di fisicità. "Grazie" aggiunse poi, e senza replicare Giulio gli diede le spalle."Voglio fare l'amore con te" disse un istante dopo Simone, cercando di tirargli su la maglietta, con un tono abbastanza alto da generare l'immediata reazione del più grande, che prontamente gli chiuse la bocca con una mano mentre con il piede richiudeva la porta, pregando dentro di sé che nessuno avesse sentito, tantomeno Giulio che se n'era appena andato.
"Shh! Che te strilli, che ce sta tu padre in fondo al corridoio!" lo ammonì quindi con voce strozzata.
"Devo vomitare" disse di tutta risposta il più piccolo.
E Manuel pensò: che palle. Il lavoro sporco tutto a me. Me tocca pure tenergli la testa mentre è piegato sul cesso. E per un attimo sperò che Giulio fosse tornato indietro, per chiedergli aiuto.
Poi però Simone si precipitò in bagno, e lui non poté fare altro che seguirlo.
Anche se avevano litigato, sì. Anche se Simone non gli parlava e, se fosse stato sobrio, forse non gli avrebbe concesso di aiutarlo."Ti amo Manuel" gli disse Simone qualche minuto dopo, quando, entrambi stremati, si sedettero per terra in quel bagno troppo stretto e appoggiarono le spalle al muro.
"Sta' bono, viè qua" gli si avvicinò Manuel, afferrandogli la nuca con una mano e passandogli il bordo bagnato di un asciugamano intorno alle labbra. Sembrò non prestare attenzione alle parole dell'altro, alle quali neanche rispose, eppure su quelle labbra il suo sguardo si posò più del tempo necessario."Ho detto che ti amo" incalzò Simone gettando la testa all'indietro, infastidito. "Perché tu non mi ami? Cos'ho di sbagliato? Eh?"
"Non hai niente di sbagliato, sei ubriaco"
"No, non sono ubriaco"
"Ma come no, guardate" lo indicò col palmo della mano aperto, scoppiando a ridere sfacciatamente.
"Sì... F-forse sono ubriaco" ammise Simone alzandosi in piedi barcollante e appoggiandosi al bordo del lavandino per non perdere l'equilibrio.
"Ecco" lo seguì prontamente Manuel.
"Però d-domani sarò sobrio. E ti amerò ancora" disse con tono solenne, riflettendosi nello specchio.
"Questa l'ho già sentita Simò, hai poca inventiva" sorrise Manuel, posandogli entrambe le mani sul viso per accarezzarlo.
Quindi aprì l'acqua fredda, mise una mano sotto il getto, e con l'altra posata sulla schiena di Simone lo fece abbassare per lavargli la faccia.
"È ghiacciata" si lamentò il più piccolo scuotendo la testa.
"Dev'esse ghiacciata, sennò quando te passa 'sta sbronza? E ringrazia che 'n t'ho messo sotto la doccia" commentò Manuel spingendolo fuori dal bagno."Perché te sei ubriacato, Simo?" gli domandò poi, facendolo sedere sul letto e sfilandogli le scarpe, con una dolcezza che sorprese anche se stesso.
"Ero triste" gli rispose Simone con ingenuità.
"Che risposta del cazzo. Mo' uno tutte le volte che è triste beve fino a sentisse male?"
"Ero triste" ripeté Simone con lo sguardo basso, fisso sulle proprie mani. "Ed ero incazzato"
"Perché?" insistette Manuel, facendolo alzare di nuovo per sfilargli la cintura e togliergli in maniera impacciata i pantaloni. Un gesto che cercò di compiere il più velocemente possibile e senza mai staccare gli occhi dal viso di Simone, che fortunatamente sembrò non accorgersi del suo respiro corto, né del rossore che aveva colorato improvvisamente le sue guance."Perché t'ho visto parlare con quella" biascicò.
"Chi?" domandò Manuel distrattamente.
"Q-quella ragazza, al locale"
Manuel sospirò."E poi vi ho visti andare via insieme"
Represse un altro conato di vomito e si pulì la bocca col dorso della mano, tremante, per poi alzare lo sguardo imbronciato su Manuel, in piedi di fronte a lui con la maglietta del pigiama tra le mani.
"Non c'ho fatto niente con quella ragazza, Simo. L'ho solo accompagnata a fumà una sigaretta, poi se n'è andata con le sue amiche. È lei che c'ha provato" gli spiegò mentre gliela infilava lentamente, consapevole che probabilmente, solo qualche ora dopo, Simone non si sarebbe neanche ricordato di quella conversazione. Ma sentiva il bisogno di giustificarsi anche con sé stesso, e pronunciare quelle parole ad alta voce in qualche modo lo aiutò.
"Perché non mi parli da quando siamo partiti?" gli domandò poi Simone. L'innocenza di un bambino che scopre i perché."Veramente sei te che 'n me parli" mormorò Manuel tirandolo su e accostando pericolosamente il bacino al suo per sollevargli i pantaloncini del pigiama.
"Dormi con me?" domandò con trasparenza Simone, poggiando la testa sul cuscino, mentre Manuel gli sollevava il lenzuolo per coprirlo.
"No, non me pare il caso" rise il più grande.
"Ti prego" e gli prese le mani, implorandolo con lo sguardo. "Non ti chiedo niente, voglio solo che dormi accanto a me"
Sembrava incredibilmente lucido mentre pronunciava quelle parole, tanto che Manuel smise di respirare per qualche secondo. Poi acconsentì. Con le dita della mano sinistra ancora intrecciate a quelle di Simone, spense la luce sul comodino e si distese su un lato del letto, appoggiando il gomito destro sul suo cuscino.
Simone si accovacciò sotto il suo corpo, senza la minima intenzione di allentare la presa, e tirò su col naso. Sembrava tornato bambino, e d'un tratto al più grande venne l'istinto di posare un bacio tra i suoi capelli.Si addormentarono così, in quella posizione assurda, maldestramente incastrati in quel letto troppo piccolo per accoglierli entrambi, in una stanza che puzzava di alcol e di fumo.
Ma con le dita intrecciate e i respiri fusi.
E spegni tu la luce che io non mi reggo in piedi
Poi la spegni e vedo poco, ma tutto è dentro le mie mani
Non ti vedo, ma ti sento e il letto è diventato mare
Ti avvicini e non so stare a te vicino senza amare
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Ti avvicini e non so stare a te vicino senza amare || Simone + Manuel
Fiksi Penggemar-Simò -Eh -T'ho nascosto da tu padre. T'ho aiutato a vomità. Abbiamo dormito tutta la notte con le dita intrecciate e c'ho un mar de collo che m'ammazza. Per quanto tempo vuoi continuà a tenerme er muso?